Descrizione del progetto: Il costante sostegno del programma «Informazione scientifica» di swissuniversities rende possibile la stabilizzazione e la trasformazione da un progetto ad un servizio stabile. In seguito dovrà essere migliorata ulteriormente l'infrastruttura tecnica. Questo ulteriore sviluppo si rende necessario per poter sostenere i sostanziali sviluppi tecnici dei prossimi anni nel campo della interoperabilità. Infine vengono avviati nuovi progetti parziali per pubblicare online, entro il 2020, i manoscritti svizzeri più ricerca dal punto di vista attuale della ricerca.
Tutte le biblioteche e collezioni
Cologny, Fondation Martin Bodmer, Cod. Bodmer 114
Pergamena · 229 ff. · 21.9 x 14.5 cm · Italia del Nord (Padova o Venezia?) · metà del XV sec.
Martialis, Epigrammata
Il codice, vergato in scrittura umanistica, contiene gli Epigrammata di Marziale (ca. 40-ca. 102), in dodici libri, seguiti da due testi conclusivi abitualmente presenti Xenia e Apophoreta. Manca il primo foglio del manoscritto, e qualche epigramma è stato aggiunto, probabilmente alla stessa epoca, da una mano diversa rispetto a quella del copista principale (41v, 105v, 132r, 133v, 136v). In assenza della pagina col titolo, la decorazione si limita ad una serie di iniziali realizzata da due diversi artisti, le une a bianchi girari, le altre ornate di intrecci annodati su fondo oro, chiamati talvolta «a cappio annodato». Ogni epigramma è introdotto da una semplice iniziale dipinta in blu. Prodotto verso la metà del XV secolo in Italia del Nord, il codice à attestato in Francia dal XVIII sec., nelle mani della famiglia de Jarente de Sénas, poi presso Ambroise Firmin-Didot. Nel corso dell XIX sec. ha cambiato più volte proprietario prima di entrare nella collezione di Martin Bodmer. (rou)
Carta · II + 94 ff. · 32.9 x 22.5 cm · regione di Basilea · intorno all 1520-1530?
De rebus bellicis e Notitia dignitatum
I due testi, De rebus bellicis (cc. 5r-17v) e Notitia dignitatum (cc. 19r-94r), riuniti in questo manoscritto, risalgono all’Antichità e presentano rispettivamente le macchine da guerra utilizzate dall’esercito romano nel primo caso, e l’organizzazione militare del Basso Impero nelle sue parti occidentali e orientali, nell’altro. Già in origine sono stati concepiti, tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, con delle illustrazioni; la più antica copia conosciuta, risalente alla fine del IX e all’inizio del X secolo, era conservata nella biblioteca della cattedrale di Spira (di cui oggi rimane un solo foglio). Questa copia fu presa in prestito nel 1436 dal cardinale Pietro Donato mentre si trovava al concilio di Basilea dove furono realizzate almeno due copie, miniate da Péronet Lamy (Oxford, Bodleian Library, Ms. Canon. Misc. 378; Parigi, BnF, lat. 9661). Il manoscritto della Fondazione Bodmer ne costituisce una nuova riproduzione, almeno di un secolo più tardiva, che potrebbe essere servita all’edizione di questi due testi, immagini comprese, realizzata da Sigismundus Gelenius e pubblicata da Froben a Basilea nel 1552. (rou)
Pergamena e carta · I + 47 ff. · 22.9 x 19.9 cm · Canton Zurigo · intorno al 1548 con aggiunte fino all’inizio del XVII sec.
