Esemplare completo delle Sententiae di Pietro Lombardo († 1160). I titoli dei capitoli si trovano rispettivamente raccolti all'inizio di ogni libro (pp. 3-5, 91-93, 170-171, 229-231). Con alcune iniziali con figure in rosso con verde, blu e giallo pallido (p. 6: messa e sinagoga con ecclesia; p. 172: Annunciazione; p. 232: Buon samaritano) e numerose iniziali filigranate rosse e blu. Molte annotazioni marginali. Alle pp. 325/326, capovolta, scrittura sbiadita del XV secolo (?); all'interno della coperta posteriore impronta di due pagine di un manoscritto carolingio, in parte almeno da Origene Homilia VIII in Ezechielem.
Online dal: 22.03.2018
Copia delle Categorie (Categoriae) e della Ermeneutica (De interpretatione) di Aristotele in lingua latina, cui fanno seguito i relativi commentari di Boezio ad entrambe le opere. Tra i due è trascritto il poema di Remmius Favinus (?) sui pesi e le misure De ponderibus et mensuris. Il manoscritto, decorato da tre belle iniziali (p. 44, 203 e 221), è stato scritto nel sec. XI, almeno parzialmente nel monastero di S. Gallo.
Online dal: 15.04.2010
La miscellanea, scritta tra il 1425 ed il 1428 nella regione del lago di Costanza ma non nel monastero di S. Gallo, contiene un gran numero di trattati di argomento computistico-astronomico-cosmografico in lingua latina, tra i quali l'opera molto diffusa di Giovanni de Sacrobosco De sphaera mundi e la sua opera basilare di aritmetica Tractatus de algorismo. Il manoscritto, introdotto da un calendario, contiene anche alcune illustrazioni, come i dodici segni dello zodiaco, una carta dei venti, disegni dell'eclittica del sole e della luna, costellazioni di pianeti e stelle, un uomo dei salassi, una carta del mondo rotonda orientata alla carta T-O del primo medioevo e (alle pp. 265 e 266) dodici semplici immagini dei mesi, con brevi legende in rima in lingua tedesca, impregnate dalla natura e dall'agricoltura della vita quotidiana degli uomini tardomedievali.
Online dal: 04.10.2011
Versione diligentemente annotata dell'opera di Aristotele De natura animalium tractatus XIX, nella trascrizione latina dell'erudito Michele Scoto († intorno al 1235); scritto nel sec. XIII e decorato da una iniziale istoriata I, parzialmente dorata, raffigurante un uomo seduto davanti ad un libro. Nel 1453 il codice si trovava in possesso di un Giovanni Kalb da Wangen (Allgäu); è rilegato in una legatura floscia.
Online dal: 15.04.2010
Il manoscritto, vergato in scrittura umanistica, contiene opere filosofiche di Marco Tullio Cicerone (106-43 av. C.): pp. 3-121 Tusculanae disputationes ("Conversazioni a Tuscolo"), pp. 121–248 De finibus bonorum et malorum ("Il sommo bene e il sommo male"), pp. 249–344 De natura deorum ("La natura degli dei") und pp. 345–416 De divinatione ("La divinazione"). Lo stemma a p. 3 (quattro visi umani barbuti di profilo, in cerchio) appartenne probabilmente a Nicolò V, più tardi papa, il cui nome era Tommaso Parentucelli (1397–1455, papa 1447–1455). Parentucelli adottò questo stemma (stemma delle quattro barbe, Manfredi, p. 662) negli anni che precedettero la nomina a papa. Lo si ritrova in 38 manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana a Roma, così come in un codice della Biblioteca capitolare di Padova (ms. C27). Le iniziali con i bianchi girari, tipici della miniatura fiorentina, assomigliano a quelli del codice di Padova, la cui decorazione viene attribuita da Silvia Fumian al miniatore fiorentino Bartolomeo Varnucci (* ca. 1412/1413). Probabilmente Parentucelli fece confezionare il manoscritto quando risiedette a Firenze nel 1439-1443 in occasione del concilio.
Online dal: 13.10.2016
Il manoscritto, probabilmente non vergato a S. Gallo, contiene alle pp. 1-21 i Topica di Cicerone (alla fine incompleto), alle pp. 21-216 il commento di Boezio a quest'opera. All'interno della coperta anteriore si riconoscono le tracce in negativo di una pagina dell'Edictum Rothari (Cod. Sag. 730, p. 17).
Online dal: 13.12.2013
Questo manoscritto, scritto su due colonne e in maniera molto uniforme da tre copisti principali anonimi e da quattro copisti secondari (chiamato anche "St. Galler Epenhandschrift"), offre in una prima redazione una raccolta unica nel suo genere di racconti di eroi e cavalieri in alto tedesco medio. Contiene il "Parzival" (pp. 5−288; versione D) di Wolfram von Eschenbach, la Canzone dei Nibelunghi (pp. 291-416, versione B) con la conclusiva "Klage" (Il lamento) (pp. 416-451; versione B), il racconto "Karl der Grosse" (pp. 452−558; versione C) di Stricker, il racconto in versi "Willehalm" (pp. 561−691; versione G) di Wolfram von Eschenbach così come cinque strofe ("Sangspruchstrophen") di Friedrich von Sonnenburg (pp. 693; versione G). Sicuramente fino al 1768, data dell'acquisizione del codice da parte del monastero di S. Gallo, si trovavano in questi volume alla fine anche frammenti dell'epopea in versi "Die Kindheit Jesu" di Konrad von Fussesbrunnen e Unser vrouwen hinvart di Konrad von Heimesfurt. Queste due ultime opere vennero tolte prima del 1820 dal manoscritto con i poemi epici e si trovano ora nella Staatsbibliothek Preussischer Kuturbesitz a Berlino (mgf 1021), rispettivamente nella Badische Landesbibliothek di Karlsruhe (Cod. K 2037). Il manoscritto, illustrato da 78 iniziali dipinte in modo uniforme da artisti sconosciuti della scuola miniaturistica padovana, fu commissionato da un committente agiato, interessato alle epopee in alto tedesco medio. Il primo proprietario noto fu l'uomo universale e umanista glaronese Aegidius Tschudi (1505−1572), il cui lascito di manoscritti poté essere acquisito dal monastero di S. Gallo nel 1768.
Online dal: 08.10.2015
Marcus Annaeus Lucanus (Lucano, 39-65 d.C.), De bello civili (o Pharsalia), poema epico sulla guerra civile tra Pompeo e Cesare (48 - 45 a.C.). Con alcuni tenui disegni a penna.
Online dal: 12.06.2006
Collezione di testi in prevalenza grammaticali, trascritta da una varietà di mani intorno all'anno 800 nel monastero di San Gallo. La compongono, in alcuni casi, le versioni più antiche di alcuni testi; in un caso (il trattato anonimo De scansione heroyci versus et specie eorum), l'unica versione tramandata. Vi sono tràditi, tra le altre opere, l'Ars major e l'Ars minor di Donato, una compilazione da tali opere di Donato realizzata da Pietro di Pisa, il De metris di Mallio (Manlio) Teodoro, l'Ars grammatica di Diomede, il De arte metrica e il De schematibus et tropis di Beda il Venerabile.
Online dal: 09.12.2008
Codice miscellaneo sangallese databile intorno all'800. Contiene numerosi trattati grammaticali.
Online dal: 31.12.2005
Il manoscritto pergamenaceo contiene alle pp. 1-188 i libri 17 e 18 delle Institutiones grammaticae di Prisciano (ed. Keil, vol. 3, pp. 107-278, r. 12). Segue alle pp. 189-204 il terzo libro dell'Ars maior di Donato (ed. Keil, vol. 4, pp. 392-402) e alle pp. 205-223 il trattato De accentibus dello Pseudo-Prisciano (ed. Keil, vol. 3, pp. 518-528). L'intero manoscritto di grammatica è scritto nella stessa textualis del XIV secolo. Alle pp. 1, 115, 189 e 205, all'inizio di ciascuno dei quattro testi, si trova un'iniziale di 10-18 righe dipinta con oro, blu, bianco, rosso, rosso scuro o verde; la prima iniziale istoriata raffigura una scena dottrinale mentre la terza iniziale è fortemente danneggiata. Sono presenti anche iniziali semplici in rosso e blu filigranate. Le Institutiones grammaticae sono accompagnate da numerose glosse e commenti scritti a inchiostro da diverse mani del XIV secolo. Da p. 189 in avanti le glosse sono meno numerose e sono state inserite esclusivamente con uno stilo. Alle pp. 118 e 224 si trova il timbro dell'abate Diethelm Blarer del 1553-1564, a p. 1 l'antica segnatura D.n. 241 con una nota sul contenuto di Pius Kolb. Prima di p. 1 è cucito un frammento di carta con i resti di due annotazioni più lunghe. La legatura in legno è stata rivestita in mezza pelle.
Online dal: 20.12.2023
Il colophon di questo manoscritto riporta il titolo dell'opera e il suo autore, il Graecismus di Eberardo di Béthune, nonché il nome dello scriba Johannis Czepilwicz, e la data di completamento della copia, il 9 agosto 1386 (p. 150). Il Graecismus è un lungo poema grammaticale (oltre 4.000 versi) scritto intorno al 1212, le cui fonti principali sono grammatici antichi come Donato e Prisciano. Sembra che abbia avuto un'ampia diffusione. L'autore di questa copia in pergamena, Johannis Czepilwicz, sembra essere un canonico del monastero agostiniano di S. Maria virginis in Arena a Breslau/Wrocław. Ad eccezione di una prima grande iniziale ornata, leggermente danneggiata (p. 3), la decorazione si limita a lettere rubricate e ad alcune iniziali, la cui forma prefigura le iniziali a cadelle del XV secolo. Secondo il timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 25), il manoscritto si trova nella biblioteca abbaziale al più tardi dal 1553-1564. Il codice è rilegato in una copertina di pergamena morbida con dorso rinforzato in pelle.
Online dal: 20.12.2023
Il più antico volume in tedesco, il cosiddetto manoscritto "Abrogans". Databile intorno al 790, contiene i più antichi "Padre nostro" e "Credo" in tedesco.
Online dal: 31.12.2005
Il glossario palinsesto Abba-Ababus è uno dei manoscritti più antichi della biblioteca abbaziale di S. Gallo ancora conservato in forma di libro. Nel glossario, nel quale ogni parola è spiegata con l'ausilio di un'altra, fu verosimilmente trascritto nel convento di Bobbio sopra testi più antichi, databili al V secolo. Il testo sottostante, talvolta più, talvolta meno leggibile, include frammenti dei Salmi, del libro veterotestamentario di Geremia, estratti dalle opere del grammatico Donato e del poeta latino Terenzio. Contiene anche una miniatura di un retore in posa declamatoria.
Online dal: 09.12.2008
Il più antico capitolare dell'abbazia di S. Gallo. Contiene, tra gli altri testi, un martirologio, un necrologio, gli annali di S. Gallo e numerose regole monastiche.