Trascrizioni di statuti comunali, trattati e ordinanze dal Canton Zurigo (Neuamt)
Il manoscritto contiene la trascrizione di una serie di documenti che si riferiscono direttamente o indirettamente al baliaggio di Neuamt nel Canton Zurigo. È composto di tre distinte
parti – una in pergamena (cc. 1-27) e due in carta (cc. 28-39 e 40-47) – che
probabilmente vennero rilegate insieme nel 1548, come risulta dalla data
impressa sulla coperta anteriore. I testi raccolti risalgono ad un arco di
tempo che va dal 1538 alle aggiunte del 1604, tranne un documento del 1461
(36r-38v). (ber)
Pergamena · 36 ff. · 25.4 x 14.5 cm · Sicilia · XI o XI-XII secolo
Origene, Commentarii in Canticum Canticorum (tradotto in latino da Rufino Aquileiense)
Questo manoscritto, copiato nella Sicilia normanna, contiene il Commento al Cantico dei Cantici di Origene, nella versione tradotta dal greco in latino da Rufino di Aquileia (versi 345-verso 411) comprendente i primi quattro libri sugli iniziali dieci che il testo di Origene doveva contare. É preceduto da un prologo di s. Gerolamo e seguito da una breve preghiera di Gregorio di Nazianzio, anch'essa tradotta in latino da Rufino di Aquileia. Il commento di Origene, che incarna lo Sposo nel Cristo e la Sposa nella Chiesa, ma anche l'anima individuale, ha influenzato per secoli le interpretazioni spirituali del Cantico dei Cantici. (rou)
Carta · III + 147 + III ff. · 30.8 x 21.4 cm · Italia del nord · XV sec.
Floro, Epitome di Tito Livio; Paulo Orosio, Historiae aduersus paganos
Il manoscritto su carta, copiato nell’Italia del nord, si compone di due testi di storia antica copiati indipendentemente: l’Epitome di Tito Livio di Floro e le Storie contro i pagani di Paolo Orosio. Questi testi conobbero un enorme successo nel corso di tutto il Medioevo e si ritrovano in tutte le biblioteche medievali di una certa importanza. Come si deduce dall’ex-libris del sec. XV (c. 147r), questo esemplare appartenne all’abbazia degli eremiti di S. Agostino di San Pier d’Arena presso Genova. (rou)
Pergamena · 70 ff. · 31.7 x 22.2 cm · Italia · inizio del XIV sec.
Ovidius, Ars amatoria; Hymni officii ordinari; Priscianus, Institutiones grammaticae (XVII-XVIII); Secretum secretorum; De physiognomonia libellus
Copiato in Italia all’inizio del XIV secolo, il manoscritto riunisce i seguenti testi: l’Arte amatoria di Ovidio, due libri della Grammatica di Prisciano, degli estratti dal Secretum secretorum, un libro – incompleto – sulla fisionomia di autore incerto, ed una serie di inni attribuiti tra gli altri a Gregorio Magno, s. Ambrogio o Sedulio. Mancante di due fogli all’inizio, il manoscritto rivela tracce di uso antico, con l’aggiunta di commenti o di maniculae nei margini. Questa copia non presenta della decorazione ad eccezione di alcune iniziali filigranate rosse e viola, ritoccate d’oro e inquadrate. (rou)
Pergamena · 16 ff. · 19.4 x 12.5 cm · Germania (?) · XI o XII sec. (inizio?)
Ovidio, Fasti (frammenti)
Scoperti intorno al 1700 presso la scuola del monstero di Ilfeld, questi frammenti dei Fasti di Ovidio, da allora conosciuti con il nome di «Fragmentum Ilfeldense», sono entrati nella collezione di Martin Bodmer nel 1956. Precedentemente dovettero essere stati usati come fogli di guardia o in una legatura. I Fasti, un poema in distici elegiaci, tratta del calendario romano – solo i primi sei mesi dell'anno – e della sua trasformazione all’inizio dell’Impero con l’introduzione delle feste commemorative di Augusto. (rou)
Pergamena · 2 ff. · 18.3 x 11.5 cm · Germania (?) · XII sec. (fine?)
Ovidio, Tristia
Il bifolio in pergamena, risalente alla fine del XII sec., è stato riutilizzato in un epoca imprecisata quale rilegatura, come mostrano i segni di piegatura nel margine inferiore. Contiene un estratto della Tristia, una raccolta di lettere in distici elegiaci che Ovidio scrisse durante il suo esilio. Il testo è continuo, ciò che indica che il bifoglio si trovava al centro di un fascicolo; mancano solo alcuni versi a causa del taglio nella parte superiore del foglio. E’ stato acquistato da Martin Bodmer nel 1958 dal libraio Kraus di New York. (rou)
Pergamena · IV + 12 + IV ff. · 18.5 x 10.8 cm · Francia (?) · XII sec. (metà?)