Online dal: 31.12.2005
Il manoscritto contiene tre voluminosi trattati in lingua tedesca. All'inizio si trova la vita dell'arcivescovo Johannes di Alessandria (pp. 5−83), redatta da Atanasio bibliotecario. Seguono il trattato edificatorio Die vierundzwanzig Alten oder der goldene Thron der minnenden Seele di Otto von Passau (pp. 87−544) e la leggenda dei tre Magi Historia trium regum) di Johannes von Hildesheim (p. 546−602). Il trattato di Otto di Passau è illustrato con 25 disegni a penna colorati e incorniciati in rosso della larghezza della colonna. La leggenda dei tre magi inizia con una miniatura a piena pagina (p. 546) che mostra i tre magi in visita a Gesù Bambino. Il copista e gli illustratori di questo codice, creato probabilmente nell'ambiente della comunità dei frati conversi di S. Gallo, sono sconosciuti; le caratteristiche stilistiche ricordano la miniatura di Costanza di Rudolf Stahel. Il manoscritto è datato in tre diversi punti all'anno 1454 (p. 93 quale iscrizione nell'immagine; p. 544; p. 602). Nel XV secolo si trovava in possesso dei frati conversi (che non conoscevano il latino) del monastero di S. Gallo; nel 1618 si trovava ancora nella biblioteca della casa dei fratelli conversi. Al più tardi nel 1755 la sua presenza è attestata nella biblioteca principale del monastero di S. Gallo.
Online dal: 25.06.2015
Il volume in pergamena (pp. 5-162) contiene alle pp. 8-162 una raccolta di sermoni latini per le feste dell'anno ecclesiastico (Temporale e Santorale) in una piccola gotica minuscola del XIII secolo. A p. 7 in alto c'è una tabella con lettere greche come segni numerici e in basso un incipit in maiuscole rosse, in parte coperto dal timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. Un foglio singolo (p. 5/6), probabilmente aggiunto nella seconda metà del XIV secolo, contiene un indice dei sermoni fino all'Assunzione. La raccolta inizia con le prediche per l'Avvento (p. 8) e continua fino all'Esaltazione della Croce (p. 109) e all'Assunzione (p. 112). Seguono altri sermoni, tra cui alcuni Ad populum (p. 157, 162), prima che il testo si interrompa alla fine di p. 162. Le prediche sono solitamente introdotte da un'iniziale decorativa di due o tre righe in rosso, blu e verde. La legatura, così come le carte di guardia cartacee (pp. 1-4, 163-190), risale probabilmente alla fine del XVII o al XVIII secolo.
Online dal: 25.04.2023
Armerista dell'abate di San Gallo Ulrich Rösch (1463-1491), contenente la riproduzione di 1626 armi di importanti personaggi laici o ecclesiastici, per lo più della regione della Germania meridionale.Fu probabilmente prodotto nel laboratorio di Heidelberg di Hans Ingeram per un committente sconosciuto tra Neckar e Oberrhein. Negli anni intorno al 1480 Ulrich Rösch acquistò il volume e vi aggiunse, nell'ultima sezione, un gran numero di armi della Svizzera e della Germania limitrofa, che fece riprodurre dal pittore di Winterthur Hans Haggenberg. Uno dei più importanti armeristi del XV secolo.
Online dal: 23.12.2008
Armerista dell'umanista glaronese Egidio Tschudi (1505-1572), databile agli anni compresi tra il 1530 e il 1572. Contiene le riproduzioni di più di 2000 armi, appartenenti per lo più a famiglie dell'antica Svizzera. Diverse armi contengono spiegazioni genealogiche autografe di Tschudi.
Online dal: 23.12.2008
Il manoscritto, rilegato con una legatura rappresentativa, porta il titolo «Schlacht-, Nammen-, Schilt- und Waappen-Buoch von denen noch bewusten Graffen, Freyen, Edlen, Ritter und Knechten, welche mit Hertzog Leopoldo II. von Oesterreich auff St. Cirilli den 9.ten Tag Iulij 1386 vor Sempach umbgekommen und erschlagen worden». L'abate di S. Gallo Joseph von Rudolphi (1717-1740) diede l'incarico di eseguire questo esemplare nel 1738 poiché egli, dopo aver studiato il Chronicon Helveticum, la grande opera storica dell'erudito glaronese Aegidius Tschudi (1505-1572), e la sua trascrizione, che egli aveva fatto fare poco prima da un esemplare del castello Gräpplang presso Flums (Cod. Sang. 1213-1220), aveva constatato delle inesattezze con la vecchia trascrizione del «Wappenbuchs von Sempach». Su di un doppio foglio di pergamena (p. 6−7) si trova, a guisa di frontespizio, un dipinto a colori della battaglia, simile al dipinto che si trova nella cappella della battaglia di Sempach e che, stando al catalogo dei manoscritti di Franz Weidmann (Cod. Sang. 1405, p. 2002), «von einem gar alten Kupferstich getreülich abgemalet worden». Joseph Leodegar Bartholomäus Tschudi (1708-1772), un discendente di Aegidius Tschudi, è chiaramente responsabile della decorazione (pp. V1). Dopo delle esaurienti spiegazioni introduttive, il ricco apparato decorativo di stemmi del volume inizia con il ritratto del duca Leopoldo III (p. 34).
Online dal: 22.06.2017
Il manoscritto, copiato dal monaco di S. Gallo Jakob an der Rüti (1562-1615) forse per uso privato, contiene nella prima parte (f. 1r-125r) dei responsori per le feste solenni dell'anno liturgico, con melodie in notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") e spesso con indicazioni per le processioni. Alla fine si trovano indicazioni sul luogo di svolgimento di alcuni vespri (f. 126r-128r), altre indicazioni per l'ordine delle processioni (f. 128v-136v), melodie per la dossologia (f. 128v-140v), indiazioni per il vespro dell'abbas scholasticus nel giorno di s. Giovanni e alla vigilia della festa della circoncisione (f. 140v-147v), così come delle orazioni per le processioni (f. 150r-155v). Jakob an der Rüti ha decorato il manoscritto con alcuni goffi disegni a penna e bordure (decorazioni a piena pagina al f. 1r, 58v-59r e 77v-78r, inoltre rappresentazioni figurate nelle iniziali). Si nomina al f. 126r con le iniziali (F.I.A.R.), a f. 125r con il nome completo (eraso, leggibile con luce UV: Per me fratrem Jacobum An der Rüti …um Anno 1582).
Online dal: 23.06.2014
Diario di viaggio di Georg Franz Müller, viaggiatore alsaziano (1646-1723). Tra il 1660 e il 1682 Müller prestò servizio nella Compagnia olandese delle Indie Orientali come soldato nell'arcipelago indonesiano. Nel suo “Diario di viaggio” disegnò uomini, animali e piante che aveva visto durante il suo viaggio in Indonesia, ove giunse circumnavigando l'Africa del sud. Su tali uomini, animali e piante, compose anche dei poemi sobri, talvolta di non sicura fattura, che volle di proposito scrivere in una scrittura difficile da decifrare.
Online dal: 23.12.2008
Il manoscritto contiene un certo numero di testi normativi dal monastero cistercense femminile di Günterstal, scritti in parte in tedesco e in parte in latino. Inizia con un trattato sulla simonia, in latino e tedesco, scritto dal ‘brůder Johannes' e dedicato a ‘der erwurdigen frowen von Mulhein', presumibilmente Veronica von Mülheim, badessa del monastero dal dicembre 1504 alla sua morte nel maggio 1508. Johannes potrebbe essere stato un monaco di Tennenbach, il monastero cistercense che aveva la responsabilità della cura animarum delle monache. Il resto del manoscritto contiene un certo numero di traduzioni di testi normativi per l'ordine cistercense, tra cui il Liber definitionum e l'Ecclesiastica Officia. La traduzione in tedesco e l'inserimento unicamente dei capitoli più rilevanti evidenzia l'utilizzo da parte delle monache. Molti di questi testi sono attestati anche nel monastero femminile cistercense di Lichtenthal nei pressi di Baden Baden. Nonostante il monastero non sia mai stato formalmente riformato, il manoscritto indica degli impulsi riformatori nella prima parte del XVI secolo. Il manoscritto fu acquistato nel 1782 dal monaco sangallese Gall Metzler (1743-1820), parroco a Ebringen nei pressi di Friburgo, parrocchia appartenente a S. Gallo.
Online dal: 17.12.2015
Il piccolo libro di preghiere dell'abate Otmar Kunz (1564-1577), che presenta su alcune pagine una ricca ornamentazione (fiori, tralci, animali), fu scritto e decorato nel 1574 da un artista sconosciuto. Degne di nota sono soprattutto le due miniature a piena pagina. A p. 4 l'abate in abiti festivi è inginocchiato in un paesaggio con città, colline e alberi, sopra di lui il Padre con il globo terrestre, la mano alzata in segno di benedizione. A p. 10 l'abate di S. Gallo, vestito di una semplice tonaca, è inginocchiato con Maria e Giovanni sotto la croce con il Cristo. Il libro di preghiere contiene (da p. 11) i cosiddetti 5 salmi della Passione (Ps 22, 31, 55, 69, 109). A questi si aggiungono i 15 salmi del graduale, le vigilie dei morti e i sette salmi penitenziali con le litanie per tutti i santi. Dopo la morte dell'abate Otmar, un copista con le iniziali FVF ha aggiunto una preghiera (pp. 105−109); si tratta forse del frate Ulpianus Fischer di Überlingen, entrato nel monastero di S. Gallo nel 1583. Il libro di preghiere dell'allora abate appartenne nel 1594 al monaco sangallese Georg Spengler, nativo di Wil († 1609). Nel 1599 il codice ricevette l'attuale legatura con delle impressioni a secco.
Online dal: 22.06.2017
Secondo volume di una collezione di frammenti della biblioteca abbaziale di San Gallo («Veterum Fragmentorum manuscriptis codicibus detractorum collectio tomus II»). Tra i diversi testi, questo volume contiene: 110 fogli singoli, di varie dimensioni, tratti dalla più antica versione Vulgata dei Vangeli, realizzata in nord Italia (Verona?) verso gli anni 410/420; frammenti di manoscritti dei Salmi in lingua latina e greca del VII e rispettivamente del X secolo; un gran numero di frammenti irlandesi della biblioteca abbaziale databili tra il VII e il IX secolo, tra cui un ritratto di Matteo l'Evangelista con i suoi emblemi (p. 418), una croce decorata a piena pagina (p. 422) e un'iniziale «Peccavimus» (p. 426).
Online dal: 31.07.2009
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 11° fascicolo contiene frammenti tra i quali uno con notazione musicale, provenienti da otto manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il IX fino al XIII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 13° fascicolo contiene frammenti provenienti da cinque manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XI fino al XIII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 14° fascicolo contiene frammenti provenienti da otto manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XII fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 22° fascicolo contiene provenienti da due salteri databili dal IX al X secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1398a è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Prima del 1875, 121 fogli sono stati rimossi dal Cod. Sang. 1398, e rilegati in un volume separato, il Cod. Sang. 1398b. Al precedente volume con i fogli rimanenti fu dato la segnatura Cod. Sang. 1398a. Per motivi di conservazione, dal 2003 al 2004 l'ampio volume Cod. Sang. 1398a è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 14 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1398a.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1398a, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 12° fascicolo contiene frammenti provenienti da sette manoscritti con sermoni, testi biblici e commentari, e le Antiquitates Iudaicae di Flavio Giuseppe (p. 9-12). Risalgono al periodo compreso tra il XI fino al XIII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il manoscritto cartaceo contiene le cronache del bibliotecario di S. Gallo Jodocus Metzler (1574-1639): la più lunga è dedicata alla storia dell'abbazia di S. Gallo (pp. 11-750), seguita da quella di Engelberg (pp. 813-825), quindi da quella di S. Giovanni nella valle della Thur (pp. 829-840), e infine da un catalogo degli abati di S. Magno di Füssen (pp. 845-848). Questa copia è stata realizzata dal monaco sangallese Marianus Buzlin nel 1613, mentre le note marginali sono di Metzler. Apre il manoscritto una miniatura a piena pagina su pergamena (p. 13): nei margini laterali sono raffigurati i santi Gallo (a sinistra) e Otmaro (a destra), nel margine inferiore sono rappresentate le armi dell'abate Bernhard Müller (1594-1630), mentre lo sfondo dipinto di blu che avrebbe dovuto ospitare il titolo è rimasto vuoto, tranne che per gli ornamenti dorati agli angoli.