Persius, Saturae
Il manoscritto contiene le Satire del poeta romano Persio – Aulus Persius Flaccus (34-62). Ad eccezione del prologo scritto in esametri, le satire sono brevi per quanto riguarda il numero dei versi (circa 650). Furono molto popolari nel corso del medioevo e anche oltre, visto che Jean-Jacques Rousseau vi prende in prestito delle parole – intus et in cute (Satire III, v. 30 – fol. 5v) – per inserirlo all’inizio delle sue Confessions. Questa copia delle Satire risale al XII sec. e potrebbe essere stata trascritta in Francia, come suggerisce l’aggiunta di una parafrasi in francese del vangelo di Luca che occupa l’ultimo foglio del manoscritto. (rou)
Pergamena · I + 266 ff. · 29.1 x 21 cm · Italia (Roma?) · intorno al 1480 (?)
Plauto, Commedie
Le venti commedie di Plauto contenute in questo manoscritto sono state copiate nel corso della seconda metà del XV sec. in una scrittura umanistica molto accurata. Ogni commedia è introdotta da una iniziale d’oro con bianchi girari. La prima carta è inoltre dotata di un riquadro composto da intrecci vegetali interrotti nella parte inferiore da una corona di alloro attorniata da due putti, il cui interno, lasciato bianco, avrebbe dovuto contenere lo stemma del possessore. Secondo un’antica segnatura che si trova sul piatto anteriore, il manoscritto apparteneva nel XVII sec. alla biblioteca dei maurini a Roma. (rou)
Pergamena · 2 ff. · 42.5 x 56.5 cm · Livorno (?) · seconda metà del XVII sec.
Carte marine del Mediterraneo, attribuite a Giovanni Battista Cavallini o a Pietro Cavallini (?)
Le due carte miniate appartenevano probabilmente ad un atlante di carte marine, o a un portolano. La prima, orientata verso nord, rappresenta parte delle coste dell'Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo ai lati dello stretto di Gibilterra, tra le Isole Canarie e l'Italia settentrionale. La seconda mappa, rivolta ad ovest, mostra le isole del Mar Egeo tra Creta (Candia) e Salonicco, la Grecia e l'Asia Minore, dove Troia e Costantinopoli sono situate in maniera anacronistica. Una scala di latitudini sulla prima carta, delle scale graduate di distanza vicino ai margini, delle linee di rombi e delle rose dei venti ornate di fiori di giglio accompagnano i toponimi del litorale in rosso e nero perpendicolarmente alle coste. Il loro tracciato, molto stilizzato, accentua i promontori e gli estuari, e il cartografo ha rappresentato anche alcuni fiumi, ma senza molta precisione. Nell'entroterra, e collocate in modo piuttosto vago, figurano delle vignette urbane con bandiere con stemmi, montagne e alberi. In mare, appaiono su entrambe le mappe alcune navi e un animale marino. I nomi delle regioni sono iscritti su banderuole, o indicati in caratteri più grandi. Lo stile particolare del disegno delle città, delle decorazioni e la grafia rimandano alla produzione di Giovanni Battista Cavallini, o del suo successore Pietro Cavallini, attivo a Livorno tra il 1636 e il 1688. (vag)
Carta · I + 143 + I ff. · 20 x 14.2 cm · Germania sudoccidentale · XV/XVI sec.
Marquart von Stadtkyll: Chirurgie, Von den Zeichen des Todes, Ricette medicinali dalla pratica chirurgica
La gran parte del codice contiene opere di Marquart von Stadtkyll – la Chirurgie (5r-50r) e Von den Zeichen des Todes (50v-58v) – o a lui attribuite (59r-109r ricette varie per cerotti, pomate, polveri, bagni ecc.). Nel resto del codice (1v-4v, 109r-139r) sono state trascritte, tra il XV e il XVI secolo da vari copisti, 150 ricette mediche varie. Il tipo di scrittura ed il dialetto utilizzato rimandano ad una origine nella Germania sudoccidentale. Nel XIX sec. il manoscritto era in possesso di una famiglia Hegwein di Herrnsheim (nella Bassa Franconia) i cui membri vi hanno apposto i loro nomi e varie date. Nel 1969 è stato acquistato da Martin Bodmer presso la William H. Schab Gallery di New York. (ber)
Pergamena · I + 122 + I ff. · 30.3 x 21 cm · Italia del Nord · ultimo terzo del XIV sec.