Online dal: 22.09.2022
Il volume commemorativo per il decano di San Gallo p. Egidio Hartmann (1691-1776) è intitolato Corona gloriae et sertum exultationis. La comunità del monastero li ha dedicati al decano per il suo giubileo sacerdotale d'oro il 16 ottobre 1766. Ognuna delle tre poesie, odi ed elegie lodano p. Egidio Hartmann come dispensatore di sacramenti, pastore e sacerdote giubilare. Ogni poesia è preceduta da un emblema con un fiore in un giardino; ognuna delle tre sezioni inizia con una corona di tre fiori. Il volume fu disegnato e probabilmente anche scritto da p. Domenico Feustlin (che ha anche scritto l'antifonario in quattro volumi Cod. Sang. 1762, 1763, 1764 e 1795). Alla fine del manoscritto ci sono due libretti di piccolo formato con due scritti commemorativi per l'abate Beda Angehrn. Il primo, dal titolo Duplicis piique voti unanimis consensio, fu da lui ricevuto nel 1778 dagli studenti di Kreuzlingen. Il secondo, dal titolo Alte und neue Dichtkunst. Ein Tafelgesang, fu anche consegnato nel 1778 dal capitolo imperiale Petershausen a Costanza. Entrambi gli scritti erano probabilmente destinati ad uno spettacolo cantato, in quanto contengono delle arie, rispettivamente un coro, ma non c'è alcuna notazione musicale.
Online dal: 04.10.2018
Vesperale-pontificale dell'abate-principe di S.Gallo Cölestin Sfondrati (abate 1687–1696). Venne trovato nel 1864 tra i libri del fratello conventuale di S. Gallo Notker Hager († 1836). Il volume contiene i canti per il vespro (antifone e inni) per le feste solenni e dei santi dell'anno liturgico. Solo gli incipit presentano ogni volta una notazione gregoriana di tipo tedesco (“Hufnagelnotation”) su cinque linee. Ogni festa è decorata con un'iniziale nello stile a grottesca e molte miniature marginali (a p. 56 la più antica raffigurazione a colori del monastero di S. Gallo). Il volume si suddivide in Proprium de tempore (pp. 1–30), Proprium sanctorum (pp. 31–63), Commune sanctorum (pp. 64–74) e Festum sanctorum reliquiarum monasterii sancti Galli (p. 75–77).
Online dal: 25.06.2015
Primo volume del cosiddetto Sacrarium Sancti Galli in sei volumi (all'epoca dell'allestimento del catalogo dei manoscritti ad opera di Gustav Scherrer prima del 1875 non reperibile). I volumi 2 fino a 6 del Sacrarium recano le segnature Cod. Sang. 1719-1723. Questo volume registra gli oggetti liturgici che nel 1693 si trovavano nel tesoro del monastero di S. Gallo quali calici, statue, mostranze, candelabri, altarini, patene, turiboli, reliquiari ecc. Questa visione d'insieme, raccolta e copiata da padre Gregor Schnyder (1642-1708), e dedicato all'allora principe-abate Cölestin Sfondrati (1687-1696), contiene delle informazioni storiche su ogni singolo oggetto d'arte, corredate da 60 immagini a colori conformi all'originale. Questo elenco assume una grande importanza poiché in seguito all'entrata delle truppe zurighesi e bernesi nel 1712, e dei francesi nel maggio 1798, così come in seguito alla secolarizzazione del monastero nel 1805 e conseguente liquidazione di una grande parte dei suoi possedimenti, molti di questi oggetti andarono persi, vennero requisiti o fusi. Molti lavori di conosciuti orafi e argentieri della prima epoca moderna (tra gli altri Hans Jacob Bayr, Augusta; Heinrich Domeisen, Rapperswil; Fidel Ramsperg, Appenzello; Johannes Renner, Wil), sono testimoniati unicamente grazie al Hierogazophylacium (tradotto in tedesco: "Heiligschatzbehälter" = tesoro delle sacre reliquie). Altri oggetti liturgici sono ancora oggi conservati nel tesoro della cattedrale di S. Gallo, così come per esempio il cucchiaio di S. Gallo (p. 170b) ancora oggi in uso liturgico, o il piccolo ostensorio con reliquie contenente parti della cintura e dell'abito per la penitenza di S. Gallo (p. 168b). Particolare attenzione dedicò p. Gregor Schnyder nella sua composizione alle reliquie contenute nei diversi oggetti; egli ne indicò la provenienza e ne copiò le autentiche che ne attestavano l'autenticità. Il volume è introdotto da un frontespizio dipinto con tonalità sul marrone (fol. IIIr) che mostra la leggenda della fondazione del monastero di S. Gallo sullo sfondo di un'immagine del duomo di Gallo nello stato in cui si trovava intorno al 1693.
Online dal: 17.03.2016
Il volume, redatto principalmente in latino, contiene un prospetto, riunito da numerose antiche fonti, delle traslazioni di santi dalla zona del principato abbaziale di S. Gallo. Il primo testo in ordine cronologico fu compilato dal monaco e custode di S. Gallo Gregor Schnyder (1642-1708), redatto e consegnato il 19 aprile 1699 all'abate Leodegar Bürgisser (abate 1696-1717) in occasione dell'onomastico. Le illustrazioni a colori sono opera di padre Gabriel Hecht (1664-1745). Inizialmente furono descritte le diverse traslazioni di reliquie di s. Gallo tra il 640 ca. e il 1484 (fol. IXv - p. 20) e di s. Otmaro tra il 759 e il 1692 (pp. 24b-99). Seguono delle relazioni sulle traslazioni di Notkero Balbulo, tra le quali la beatificazione del 1513 (pp. 104b-163) e la dislocazione delle reliquie di Otmaro e Notkero (pp. 160-286) tra il 1623 e il 1628, resasi necessaria a causa della nuova costruzione della chiesa di Otmaro. Seguono relazioni sulla donazione di reliquie di vari santi del e dal monastero di S. Gallo (pp. 287−354) tra cui quelle riguardanti l'arrivo di reliquie nel monastero del particolarmente venerato san Magno (898), Costanzo di Perugia (904), Remaclo di Stavelot (1035), Fede di Agen (1084), Carlo Borromeo (1611), Sigisberto e Placido dal monastero di Disentis (1624) e del vescovo Landolo di Treviso (1631). Nella parte finale del manoscritto trovano posto raccolte di atti e resoconti sulle traslazioni di corpi santi delle catacombe romane nel XVII secolo dalla zona del principato abbaziale di S. Gallo: vengono descritte (rispettivamente con la storia e le festività) le traslazioni di Onorato nella chiesa di S. Gallo nel 1643 (pp. 367b-453), di Antonino e Teodoro nella chiesa nel 1654 e nella chiesa Neu St. Johann nel 1685 e Antonino nel 1654 nella chiesa abbaziale (pp. 458−507), di Leandro nel 1652 nel convento cappuccino di Maria der Engel presso Wattwil (pp. 508−513), di Marino nel 1657 a Lichtensteig (pp. 518−530), di Teodora nel 1662 nel monastero di monache cistercensi di Magdenau (pp. 533−539), di Pancrazio nel 1672 a Wil (pp. 541−571), di Costanzo nel 1672 a Rorschach (pp. 573−644), di Laureato nel 1676 a Wildhaus (pp. 647−682) così come di Sergio, Bacco, Giacinto e Erasmo nel 1680 nella chiesa del monastero di S. Gallo (pp. 687–747).
Online dal: 26.09.2017
In questo volume, prevalentemente scritto in tedesco, il custode di S. Gallo p. Kolumban Brändle (1720-1780) quale redattore e compilatore e frate Gall Beerle (1734-1816) quale copista, descrivono le festività che ebbero luogo nel XVIII sec. nella zona del principato abbaziale di S. Gallo in occasione della traslazione dei corpi santi dalle catacombe romane. L'introduzione generale (fol. Vr - fol. VIIIr) è seguita da una talvolta voluminosa documentazione sulla traslazione di Benedetto nel convento delle cappuccine di S. Scolastica a Rorschach nel 1723 (fol. IXv-2v), di Giustino a Gossau nel 1743 (fol. 63v−68v), di Giuliano nel convento delle cappuccine di Notkersegg nel 1748 (fol. 69v−77v), di Valentino a Goldach nel 1761 (fol. 78v−129v), di Celestino a Waldkirch nel 1763 (fol. 130v−167r), di Clemenzia nel monastero delle benedettine di Santa Wiborada a St. Georgen nel 1769 (fol. 168v−226v), di Teodoro a Neu St. Johann nel 1685 (fol. 228v−237r), di Placido, Felicissimo, Vittore, Prospero e Redempta nel 1689 a Neu St. Johann (fol. 238v−246r), sul centenario della traslazione di Teodoro a Neu St. Johann nel 1755 (fol. 247r−265r) e sul centenario della traslazione di Marino a Lichtensteig nel 1757 (fol. 266v−291r), così come sulla traslazione di Teodoro a Berneck nel 1766 (fol. 292v−352v). Le relazioni sono accompagnate da dipinti ad acquarello dei corpi santi avvolti in abbigliamenti festivi. Inoltre nel volume si trovano atti, documenti e relazioni sull'autorizzazione richiesta a Roma di poter venerare Eusebio di Viktorsberg nell'area dell'abbazia di S. Gallo (fol. 3v-54v), così come sulla disposizione della processione di Pancrazio a Wil nell'anno 1738 (fol. 55r-62v). Nel volume si conserva anche un poco conosciuto schizzo a inchiostro della fortezza di Iberg presso Wattwil (fol. 238v).
Online dal: 26.09.2017
Il fascicolo è stato riunito nel 1785 dal custode del monastero di S. Gallo, p. Ambrosius Epp (1752-1817). Contiene, suddivisi in varie parti, disegni, descrizioni ed inventari di una parte del tesoro della cattedrale di S. Gallo (i cosiddetti oggetti liturgici sacri), così come dei rispettivi documenti. La prima parte (pp. 1-157) riunisce disegni di calici, ampolle, piatti, stemmi, candelabri ecc., poi disegni a penna di quattro altari. La seconda parte (fol. 1-240, con l'indice alla pp. 161-166 della prima parte) contiene inventari del tesoro del duomo del XVII e XVIII secolo. Alcuni non sono datati, altri lo sono (1665, 1691, 1712, 1720, 1723, 1739 e 1781). La terza parte (fol. 1-104, con indice sui ff. 242-244 della seconda parte) costituisce una raccolta di documenti degli oggetti trattati - fatture, lettere, notizie di diario ecc. per la maggior parte ordinati in ordine cronologico. La quarta parte (pp. 1-67 e fol. 68-95, con indice alle cc. 107-110 della terza parte) contiene privilegi e indulgenze, manoscritte e a stampa.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto di grande formato, che forma un solo volume con il Cod. Sang. 1757, contiene dei canti per la messa – Proprium de tempore, Ordinarium missae (in parte con tropi), sequenze e messe votive - in notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") in un sistema con quattro linee. Spesso delle parti sono state cancellate e sostituite con altre. Insieme al Cod. Sang. 1757 offre la più antica e sistematica notazione sangallese di sequenze su linee di note. In alcune pagine si trova una decorazione costituita da iniziali (alcune squisite con immagini in parte con oro in foglia) e bordure marginali. Nella legatura pesanti cantonali con teste di animale ed esseri favolosi. Il manoscritto venne custodito fino al 1930 nella biblioteca del coro (prima del monastero, più tardi nella cattedrale di S. Gallo).
Online dal: 07.10.2013
Parte invernale di un antifonario di grande formato in due volumi (parte estiva nel Cod. Sang. 1760) per la liturgia delle ore dei monaci sangallesi, scritto intorno al 1770 dal monaco di S. Gallo Martin ab Yberg (1741-1777) e riccamente miniato con piccoli dipinti ad acquarello di padre Notker Grögle (1740-1816) con cornici fiorite rococò. Il volume, munito di sontuose borchie di ottone, contiene i canti dei monaci di S. Gallo per le feste solenni e dei santi tra la prima domenica di Avvento e l'Ascensione. Si suddivide nelle parti Proprium de tempore (pp. 1−357), Proprium sanctorum (pp. 358−500) e Commune sanctorum (pp. 501−559). Alla fine ci sono dei suffragi e antifone e responsori per i giorni feriali (pp. 560-616). Quali aggiunte figurano canti per i giorni festivi dell'arcangelo Gabriele e per s. Scolastica (pp. 617-626). Le melodie sono in notazione gregoriana di tipo tedesco. Il volume giunse nel 1930 nella biblioteca abbaziale dalla biblioteca del coro della cattedrale.
Online dal: 26.09.2017
Parte estiva di un antifonario di grande formato in due volumi (parte estiva nel Cod. Sang. 1759) per la liturgia delle ore dei monaci sangallesi, scritto intorno al 1770 (cronogramma in argento sul frontespizio) dal monaco di S. Gallo Martin ab Yberg (1741-1777) e riccamente miniato con piccoli dipinti ad acquarello di padre Notker Grögle (1740-1816) con cornici fiorite rococò. Il volume, munito di sontuose borchie di ottone, contiene i canti dei monaci di S. Gallo per la liturgia delle ore per le feste solenni e dei santi tra Pentecoste e l'ultima domenica dopo Pentecoste. Si tratta delle parti del Proprium de tempore (pp. 1−113), Proprium sanctorum (pp. 114−353) e Commune sanctorum (pp. 354−400). Alla fine ci sono dei suffragi, e antifone e responsori per i giorni feriali (pp. 401-431). Quali aggiunte figurano canti per i giorni festivi di s. Gioacchino e dell'arcangelo Raffaele (pp. 432-440). Le melodie sono in notazione gregoriana di tipo tedesco. Il volume giunse nel 1930 nella biblioteca abbaziale dalla biblioteca del coro della cattedrale.
Online dal: 26.09.2017
Parte invernale di un antifonario, originariamente organizzato in due volumi, e al momento della rilegatura suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Codd. Sang. 1763, 1764 e 1795, fu scritto e molto probabilmente anche decorato, da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e cartigli per i titoli. Pagina del titolo con lo stemma di S. Gallo, S. Giovanni, del Toggenburgo e dell'abate Cölestin Gugger von Staudach (1740-1767) a p. III. Altri cartigli decorati con il titolo alle pp. 1, 45, 48, 53, 101, 104, 162, 178, 202 e 214. La parte invernale raccoglie il Proprium de tempore per la prima di Avvento fino al mercoledì delle Ceneri (pp. 1–161), il Proprium de Sanctis per novembre fino a febbraio (pp. 162–213), il Commune Sanctorum (pp. 214–251), delle messe votive (pp. 252–272) e le Antiphonae feriales (pp. 272–297).
Online dal: 22.03.2018
Parte primaverile di un antifonario originariamente organizzato in due volumi e, al momento della rilegatura, suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Cod. Sang. 1762, 1764 e 1795, fu scritto e probabilmente anche decorato da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e ai cartigli per i titoli. Cartigli decorati con i titoli si trovano alle pp. 68, 87, 106, 123, 179, 206, 260, 271 e 307. La parte primaverile comprende il Proprium de tempore dal mercoledì delle Ceneri al giorno dell'Ascensione (pp. 1-205), il Proprium de sanctis da fine febbraio a maggio (pp. 206-306), il Commune sanctorum (pp. 307-338), gli Uffici in onore di s. Benedetto (i martedì, pp. 339-343) e della Vergine Maria (i sabati, pp. 344-347), i Suffragia sanctorum (pp. 348-352), e antifone e responsori per i giorni feriali (pp. 352-384). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Parte estiva di un antifonario, originariamente organizzato in due volumi, e al momento della rilegatura suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Cod. Sang. 1762, 1763 e 1795, fu scritto e probabilmente anche decorato da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e ai cartigli per i titoli. Pagina del titolo con lo stemma di S. Gallo, S. Giovanni, del Toggenburgo e dell'abate Cölestin Gugger von Staudach (1740-1767) a p. III. Altri cartigli decorati con il titolo alle pp. 1, 36, 43, 122, 202 e 241. La parte estiva comprende il Proprium de tempore da Pentecoste fino alla domenica XVI dopo Pentecoste (pp. 1–121), il Proprium de sanctis da giugno fino ad agosto (pp. 122–240), il Commune sanctorum (pp. 241–269), uffici per la dedicazione della chiesa (pp. 270–273), in onore di s. Benedetto (i martedì, pp. 274–279) e della Vergine Maria (i sabati, pp. 280-285), i Suffragia sanctorum (pp. 286–289) e antifone per i giorni feriali (pp. 290–297). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Graduale de tempore commissionato dal principe abate Franz Gaisberg (1504-1529, stemma p. 1) e miniato dall'artista di Augusta Nikolaus Bertschi (iniziali, miniature e bordure con tralci e animali). Il cartiglio a p. 55, che termina con etc. 156, fornisce forse una falsa indicazione sulla datazione (1506 o 1516?). I canti per la messa presentano una notazione gregoriana di tipo tedesco. Il codice costituisce il più grande manoscritto della biblioteca dell'abbazia di S. Gallo. In origine era ancora più grande ma le pagine sono state fortemente rifilate in occasione di una nuova rilegatura, come si può vedere dal margine ripiegato di p. 1 o dalla bordura tagliata di p. 444. Legatura con pesanti borchie su fondo di velluto.
Online dal: 22.06.2017
Parte invernale di un antifonario di grande formato, scritto e decorato da p. David Schaller (1581-1636). La parte estiva si trova nel Cod. Sang. 1769. All'inizio si trova un calendario da gennaio fino ad aprile, e dicembre (pp. 4-8), infine il Proprium de tempore (pp. 9–285), il Proprium de sanctis (pp. 291–377) e il Commune sanctorum (pp. 387–451). Frontespizio con miniatura a piena pagina raffigurante la Lactatio sancti Bernardi nel terzo superiore, Gallo e Otmaro nel terzo inferiore, che affiancano lo stemma della abbazia di San Gallo sotto l'abate Bernhard Müller (1594-1630). Alcune grandi iniziali in foglia d'oro su fondo colorato e decorato con racemi, e bordure nel margine (pp. 9, 63, 109, 244, 291, 345 e 387). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Parte autunnale di un antifonario, originariamente organizzato in due volumi, e al momento della rilegatura suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Cod. Sang. 1762, 1763 e 1764, fu scritto e probabilmente anche decorato da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e ai cartigli per i titoli. Cartigli decorati con i titoli si trovano alle pp 1, 36, 73, 118, 151, 203 e 266. Pagina finale con cronogramma (1762) a p. 360. La parte autunnale comprende il Proprium de tempore per i sabati da fine agosto e dall'XI alla XXIV domenica dopo Pentecoste (pp. 1-30), antifone per la terza e la sesta domenica dopo l'Epifania (pp. 31-36), il Proprium de sanctis da settembre a novembre (pp. 36-265), il Comune sanctorum (pp. 266-305), gli uffici per la dedicazione della chiesa (pp. 306-311), in onore di s. Benedetto (i martedì, pp. 312–319) e della Vergine Maria (i sabati, p. 319–326), i Suffragia sanctorum (pp. 326–331) e antifone per i giorni feriali (pp. 332–359). Dopo la pagina finale (p. 360) segue ancora la festa per l'arcangelo Raffaele (pp. 361–365). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Salterio/breviario per un convento femminile domenicano. Alle pp. 1-12 presenta un calendario di santi con molte donne e alcuni santi rari. La presenza di santi di S.Gallo e di Costanza rimanda ad una origine nella diocesi di Costanza. Alle pp. 390-393 istruzioni di preghiera in tedesco. Particolarmente degne di nota sono le tredici miniature e le iniziali con oro in foglia. Il volume proviene dal convento domenicano di S. Caterina a Nollenberg presso Wuppenau (Turgovia), dove di trovava, secondo delle note di possesso, al più tardi nel XVI secolo. Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Breviario domenicano per suore, scritto probabilmente nella Germania meridionale. La scrittura e la decorazione del libro seguono modelli del XIV secolo, ma la presenza di san Vincenzo Ferrer (canonizzato nel 1453/54) e santa Caterina da Siena (canonizzata nel 1461) rimandano ad una origine soltanto nella seconda metà del XV secolo. Numerose iniziali con foglia d'oro e tralci marginali alle pp. 21 e 168 (due cani, misericordia e Justicia, cacciano un cervo, Verbum patris). Il volume proviene dal convento domenicano di Santa Caterina a Nollenberg presso Wuppenau (Turgovia), dove si trovava, secondo delle note di possesso, al più tardi nel XVII secolo. Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Libro di preghiere tardomedievale. Contiene nella prima parte un ufficio per Maria incompleto (ff. 1r-45v) con varianti per l'avvento e il tempo tra Natale e la Candelora (ff. 46r-51v), le Assoluzioni, le Benedizioni, le Orazioni e altre brevi orazioni (ff. 51v-68r). All'ufficio dei morti (ff. 69r-98v) con il vespro, la vigilia e le orazioni per tutto l'anno di preti, abati e di altri morti, fanno seguito orazioni di indulgenza (ff. 99r-111v). Sono andati perduti l'inizio dell'ufficio per la Madonna così come il calendario che forse precedeva il testo. Fa pensare ad una provenienza dal monastero di S. Gallo soprattutto il fatto che oltre a Maria e Benedetto vengano ricordati i santi di S. Gallo, Gallo e Otmaro (ff. 56r-56v; ff. 58r-58v). Il manoscritto, vergato in scrittura gotica, è decorato da numerose iniziali con oro in foglia e da alcune pagine con fregi vegetali nei margini. L'inizio dell'ufficio dei morti (f. 69r) è adornato da una piccola miniatura con un catafalco attorniato da due monaci benedettini, dei quali uno regge un libro di preghiera nelle mani. Da notare la legatura in pelle, che venne creata da un maestro del cuoio sconosciuto, con il monogramma S. Sulla coperta sono raffigurati i due principi degli apostoli Pietro (coperta anteriore, con libro e chiavi) e Paolo (coperta posteriore, con libro e spada), circondati da un ricco ornamento vegetale. La biblioteca abbaziale di S. Gallo poté acquisire questo manoscritto nel giugno 2006 in una vendita di Christie a New York dalla collezione del fabbricante di birra americano Cornelius J. Hauck (1839-1967) di Cincinnati (ex-libris nella copertina interna anteriore).