Seneca, Tragedie
Seneca è il più letto e amato drammaturgo antico del Medioevo. I manoscritti delle sue Tragedie, quasi 400 copie conosciute fino ad oggi, risalgono per lo più al XIV e XV secolo, come la copia della Fondazione Bodmer. Questa presenta inoltre una serie di iniziali istoriate collocate all’inizio di ogni dramma di Seneca, la cui illustrazione riassume la trama drammatica, come per esempio il suicidio di Giocaste e l’accecamento di Edipo all’inizio del dramma omonimo (f. 46v). La loro realizzazione, piuttosto modesta, è probabilmente localizzata nel Nord Italia dove fu prodotta la maggior parte delle copie miniate di questo testo (una cinquantina circa). (rou)
Carta · 62 ff. · 30.2 x 21.7 cm · Sudtirolo (?) (Bressanone, monastero di S. Elisabetta?)
Heinrich Seuse, Büchlein der ewigen Weisheit . Trattato allegorico: Die zwölf Lichter im Tempel der Seele
Questo
manoscritto cartaceo datato contiene l’opera molto diffusa nel tardo medioevo
del mistico tedesco domenicano Enrico Susone (1295-1366) Büchlein der
ewigen Weisheit e il trattato allegorico Die zwölf Lichter
im Tempel der Seele, forse originariamente parte di una predica. Le
caratteristiche linguistiche del testo (dialetto bavarese) rimandano ad una
provenienza dal Sudtirolo, mentre una tarda annotazione sulla carta di guardia
(XVIII-XIX sec.) potrebbe costituire una segnatura di appartenenza alla
biblioteca del monastero delle clarisse di S. Elisabetta a Bressanone. (ber)
Pergamena · 16 ff. · 9.5-32 x 8.6-21 cm · Italia · XI sec.
Terenzio, Commedie: Andria e Eunuchus
Il teatro di Terenzio fu molto apprezzato lungo tutto il medioevo, come testimonia questo manoscritto, vergato in scrittura carolina e risalente al sec. XI, che conserva dei frammenti di due delle sue sei commedie, Andria e Eunuchus. Questi frammenti, di formato diverso, sono stati utilizzati tra il XV e il XVI sec. quali legature di registri, come dimostrano certi segni di usura e di piegature, così come le date segnate a fianco delle invocazioni alla Vergine, a Cristo o a s. Tommaso. (rou)
Carta · I + 367 + I ff. · 41.1 x 28.5 cm · Austria · secondo terzo XV sec.
Ciclo di Willehalm: Ulrich von dem Türlin: Arabel · Wolfram von Eschenbach: Willehalm · Ulrich von Türheim: Rennewart
Il racconto in versi Willehalm di Wolfram von Eschenbach – uno dei più importanti scrittori del medioevo tedesco – è un romanzo storico-leggendario su modello delle canzoni di gesta francesi. Narra le vicende dell’amore tra Willehalm, conte di Tolosa, e Arabel, figlia di un re musulmano, e rispecchia la storia del conflitto tra le due culture medievali. Dagli anni ’60 del XIII secolo lo si trova unito in un unico ciclo con l’Arabel di Ulrich von dem Türlin, che ne racconta l’antefatto, e il Rennewart, che ne rappresenta la continuazione. Si conserva in poco più di una decina di codici completi e in numerosi frammenti. (ber)
Pergamena · 7 ff. · 48.5-75.5 x 15.5-18.2 cm · Inghilterra o Francia (?) · metà del sec. XIII
Pierre de Poitiers, Compendium historiae in genealogia Christi
La compilazione storico-biblica di Pierre de Poitiers (1130-1205 ca.), Compendium historiae in genealogia Christi, era molto diffusa nel corso degli ultimi secoli del medioevo. Come molti altri esemplari di questo testo, questa copia è stata trascritta su di un rotolo di pergamena. Tuttavia questo è stato tagliato in 7 fogli a una data sconosciuta. Dei medaglioni figurati e degli schemi, per la maggior parte genealogici, percorrono tutto il manoscritto, creando una linea continua che disegna la storia del mondo dal peccato originale (f. 1) alla Natività (f. 5). (rou)
Carta · XI + 200 + IX ff. · 34.8 x 28 cm · Panjab (nord-ovest dell'India) · XVIII sec.