Online dal: 23.09.2014
Il vesperale, rilegato da una rappresentativa coperta, fu vergato nel 1774 su commissione dell'abate principe Beda Angehrn (1767-1796) da Joseph Adam Bürke (cronogramma con nome del copista a p. 92), un ex- diplomato del liceo di Neu St. Johann, condotto dai monaci di S. Gallo, e riccamente decorato da padre Notker Grögle (1740-1816). Il volume contiene gli inizi dei canti per il vespero (antifone e inni) con notazione gregoriana di tipo tedesco, per le feste solenni e dei santi di tutto l'anno liturgico. Si suddivide in Proprium de tempore (pp. 1−36), Proprium sanctorum (pp. 37−80) e Commune sanctorum (pp. 81−92). Fino al 1989 il manoscritto era conservato nella biblioteca del coro della cattedrale di S. Gallo. Successivamente fu spostato nell'archivio della parrocchia del duomo di S. Gallo; nel 2014 fu depositato nella biblioteca del monastero. Il volume, che nel 1774 comprendeva 96 pagine, fu sicuramente usato per la liturgia nella cattedrale di S. Gallo fino agli anni '30 del XX secolo. La maggior parte delle aggiunte e integrazioni manoscritte (dopo p. 97) risalgono al XIX secolo. Vi sono anche incollati e rilegati testi da edizioni liturgiche a stampa non meglio identificate del XIX e inizio del XX secolo. Tra le illustrazioni è degna di nota la finora più antica raffigurazione conosciuta dell'allora nuovo duomo, ora cattedrale di S. Gallo (p. 72). Sulla pagina di guardia è finemente disegnato lo stemma dell'abate principe Beda Angehrn.
Online dal: 26.09.2017
Il manoscritto, finora praticamente sconosciuto, contiene un Epistolario secondo il rito ambrosiano. È stato commissionato nel 1342 dal prete Giacomo de Parazo per una chiesa dedicata a S. Fermo, non meglio identificata. Probabilmente nel XV/XVI secolo il codice giunse nel territorio di rito ambrosiano di Tesserete (Canton Ticino) dove venne slegato e nuovamente rilegato con l'aggiunta della copia di un testamento - di dubbia autenticità - redatto nel 1078 da Contessa, della città di Milano, a favore della chiesa di S. Stefano di Tesserete. Nel XVII secolo il codice era in possesso della famiglia di notai Verdoni e dal XX secolo è conservato presso la parrocchia di Tesserete. Presenta sulla pagina d'apertura una iniziale miniata raffigurante il patrono della diocesi di Milano, S. Ambrogio.
Online dal: 14.12.2017
Questo martirologio-inventario della chiesa di S. Stefano di Torre in Valle di Blenio (Ticino) venne allestito nel 1639, su incarico dei vicini di Torre e Grumo, per sostituire l' esemplare del 1569 non più aggiornato. Contiene una descrizione dell'antica chiesa di S. Stefano prima del rifacimento barocco, l'inventario dei mobili, paramenti e oreficerie della stessa, l'elenco degli annuali, cioè delle celebrazioni annuali dell'anniversario di morte dei defunti della chiesa, e dei redditi della chiesa. Il volume è introdotto da un disegno, in parte dorato, raffigurante il patrono della chiesa, s. Stefano.
Online dal: 13.12.2013
La concezione di questo manoscritto, sia per quanto riguarda il testo che l'esecuzione, corrisponde alla tradizione parigina delle Horae dell'inizio del XV secolo ('Boucicaut-Meister'). Il livello più alto nell'articolazione degli elementi della decorazione del libro è raggiunto nelle sette pagine decorate con miniature; iniziali colorate su più linee marcano le divisioni testuali secondarie. Lo spazio delle illustrazioni, estremamente squadrato, di queste pagine decorate con scene figurative è circondato su tre lati da bastoni intrecciati con tralci decorativi di foglie spinose in oro, rosso e blu che riempiono completamente il largo margine della pergamena. Quattro linee di testo, accompagnate da una larga iniziale colorata, sono inserite tra l'illustrazione e il bastone decorativo in basso. La linea di apertura di ognuno dei rispettivi uffici è decorata in questo modo. Il Libro delle ore non è solamente l'oggetto più antico della collezione Carl Meyer della biblioteca cantonale dell'Appenzello Esterno, ma è pure uno dei suoi migliori e più importanti. Il committente originale di quest'opera non è conosciuto.
Online dal: 20.05.2009
Il nome del committente laico di questo Libro delle ore è sconosciuto, ma egli ha lasciato distinte tracce personali nel manoscritto: al f. 11v vi è una miniatura a piena pagina con il suo ritratto, in ginocchio e accompagnato dalle armi. La presenza di un ritratto così prominente del benefattore, indica un'ambizione considerevole da parte del committente, il quale probabilmente era un membro della classe mercantile. Inoltre, l'esecuzione del ritratto rivela l'opera di un'artista più talentuoso rispetto a quella delle altre miniature del manoscritto. Il Libro delle ore può essere stato concepito per un uso nella Francia orientale. Stilisticamente, l'opera fa mostra di un carattere provinciale.
Online dal: 20.05.2009
Questo Libro d'ore è stato realizzato secondo l'uso delle Horae parigine. Ne differisce nella sua serie, più ricca e qualitativamente più condensata, di illustrazioni: ognuna delle selezioni dei passi dei Vangeli è accompagnata da un ritratto del suo autore e l'Ufficio mariano da un ciclo completo sull'infanzia di Gesù. La ricezione, passata attraverso diverse fasi intermediarie, degli originali realizzati dal noto miniatore parigino rivela numerose incomprensioni o revisioni intenzionali. Nella loro piattezza, l'audace combinazione dei colori e le estreme diminuzioni prospettive si presentano, all'occhio contemporaneo, abituato alle moderne norme di estetica, come immagini espressive e originali. Il committente dell'opera è sconosciuto.
Online dal: 08.06.2009
L'origine di questo manoscritto, nella regione della frontiera settentrionale francese e fiamminga, può essere determinata dalle sue caratteristiche liturgiche, dalla sua legatura in cuoio a disegni stampati e dall'iscrizione Robiers Plovrins, come pure da un paragone con manoscritti stilisticamente simili. Un altro Libro d'ore, decorato dallo stesso artista, è conservato a Claremont vicino a Berkeley, California (USA). Questo esemplare è un'imitazione abbastanza rozza dello stile dello scriba e miniatore Jean Markant, il quale era piuttosto popolare verso il 1500 a Lilla. Il committente di questo volume non è conosciuto.
Online dal: 08.06.2009
Questo Libro d'ore, in un formato lungo e stretto, è un vero libro da tasca. La struttura delle miniature, con elementi architetturali, volute incoronate , putti e ghirlande, mostra una chiara influenza del Rinascimento. Questo manoscritto è illustrato con 16 miniature a piena pagina e 21 più piccole e più semplici di una mano diversa. Una delle illustrazioni a piena pagina mostra le armi della persona che ha commissionato il libro: si tratta di un certo Michel de Champrond (morto il primo agosto 1539), Signore di Ollé, consigliere e tresoriere del re. Questo indicherebbe che una persona nota, non di nobile nascita, ma presente alla corte, possedeva un libro di preghiere elaborato, riccamente decorato e parzialmente personalizzato, realizzato in un'atelier di manoscritti di media qualità al più tardi negli anni 1530, quando i Libri delle ore stampati erano già largamente disponibili.
Online dal: 08.06.2009
Questo oggetto testuale estremamente insolito contiene tre pastiche di iniziali colorate e dodici miniature fiamminghe della seconda metà del XVI secolo ritagliate e incollate su fogli di pergamena più recente, quindi ridisposte nel corso del XIX secolo: le immagini frutto di tale combinazione risultano come fossero dipinte su un passe-partout. Le miniature sono state tratte da un libro di devozione privata appartenuto ad Anna di Cleves (1515-1557).
Online dal: 31.07.2007
Cronaca di Appenzello scritta da Bartholomäus Anhorn (1566-1640, 1623-1626 pastore a Speicher AR, 1626-1640 pastore a Gais AR). Il manoscritto descrive gli avvenimenti riguardanti la storia del cantone indiviso di Appenzello e del cantone di Appenzello Esterno costituitosi nel 1597, attribuendo un grande peso alla Riforma ed alla Controriforma.
Online dal: 20.12.2012
A detta del colophon che si legge alla fine del Vangelo di Giovanni, la trascrizione venne terminata al Cairo da Ibrāhīm ibn Būluṣ ibn Dāwūd al-Ḥalabī, in scrittura Nasḫī. Le illustrazioni sono opera di Ğirğis ibn Ḥanāniyā, miniatore e pittore di icone di Aleppo e rappresentano i quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni nonché 43 scene dalla vita di Gesù. Il titolo arabo „Questo è il santo e puro Vangelo, la brillante e splendida luce“ è menzionato alla fine del Vangelo di Giovanni. Il codice è stato depositato presso la Stiftsbibliothek di S. Gallo dalla famiglia Pandeli quale prestito a lungo termine.
Online dal: 03.11.2009
Manoscritto liturgico (Sharaknots) scritto dal copista Awetis nel 1647 (1096 dell'era armena) ad Awendants, Khizan nella provincia di Van. Contiene 11 grandi miniature e 28 illustrazioni marginali realizzate e firmate dal pittore Yovanes Gharietsi, uno dei più affascinanti artisti della tarda scuola di Vaspurakan. Fa parte di una particolare produzione di innari destinati ad una committenza privata realizzata nell'area intorno al lago di Van e che si caratterizza per dei colori brillanti e dei motivi a intreccio. Presenta la notazione musicale Khaz in uso presso gli armeni; contiene la raccolta degli inni in uso nella chiesa armena nello stesso ordine poi utilizzato nel primo innario stampato ad Amsterdam nel 1664. Sono noti altri tre innari di questo tipo opera della collaborazione di questi due artisti: due a Gerusalemme ed uno a Yerevan. Due fogli di pergamena, che contengono una parte del Proprium sanctorum, tolti da un breviario latino dei secc. XIII/XIV, sono rilegati rispettivamente all'inizio e alla fine del manoscritto.