Bhāgavatapurāṇa, libro 10
Il manoscritto contiene un adattamento, in lingua punjabi/braj bhasha del libro 10 del Bhāgavata Purāṇa, copiato in alfabeto gurmukhi. Si tratta di una collezione di storie della vita del dio Krishna in versi (caupaī, kabitā, soraṭhā e altre). Contrariamente alla versione in sanscrito, questo testo non ha una chiara struttura in capitoli e presenta una numerazione continua (880 versi). È riccamente illustrato con delle scene della vita di Krishna (più di 200 miniature). Si tratta di una variante libera in versi dell'antico testo sanscrito scritto in ślokas, che era estremamente popolare in India. (ser)
Carta · IV + 58 + V ff. · 11.7 x 16.2 cm · Rajasthan · XIX sec.
Raccolta di poemi
Il
manoscritto, copiato in alfabeto devanagari moderno, contiene una serie di
estratti di poemi su Rādhā e Krishna e su nāyikāse su nāyakas (eroi
maschili e femminili), che mostrano diversi stadi e tappe dell'amore erotico.
Due testi menzionano nei rispettivi colofoni i nomi degli autori o compilatori
Rājānāgarī Dāsa (c. 55v) et il venerabile Kuvara Phakīra Siṃha - Kubar Fakīr
Singh in lingua hindi (c. 58v). Il manoscritto è illustrato: cinque miniature
rappresentano Rādhā e Krishna (cc. 1v, 10r, 26v, 33r e 37v), e due altri raffigurano
dei giovani innamorati (cc. 52r, 52v). I poemi seguono diverse forme, in
copaī/caupaī, dohā,
aralli, e soraṭha. Ciascuno di essi ha un
numero fisso di linee, di sillabe per riga e altre specificità metriche. Questo
stile era molto popolare nel nord ovest dell'India a partire dal XVIII sec. Prima
di entrare a far parte della collezione Bodmer ad una data imprecisata, il
manoscritto appartenne a Oliver Henry Perkins (guardia anteriore). (ser)
Carta · IV + 165 + IX ff. · 7.5 x 12.5 cm · prima metà del XVIII sec.
Bhagavadgītā e altri testi
Il manoscritto comprende una collezione di quattro diversi testi. Il testo principale è il Bhagavadgītā («Canto del Signore»), una parte dell'epopea del Mahābhārata, libro 6, che comprende 18 capitoli, qui trascritti in alfabeto devanagari influenzato dalla lingua kashmiri (1v-165r). Si tratta di uno dei testi maggiormente copiati della tradizione hindu, e che sopravvive in un grande numero di manoscritti. All'inizio dei 18 capitoli si alternano dei ritratti dipinti di Krishna e Arjuna. Il Bhagavadgītā è preceduto dal Prayāgatīrthasnānasaṃkalpa, apadoddhāraṇastotra (V2r-V4v), «una promessa di bagnarsi a Prayāga (Allahabad)», e seguito dal Pañcavaktrahanumatkavaca (N1v-N7v), un mantra di protezione di Hanuman, e infine dallo Stavarāja (N8r-N8v), un «elogio del re», che serve da colofone a questa raccolta di testi. I tre testi sussidiari sono scritti in un alfabeto devanagari comune. Una annotazione parzialmente leggibile, datata al 29 agosto 1781, identifica il manoscritto come un «libro di preghiere di un brahmano» donato ad un proprietario non identificato «al momento della sua partenza dall'India» (V1r). (ser)