Online dal: 23.04.2013
Bibbia sefardita, realizzata nel corso della prima metà del XIV secolo in Spagna, probabilmente in Castiglia. Il manoscritto si apre e si chiude con delle liste masoretiche (ff. IIr-IXv e 463v fino a 466v), inquadrate di bordure miniate, che costituiscono delle «pagine tappeto». Il testo biblico, copiato su una o due colonne, è accompagnato dalla grande e dalla piccola Masora (regole della tradizione rabbinica concernenti la lettura e l'accentuazione dei testi sacri), scritte in lettere minuscole nei margini e nell'intercolunnio. Questi elementi micrografici si animano talvolta nei margini inferiori delle pagine (circa 70 volte) o sui quattro lati del foglio (per es. ff. 42r-43r, 461v-463r), dove formano delle meravigliose figure geometriche e degli intrecci. I primi libri biblici sono introdotti da titoli realizzati in oro brunito e inseriti su dei fondi bicolori rosa e blu percorsi da tralci bianchi (f. 1v/Gn, 33v/Ex, 59v/Nb, 77v/Dt, 102v/Js, 125v/Jg). Secondo una nota di possesso (f. 467v), datata 1367 (?), questa Bibbia ebraica appartenne probabilmente a David ha-Cohen Coutinho – membro di una famiglia di marrani portoghese. Nel XV sec. fu in possesso di Moses Abulafia prima di essere venduta dalla vedova, come indica il contratto di vendita collocato all'inizio del libro (f. Ir), datato e firmato nel 1526 a Salonicco. La Bibbia si ritrova nel XVI sec. nelle mani del talmudista e rabbino di Salonicco Abraham di Boton (f. 467v). La sua presenza è poi attestata nel XIX sec. ad Alessandria, nella sinagoga Zaradel (R. Gottheil, «Some Hebrew Manuscripts in Cairo», Jewish Quarterly Review 17, 1905, p. 648). Giunta sul mercato antiquario, dal 1996 la Bibbia è custodita in una collezione privata.
Online dal: 14.12.2017
Il frammento in pergamena del Champion des Dames di Martin le Franc (Libro I, v. 3901-v. 4062 + Libro II, v. 4313 – v. 4470) risale al XV sec. Il testo corrisponde a quello dell'edizione Deschaux (1999). Copiato con cura su due colonne, le diverse strofe del poema sono introdotte da iniziali colorate, alternativamente rosse e blu, e da lettere campite. Il Libro II è introdotto da una iniziale ornata su fondo oro, molto rovinata dal fatto che questo frammento è stato utilizzato nel corso del XVII sec. quale legatura di un registro fondiario appartenuto a Jacques Etienne Clavel, cosignore di Marsens, Ropraz e Brenles (f. 2r).
Online dal: 14.12.2018
Libro d'ore all'uso di Roma in latino, con calendario in francese contenente una scelta di santi venerati a Parigi. Contiene 17 miniature realizzate a Parigi intorno al 1408-1410 nella cerchia artistica del Maestro di Boucicaut, uno dei più influenti miniatori dell'inizio del sec. XV. Alla decorazione hanno collaborato anche il Maestro di Mazarino e lo Pseudo-Jacquemart, un artista della generazione precedente il cui lavoro è riconoscibile nei famosi Libri d'ore eseguiti per il duca di Berry. La miniatura raffigurante Re Davide è stata eseguita su di un foglio aggiunto e rivela la mano di un seguace del maestro che ha miniato il breviario di Giovanni di Borgogna.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino e francese scritto a Parigi nel secondo quarto del sec. XV ma miniato intorno al 1490 a Parigi o forse a Tours da vari artisti che si sono divisi il lavoro. Due miniature, l'ornamentazione del calendario e dell'Ufficio dei Morti sono opera di un artista della cerchia del Maître François, uno stretto collaboratore del Maestro di Jacques de Besançon che vi celebra Notre-Dame di Parigi in una veduta di questa città (f. 93r). I colori luminosi e le forme monumentali delle altre miniature rivelano l'influsso di Jean Bourdichon di Tours che va forse visto quale supervisore del Maestro della Chronique Scandaleuse, qui attivo in età giovanile.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario in francese. Le miniature sono incorniciate da cornici popolate di piante eseguite con grande precisione botanica. Costituisce un esempio completo dell'epoca tarda della illustrazione dei libri d'ore francesi. E' stato miniato da un importante maestro di questa fase finale della miniatura francese, influenzato dal Maestro di Claude de France e da identificare nell'appena riconosciuto Maestro del Boezio Lallemant. Nelle piccole immagini dei margini gareggia con Jean Bourdichon, che ha introdotto l'ornamentazione vegetale realistica nella decorazione marginale nelle Grandes Heures di Anna di Bretagna e in altri capolavori, ma si orienta anche alla miniatura fiamminga dell'epoca. Sul f. 1r si legge il nome di Agnès le Dieu, proprietaria del codice nel 1605.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario contenente una scelta di santi per Langres. Miniato e datato al 1524 da un Maestro di Bénigne Serre, dal nome del committente, un alto funzionario del re in Borgogna. Si tratta di un miniatore finora sconosciuto della cerchia del «1520 Hours Workshop» che inserisce le miniature in una cornice architettonica rinascimentale o che popola i bordi con fiori ed animali naturalistici. Contiene una serie di immagini unusuali per i Libri d'ore, quale per es., alle Laudi nell'Ufficio della Madonna, l'Incontro di Gioacchino ed Anna davanti alle porte di Gerusalemme invece della consueta scena della Visitazione. Il codice appartenne nel XVII sec. alla famiglia Bretagne di Digione, i cui membri trascrissero su alcuni fogli di carta aggiunti un «Livre de raison».
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione del Libro d'ore hanno partecipato due miniatori attivi intorno al 1440/50: il più vecchio, autore unicamente delle miniature ai f. 13v, 105v e 140v, appartiene al «Goldrankenstil» (stile dei racemi dorati), mentre il maestro più giovane, che si caratterizza per una maggiore corporeità ed un colorito più marcato, ha assorbito l'influsso dei rinnovamenti apportati alla pittura contemporanea dai fratelli van Eyck. Questo secondo artista è responsabile del completamento nel 1440 delle Ore di Torino e ha lavorato anche al Libro d'ore Llangattock. Nel 1813 il codice venne regalato alla priora del monastero delle Bernardine di Oudenaarde dal principe de Broglie.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario all'uso di Poitiers. Tutte le miniature principali sono opera del Maestro di Poitiers 30, il cui nome deriva da due sue miniature eseguite in un messale ad uso di Poitiers conservato nella locale biblioteca, e che prima era conosciuto col nome di Maestro di Adelaide di Savoia, per la quale aveva miniato il Libro d'ore Ms. 76 del Musée Condé di Chantilly. Appartenente alla cerchia del Maestro di Jouvenel des Ursins, fu per lo più attivo a Poitiers, dove influenzò la tarda miniatura locale.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino con calendario contenente una scelta di santi di Parigi ed alcune preghiere in francese. Le tavole sulle feste mobili alla fine del codice iniziano con l'anno 1460, data da ritenere quella nella quale il manoscritto è stato terminato. La maggior parte delle miniature sono state realizzate dal Maestro di Coëtivy, cui si devono probabilmente tutte le composizioni ed i disegni preparatori. La mano di un secondo miniatore, che si propone di identificare con il Maestro di Dreux Budé, si distingue nei volti di Maria nella miniatura con la Nascita di Gesù (f. 83v), nella Adorazione dei Magi (f. 92v) e nella Incoronazione della Vergine (f. 107r).
Online dal: 20.12.2012
Il codice contiene un salterio ad uso di Evreux, città vescovile e residenza privilegiata dei re di Navarra. Si tratta di un libro liturgico che, con il calendario, le litanie e l'Ufficio dei Morti unisce in un volume alcuni tra i più importanti testi contenuti nei Libri d'ore. La decorazione è opera di un miniatore operante a Parigi intorno al 1400 che, su fondi ancora d'oro, inserisce eleganti figure in paesaggi pittoreschi. La sua paletta di colori si situa già pienamente nel XV secolo. Si propone qui di attribuirlo alla mano e all'atelier del parigino Josephus-Meister. Almeno due miniature – la miniatura con il buffone (f. 44r) e quella per l'Ufficio dei Morti (f. 131r) sono da attribuire allo Pseudo-Jacquemart.
Online dal: 20.12.2012
Il Libro d'ore, indirizzato ad una donna, reca una annotazione leggibile unicamente con i raggi ultravioletti (f. 27v) che ricorda una Jaquette de la Barre, forse appartenente alla famiglia parigina di costruttori di organi che tra il 1401 ed il 1404 realizzò l'organo di Notre-Dame. Le miniature sono state eseguite intorno al 1410 da un prominente miniatore parigino identificato con il Maestro della Mazarine, mentre i bordi sono stati aggiunti in un secondo tempo da una mano forse provenzale. Dal solito programma iconografico si distinguono le scene della Gloria di Cristo (f. 101r) invece dell'immagine di David per i Salmi penitenziali, la Resurrezione di Lazzaro (f. 141r) invece della Messa per i Morti, e la miniatura con la preghiera di S. Gerolamo (f. 139v), qui rappresentato con paramenti cardinalizi.
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione di questo Libro d'ore hanno collaborato vari miniatori. Tra questi alcune semplici miniature sono opera di un artista cresciuto nella cerchia del Maestro di Giovanni di Borgogna, mentre molti volti di Maria sono stati integrati dal Maestro di Margherita di Orléans, un notevole artista attivo intorno al 1430. Il codice appartenne nel XV sec. a Guillaume Prevost, come attestano le annotazioni relative a dei battesimi nel «Livre de raison» trascritto al f. 186v.
Online dal: 20.12.2012
Oltre all'inusuale codice per il re Carlo VIII, qui descritto con la collocazione Utopia Cod. 111, esiste un secondo Libro d'ore, dipinto dallo stesso artista. È rimasto incompleto nella decorazione dei margini, e non tutte le grandi immagini seguono il canone usuale per i Libri d'ore ma mostrano al contrario dei motivi non convenzionali. In entrambi i manoscritti spicca il motivo dell'Albero di Adamo che unisce otticamente i due volumi e che non si trova in altri codici dello stesso miniatore. Anche le quasi identiche dimensioni dei fogli suggeriscono che possa trattarsi di due volumi collegati, prodotti per il re ad una certa distanza di tempo. La morte prematura ed inaspettata di Carlo VIII dopo un incidente nel castello di Amboise potrebbe costituire la spiegazione del perché questo secondo manoscritto non venne completato.
Online dal: 13.10.2016
Questo Libro d'ore costituisce un regalo dell'editore parigino Anthoine Vérard al re francese Carlo VIII (1470-1498). Il monarca fu uno delle figure più importanti per l'editoria parigina dal 1480. La sua attività di collezionista è strettamente collegata alla produzione a stampa di lusso del libraio ed editore Anthoine Vérard. Soprattutto degne di nota sono i bordi: il margine di ogni foglio è decorato da otto immagini nei quali si susseguono gli avvenimenti del Vecchio e del Nuovo Testamento. Notevole il valore didattico attribuito a questo Libro d'ore, poiché ogni paio di immagini viene commentato con dei versi di spiegazione in francese medio. Questo codice si colloca stilisticamente in stretto contatto con il Cod. 110, realizzato probabilmente anche per il re, dal medesimo artista.
Online dal: 13.10.2016
Fa parte di un antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene l'intera parte invernale del Temporale e Santorale e del comune dei santi secondo la liturgia della diocesi di Losanna e costituisce il duplicato del volume I oggi custodito presso la parrocchia cattolica di S. Lorenzo di Estavayer-le-Lac. La decorazione comprendeva in origine otto iniziali, di cui ne sono rimaste unicamente due decorate (p. 71 e p. 429), ed è attribuibile al decoratore e copista Conrad Blochinger, attivo quale correttore e integratore di parti di testo anche negli altri volumi. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due - tra cui questo - giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey, dove vengono conservati nel Museo storico.
Online dal: 25.06.2015
Fa parte di un gruppo di tre antifonari realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di S. Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene il Proprium de sanctis ed il Commune sanctorum per la parte estiva secondo la liturgia della diocesi di Losanna e costituisce il duplicato del volume II oggi custodito presso la parrocchia cattolica di S. Lorenzo di Estavayer-le-Lac. Le tre iniziali miniate figurate (p. 207, p. 271 e p. 397) rimaste sono attribuite al Maestro del Breviario di Jost von Silenen, un miniatore itinerante che operò a Friburgo, Berna, Sion e in seguito Ivrea e Aosta. È conosciuto con il nome di Maestro del Breviario di Jost von Silenen e di Miniatore di Giorgio di Challant. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1520 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due — tra cui questo — giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey, dove vengono conservati nel Museo storico.
Online dal: 20.12.2016
Questo manoscritto contiene l'intero testo del Pentateuco e le haftarot (letture settimanali dai Profeti). Il manoscritto contiene sei iniziali miniate in un riquadro all'inizio di ogni libro del Pentateuco e all'inizio delle haftarot. La scrittura ebraica sefardita semicorsiva ed altre caratteristiche codicologiche del manoscritto indicano un'origine sefardita e una datazione alla seconda metà del XV secolo. E' probabile che il Pentateuco della collezione Braginsky sia opera di un artista attivo nella scuola di Lisbona, conosciuta per la produzione di 30 manoscritti che si caratterizzano per la decorazione in gran parte senza figure: riquadri con iniziali filigranate, decorazione a penna floreale e astratta ad inchiostro rosso, puntini multicolori e fiori.
Online dal: 13.10.2016
Il rito romano, generalmente noto come Nussah Roma, costituisce la più antica sequenza di preghiere al di fuori dell'antico territorio di Israele e di Babylonia, e riprende molte tradizioni della Palestina. L'ornamentazione del manoscritto include molte iniziali in un riquadro decorato a penna con disegni geometrici e floreali, solitamente ad inchiostro rosso e blu. La pagina di apertura miniata contiene la parola iniziale Ribbon (Maestro [di tutti i mondi]), collocata in un riquadro rettangolare con decorazione a penna filigranata rossa e blu e lettere dorate. Nel margine inferiore si trova uno stemma di famiglia non identificato che rappresenta un leone rampante. Il manoscritto è vergato da Samson ben Eljah Halfan, un membro della famiglia di copisti e studiosi Halfan, i cui antenati appartengono ad un gruppo di ebrei espulsi dalla Francia nel 1394, e che trovarono rifugio in Piemonte, nell'Italia del nord.
Online dal: 13.10.2016
Il codice contiene delle preghiere da recitare in occasione della cerimonia della circoncisione. Questa cerimonia è raffigurata a c. 10r, mentre si svolge all'interno di una sinagoga dove il profeta Elia, il quale annuncia la venuta del Messia, è considerato presente. A c. 18r è illustrato il rito della benedizione del vino. Le illustrazioni sono opera di Uri Feivesch ben Isaak Segal, importante rappresentante della scuola miniaturistica di Amburgo-Altona del XVIII secolo che ha confezionato, oltre a questo, almeno altri cinque manoscritti. Nella pagina del titolo figura il nome del proprietario, Joseph ben Samuel, ed uno stemma non identificato con l'Ordine dell'Elefante, uno dei più prestigiosi ordini cavallereschi danesi.
Online dal: 18.12.2014
Oltre alle preghiere quotidiane, il manoscritto contiene anche commenti kabbalistici e kavanot (intenzioni mistiche). Nella scuola kabbalistica di Safed (Galilea superiore), l'aspetto mistico della preghiera quale "veicolo dell'ascesa mistica dell'anima verso Dio" è di grande importanza. Il testo di questo libro di preghiere è generalmente attribuito ad Isaac ben Solomon Luria (1534-1572). Il manoscritto inizia con una pagina del titolo incompleta che presenta una bordura decorativa floreale in rosso, giallo e verde, ma senza testo. Nella bordura ornamentale colorata trova posto l'iscrizione “Samuel ha-Kohen, cantore a Broda”, da identificare o col copista o forse con la persona per la quale fu scritto il libro. Il manoscritto faceva parte della collezione di Naphtali Herz van Biema (1836-1901), un collezionista di Amsterdam i cui libri furono messi all'asta nel 1904. Molti di questi libri erano appartenuti alla famiglia della moglie, i Lehren, celebri filantropi ortodossi e bibliofili di Amsterdam.
Online dal: 13.10.2016
In questo codice sono trascritte preghiere, benedizioni e racconti da recitare in occasione della cerimonia del matrimonio, secondo il rito in uso presso gli ebrei di Corfù. Figurano inoltre altri poemi occasionali, dei quali alcuni sono opera di poeti dell'epoca d'oro degli ebrei nella Spagna medievale, e altri sono di autori locali, come Elieser de Mordo. La preziosità del manoscritto è data dal ciclo di 60 illustrazioni a piena pagina a guazzo, corredate da versetti tratti dal libro della Genesi. Si tratta dell'opera di un artista probabilmente formatosi a Venezia, che inserisce il suo monogramma, sotto varie forme (MC, M.C. o MF), in quasi tutte le illustrazioni. Nelle pagine a fronte, senza legame diretto con le illustrazioni, sono trascritte le benedizioni e le preghiere. Poiché il libro va letto da sinistra a destra, si deve presumere che dapprima siano state realizzate le illustrazioni da parte di un artista cristiano, e che in un secondo tempo siano stati inseriti i testi in ebraico. E' stato prodotto nell'isola di Corfù nella prima metà del XVIII sec. e costituisce probabilmente un regalo di matrimonio di un membro della prominente famiglia locale dei de Mordo, famiglia che svolse un importante ruolo nell'isola all'epoca del regime veneziano contro gli attacchi ottomani.
Online dal: 18.12.2014
Questa raccolta di trattati cosmologici contiene degli estratti da un manoscritto più ampio, scritto probabilmente dallo stesso copista Moses, oggi conservato nella collezione Schoenberg della University of Pennsylvania di Filadelfia (ljs 057). Contiene delle tabelle sui movimenti lunari di Jakob ben David ben Jomtow (Bonjorn), tre opere astrologiche di Abraham Ibn Esra (1089-intorno al 1164): un frammento del Reschit chochma ("Inizio della saggezza"), una gran parte del Mischpete ha-massalaot ("Leggi delle costellazioni") e una gran parte del Sefer ha-olam ("Libro dell'universo"), e quale ultima parte il Sefer ha-miwcharim le-Batlamjus, cioè l'Almagesto di Tolomeo. Alle cc. 15r e 15v si trovano tre immagini di costellazioni degli antichi: Orione (Ha-gibbor ba-te'omin, "Ereo dei gemelli"), scalzo e con la scimitarra (c. 15r), Eridano (Ha-nahar, "Fiume") e Lepus (Ha-arnewet, "Coniglio") (c. 15v). Le raffigurazioni si basano sull'opera araba "Descrizioni delle stelle fisse", scritta dall'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi nell'anno 964.
Online dal: 19.03.2015
Il titolo di questo libro sulla circoncisione del 1716 è Libro del mistero di Dio con [il commento] "Lo scettro d'oro" che, sulla base dello stile e della scrittura del copista (Sofer), viene attribuito ad Arje ben Juda Leib di Trebitsch (Moravia), attivo a Vienna. Il manoscritto contiene molte illustrazioni di varie scene: tra le altre, sulla pagina del titolo è raffigurato un gruppo di persone in una sinagoga impegnate in una discussione. Rende interessante la scena il fatto che siano presenti non solo uomini ma anche donne. Sul secondo foglio è raffigurato l'arcangelo Raffaele con il giovane Tobia che porta a casa un pesce per guarire il padre cieco. Il motivo dell'arcangelo Raffaele quale angelo custode dei bambini appare solitamente solo nell'arte cristiana. Per questo motivo Arje ben Juda Leib potrebbe aver utilizzato un modello cattolico per meglio illustrare la funzione protettiva della circoncisione per i bambini ebrei. Per la sua scrittura Arje ben Juda si orientò ai caratteri a stampa di Amsterdam, e in questo modo introdusse la moda be-otijjot Amsterdam ("con i caratteri di Amsterdam"), cioè la realizzazione di manoscritti nello stile dei caratteri a stampa di Amsterdam.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto della metà del XVIII secolo contiene, oltre al Seder birkat ha-mason («Ordine delle preghiere della benedizione del nutrimento»), la Birchot ha-nehenin («Benedizioni prima del consumo di cose»), die Schalosch mizwot naschim («Tre precetti per donne») e la Seder keri'at schema al ha-mitta («Disposizione dello schema delle preghiere per la note e prima di addormentarsi» Le parti relative ai tre precetti per le donne permettono di dedurre che il volume venne concepito come un regalo di matrimonio. Accanto all'illustrazione sulla pagina iniziale sono inoltre presenti nel volume 22 piccole illustrazioni a colori. Una formulazione ebrea sulla pagina del titolo rimanda a Deutschkreutz in Burgenland (Austria) quale luogo di origine del manoscritto. Le caratteristiche della scrittura e della decorazione permettono di attribuire il manoscritto al copista ed illustratore Aaron Wolf Herlingen.
Online dal: 18.12.2014
I salmi contenuti in questo manoscritto sono suddivisi a seconda dei giorni della settimana nei quali devono essere letti e, ad eccezione di quelli per il venerdì, queste sezioni sono introdotte da iniziali collocate in riquadri monocromi multicolori. Il manoscritto presenta nella pagina iniziale una cornice architettonica nella quale sono raffigurati Mosè ed Aaron sotto due archi. Particolarmente impressionante è la raffigurazione all'inizio del primo salmo a c. 6v dove, dopo la prima parola ashre, è raffigurato il re Davide seduto all'aperto sulla terrazza di un palazzo, intento a suonare l'arpa, mentre rivolge lo sguardo ad un volume aperto, che rappresenta probabilmente i suoi salmi. Il manoscritto Braginsky è stato copiato e decorato da Moses Judah Leib ben Wolf Broda di Třebíč, che è forse responsabile anche della decorazione del più famoso manoscritto ebraico del XVIII secolo, Haggadah Von Geldern del 1723. Oltre al salterio Braginsky, sono conosciuti altri sette manoscritti di Moses Judah Leib, prodotti tra il 1713 ed il 1723. La rilegatura in pelle di vitello macchiettata porta lo stemma della famiglia De Pinto di Amsterdam impressa in oro sia sulla coperta anteriore che su quella posteriore.
Online dal: 13.10.2016
Questa miscellanea sul ciclo di vita ebraico, databile all'ultimo terzo del secolo XV, rappresenta probabilmente un regalo di nozze. Fu copiata da Leon ben Joschua de Rossi di Cesena. Contiene delle preghiere per la cerimonia della circoncisione, il formulario per una contratto di matrimonio da Correggio del 1452 (senza nomi), testi relativi al rito delle nozze, tra i quali un inno con l'acrostico El'asar; il contratto per un matrimonio stipulato a Parma nel 1420 tra Juda, figlio di Elchanan di Ascoli Piceno e Stella, figlia di Solomon di Mantova. Inoltre contiene preghiere per il cimitero con una apposita da recitare durante il banchetto del funerale; un rituale per evitare cattivi sogni; Ka'arat kesef, un poema etico del poeta provenzale Jehoseph ben Hanan ben Nathan Ezobi del sec. XIII e infine - aggiunto da altra mano - una preghiera personale di Moses Latif per Joab Immanuel Finzi. Immediatamente alla fine del contratto si trova la raffigurazione della coppia di sposi (f. 10v). L'acconciatura, i vestiti e il velo della sposa rimandano alla contemporanea moda ferrarese, ciò che confermerebbe che il manoscritto è di origine italiana, forse della stessa Ferrara.
Online dal: 18.12.2014
Questa Pesach Haggada con la traduzione ebraica dell'inno Had Gadya (f. 23r) fu copiata ed illustrata da Nathan ben Simson di Mezeritsch (oggi Velke Mezirici, Repubblica Ceca). Contiene tra l'altro una pagina iniziale decorata, un ciclo di illustrazioni della cerimonia della sera del Seder della festa ebraica della Pesach, nove illustrazioni al testo ed un ciclo per l'inno conclusivo Had Gadya (f. 23r).
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto costituisce un capolavoro del miniatore Aaron Wolf Herlingen, un artista nato a Gewitsch in Moravia intorno al 1700, che ha operato tra gli altri a Pressburg (oggi Bratislava) e Vienna, e di cui oggi sono conosciuti più di quaranta manoscritti da lui firmati. La decorazione consiste in 60 illustrazioni a colori e tre iniziali decorate. Nella pagina iniziale il testo del titolo è affiancato dalle figure di Mosé e Aaron, e nella parte inferiore è raffigurato l'episodio della marcia nel deserto e della caduta della manna in presenza di Mosé, Aaron e della sorella di questi Miriam. L'inusuale presenza della figura di Miriam lascia supporre che il manoscritto fosse destinato ad una donna. Alla fine del testo sono trascritti i due canti - uno ebraico, l'altro aramaico Echad mi-jodea e Had Gadya - con la rispettiva traduzione in lingua yiddish.
Online dal: 18.12.2014
La Haggadah di Hijman Binger è un tipico esempio dell'arte dei manoscritti ebraici del Norde e del Centroeuropa della fine del XVIII e dell'inizio del XIX secolo. Cicli di immagini fanno da sfondo al contenuto scritto. Le illustrazioni mostrano della somiglianze con le tarde Haggadot di Joseph ben David di Leipnik, come quella del 1739 (Braginsky Collection B317) e lasciano presupporre che un'altra Haggadah di questo artista sia servita da modello a Hijman Binger. Un'ulteriore rarità del manoscritto è costituita da una carta della Terra Santa che è stata aggiunta alla fine (f. 52).
Online dal: 19.03.2015
Questo libricino di poche pagine contiene il Mohel: il cerimoniale per il rito della circoncisione. Una nota sulla pagina iniziale spiega trattarsi di un regalo di Mendel Rosenbaum per il cognato Joseph Elsas di Nitra, oggi cittadina nella repubblica Slovacca ma in passato ungherese. E' firmato da Leib Sahr Sofer e presenta nella decorazione analogie con varie opere eseguite dal più importante calligrafo ed illustratore operante a Nitra all'inizio del XIX secolo, Mordechai ben Josel, conosciuto anche col nome di Marcus Donath. La pagina finale presenta un calligramma con la figura di Mosé che in una mano regge le tavole delle leggi e con l'altra mostra il Pentateuco.
Online dal: 18.12.2014
Il codice è stato copiato da Elieser Sussman Meseritsch e illustrato da Charlotte Rothschild (1807-1859) e contiene, oltre al testo in ebraico, una traduzione in tedesco. La Haggadah venne realizzata dall'artista per il settantesimo compleanno dello zio Anschel Mayer Rothschild. Si tratta dell'unico manoscritto ebraico finora conosciuto che sia stato miniato da una donna. Charlotte Rothschild si ispirò ad opere sia ebraiche che cristiane, come per es. manoscritti medievali, il ciclo biblico dipinto da Raffaello nelle Logge del Vaticano e le stampe contenute nella Haggadah stampata ad Amsterdam del 1695. In una sola immagine, la scena del Seder della festa di Pesach, Charlotte Rothschild ha lasciato sullo sfondo le sue iniziali nello schienale di una sedia (p. 42). Il manoscritto servì forse da modello al famoso pittore Moritz Daniel Oppenheim (1800-1882). Nelle sue memorie egli ricorda di aver eseguito, da studente, degli schizzi per Charlotte Rothschild.
Online dal: 19.03.2015
Splendido manoscritto contenente il testo della Haggada nel quale ogni pagina è decorata con ricche bordure costituite da elementi floreali e da decorazioni a penna che delimitano lo spazio dedicato alla scrittura, realizzate prevalentemente con oro e blu di lapislazzulo. Stilisticamente la decorazione è fortemente orientata alla miniatura persiana, soprattutto alle opere della scuola di Schiraz dell'epoca tra il 1560 ed il 1580. L'esecuzione dell'opera viene attribuita a Victor Bouton nato nel 1819 in Lotaringia e attivo a Parigi quale disegnatore, pittore di stemmi e incisore. L'attribuzione si basa su di un analogo lussuoso codice firmato dall'artista e commissionatogli da Edmond James de Rothschild per la madre, e su di una nota biografica che ricorda che l'artista ricevette da un ricco ebreo l'enorme somma di 32'000 franchi d'oro per una Haggadah. L'unica scena (f. 1v) presente nel ms. illustra la festa della prima sera della Pesach nella quale un gruppo di cinque uomini e due donne, in abiti orientali, è seduto al tavolo di Seder mentre il padrone di casa benedice il vino.
Online dal: 19.03.2015
Questa Haggadah è stata illustrata nel 1739 da Joseph ben David di Leipnik, e prima che giungesse nel 2007 nella collezione Braginsky, non se ne aveva notizia. Come la maggior parte delle Haggadot dell'epoca, anche questo esemplare prende a modello le incisioni delle Haggadot di Amsterdam a stampa del 1695 e del 1712. Le caratteristiche delle illustrazioni di Joseph ben David, le cui opere sono ben conosciute, vengono rese in maniera esemplare. Nella gamma dei colori dominano le tinte e le gradazioni pastello. Tra i motivi ricorrenti nelle sue Haggadot, e che si rifanno a modelli precedenti, figurano le raffigurazioni del capretto della Pesach, il pane Matzah e le erbe amare. La loro consumazione è una parte della festa della Pesach, durante la quale tradizionalmente si effettua una lettura comune della Haggadah.
Online dal: 19.03.2015
Il sottile libricino, adorno di una legatura con impressioni dorate, contiene le preghiere per la festa della sera che precede il Novilunio, e venne commissionato da Elieser (Lazzaro) von Geldern a Vienna. La pagina del titolo mostra, secondo le convenzioni, Mosé e Aronne. Il copista ed artista Nathan ben Simson di Meseritsch (Velké Meziříčí) in Moravia, era nella prima metà del XIX secolo uno tra i più prominenti illustratori di manoscritti ebraici. Tra il 1723 ed il 1739 egli creò almeno 23 opere del genere.
Online dal: 20.12.2016
Il "conteggio dell'Omer" nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot, e Omer designa il primo covone della raccolta che nel secondo giorno della Pesach viene portato al tempio di Gerusalemme quale offerta. I calendari dell'Omer erano particolarmente apprezzati nel XVIII sec. sotto varie forme e questo esemplare fa parte di un gruppo di sei, realizzati in formato ridotto, che possono essere datati tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. La rilegatura è in argento: nella coperta anteriore è incisa una decorazione floreale e un monogramma e in quella posteriore un uccello simile ad una cicogna con una spiga di frumento nel becco. Il manoscritto contiene 50 illustrazioni dipinte che illustrano praticamente ogni pagina del calendario.
Online dal: 19.03.2015
Questo minuscolo libro contiene la benedizione del nutrimento, con le consuete aggiunte per Chanukkah e Purim, così come varie benedizioni, quali per esempio la preghiera Shemà da recitare prima di coricarsi, o prima di gustare determinate cose. Presenta una pagina del titolo illustrata, 19 illustrazioni singole, cinque riquadri decorati contenenti singole lettere o iniziali ed un passaggio del testo decorato. Nella pagina del titolo l'artista non ha inserito il suo nome ma comunque annotato che il manoscritto venne terminato nel 1725, sotto il regno dell'imperatore Carlo VI a Nikolsburg (Cechia). Così come altre Birkat ha-mason, anche questa venne redatta per una donna. In un foglio di guardia iniziale inserito in un secondo momento è contenuta, in un ricco ornamento, la dedica a Fradche, moglie di Mosé Gundersheim. Grazie al confronto della scrittura e dell'illustrazione di un'opera simile del 1728 conservata nella Kongelige Bibliotek di Copenaghen (Cod. Hebr. XXXII) si può affermare che entrambe i manoscritti con la Birkat ha-mason sono stati eseguiti dal medesimo artista, cioè Samuel ben Zewi Hirsch Drenitz, che era attivo a Nikolsburg.
Online dal: 20.12.2016
Questo manoscritto di formato ridotto, risalente al XVII secolo, contiene delle preghiere inniche, racconti e benedizioni per la cerimonia della circoncisione. Due sezioni del libretto contengono delle pagine illustrate. Oltre alla pagina del titolo, decorata con un portale di tipo rinascimentale, sono presenti undici illustrazioni con temi biblici e quattro scene di ambientazione contemporanea riguardanti la nascita e la circoncisione. Alcune di queste illustrazioni sono influenzate dall'arte di Federico Zuccaro (intorno al 1540-1609) e di Raffaello.
Online dal: 20.12.2016
L'Università di Padova fu fino al 1880 il più importante centro per gli studenti ebraici, mentre l'Università di Bologna non inseriva nelle matricole gli Ebrei. Il diploma di dottorato costituiva il 'biglietto d'entrata' per i medici ebraici nella moderna società formata da nobili e borghesi. L'Università di Padova rilasciava ai suoi diplomati un documento in latino redatto a mano e decorato. Nella pagina iniziale del diploma per Israel Baruch Olmo figura lo stemma della famiglia Olmo: un olmo affiancato da una fontana zampillante e dallo stelo di un cereale.
Online dal: 20.12.2016
Questo minuscolo libro di preghiere costituisce lo speciale risultato del lavoro in comune di due dei più importanti rappresentanti viennesi dell'arte ebraica del XVIII secolo. Aaron Wolf Herlingen scrisse ed illustrò la pagina del titolo, Meschullam Simmel ben Moses di Polná realizzò il resto dei disegni e molto probabilmente copiò i testi con le preghiere. Evidentemente il libriccino costituiva un regalo di nozze. Contiene in totale nove illustrazioni al testo e quattro parole iniziali riccamente decorate. Il libro di preghiere appartenne alla "rispettabile e saggia giovane Hindl". Nel manoscritto si leggono anche delle annotazioni riguardanti la nascita dei suoi bambini tra il 1719 ed il 1741.
Online dal: 20.12.2016