Zürich, Schweizerisches Nationalmuseum, LM 25893
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Lorena Dal Poz, 2016.

Titolo del codice: Commissione di Cristoforo Duodo, procuratore di San Marco de ultra (1491-1496).
Luogo di origine: Venezia
Datazione: 1491 ca.
Supporto materiale: pergamena e carta.
Dimensioni: 4 ff.
Formato: 268 x 183 mm.
Numerazione delle pagine: foliazione recente in cifre arabiche nell’angolo superiore esterno, a matita; residua foliazione antica (“ai”) al f. 2r.
Composizione dei fascicoli: bifolio, con inserto cartaceo incollato al f. 1r.
Condizione: frammento. Piccoli fori, strappi e bruniture agli angoli e lungo la rigatura; cadute di colore nella miniatura e scoloriture del testo in inchiostro bruno al f. 2r; inserto cartaceo smarginato a metà del lato destro.
Disposizione della pagina: rigatura a colore nel foglio contenente il testo, non presente nel foglio con illustrazioni. Specchio di rigatura 167 x 108 mm.
Tipo di scrittura e mani: scrittura gotica italiana su 27 linee, di un'unica mano. Dall’ultimo quarto del secolo le commissioni dogali sono sempre più spesso vergate in scrittura umanistica o nella scrittura cancelleresca in uso presso la cancelleria dogale veneziana.
Decorazione:
  • Titolo, includente data cronica incompleta, e numerazione dei capitoli in cifre romane e inchiostro rosso.
  • Iniziali rubricate e filigranate, alternativamente blu con filigrana rossa o dorate con filigrana blu, segnano l’inizio di ciascun capitolo dell’indice al f. 2.
  • Iniziale maggiore dorata con filigrana blu a motivi di riccioli e corolla floreale all’inizio del titolo rubricato; decorazioni filigranate simili, con code che si estendono sui margini, decorano anche la prima e l’ultima iniziale rubricata di ciascuna pagina.
  • Al f. 1v pagina miniata, con illustrazione su due registri: in alto immagine mezza figura di Dio Padre a braccia aperte e la colomba dello Spirito Santo entro mandorla, affiancata parte e l’altra da due tondi blu e oro raggiati, uno recante al centro l’iscrizione “I(E)S(U)S”, l’altro MAR(IA), sotto un cartiglio con la scritta “IN DEO SPERO” e un terzo tondo raggiato abraso, probabilmente contenente in origine un cristogramma; sulla sinistra immagine di San Cristoforo e a destra di Sant’Agnese. Nel registro inferiore stemma Duodo (Morando di Custoza, 1979, nr. 1177) parzialmente ridipinto: di rosso, alla banda d'oro, ripiena di grigio sovrapposto al colore originario, probabilmente azzurro, carica di 3 gigli blu; sopra elmo sormontato da racemi fogliati rossi e blu fiancheggiato da due putti.
Aggiunte: inserto cartaceo a stampa con incisione xilografica ripassato a colore al f. 1r, mm. 140 x 98
Legatura: mancante
Lingua principale: latino
Contenuto:
  • c. 2r Commissione di Cristoforo Duodo, procuratore di San Marco de ultra (1491-1496). >Incipiunt capitula commissionis nobili viri domini Christophori Duodo, Procuratoris Sancti Marci, super Commissariis de ultra canale costituti. In MCCCCLXXX mensis Indictione Rivoalti.< in rosso.
    Segue l’inizio dell’indice dei capitoli.
    Il frammento contiene solo parte dell’indice delle obbligazioni del Duodo, che in genere per i procuratori erano circa sessanta.
Origine del manoscritto:
  • i procuratori di San Marco erano la più alta carica vitalizia della Repubblica di Venezia dopo il doge e spesso rappresentava il gradino per accedere al dogado. La carica venne istituita intorno l’XI secolo per la cura della fabbrica della Basilica Marciana: inizialmente vi era solo un procuratore ma crebbero progressivamente sia il loro numero sia i loro compiti. Dal 1443 divennero nove e suddivisi tra procuratori de supra, che attendeva alla cura della Basilica di S. Marco, de ultra e de citra, con il compito di occuparsi di incombenze caritatevoli e testamentarie rispettivamente per i sestieri di Dorsoduro, San Polo e S. Croce i primi e per i sestieri di S. Marco, Castello e Cannaregio i secondi. Esistono tuttora sette procuratori che si occupano della cura della Basilica, del suo patrimonio e del personale addetto.
  • Le Commissioni dei procuratori sono le raccolte dei loro capitolari, cioè liste degli specifici doveri cui avevano giurato di obbedire. Appartengono quindi alla cospicua documentazione ufficiale della Serenissima, che per la sua importanza spesso era impreziosita da miniature, e di cui ci sono pervenute soprattutto Commissioni dogali (Helena Szépe ne ha censite 1.500), termine con cui si indicano tutti i documenti firmati dal doge.
  • Le commissioni dei procuratori sono invece piuttosto rare, essendo per loro natura di numero limitato, una per ogni procuratore: Chambers ne ha individuato 51 nel periodo dal 1442 al 1606, di cui 21 del secolo XV, cui va aggiunto il frammento di Cristoforo Duodo fino ad ora non identificato. Questi, appartenente al ramo a S. Angelo della ricca e prestigiosa famiglia veneziana, fu personaggio di rilievo nella vita economica e politica cittadina soprattutto dall’ottavo decennio del secolo; il 9 gennaio 1491 fu eletto procuratore de ultra succedendo a Bertuzzi Contarini. La data apposta nella rubrica che precede il testo è quindi incompleta, secondo l’uso, attestato, di ricorrere nella data cronica delle Commissioni a formule predefinite che andavano poi integrate, cosa che non fu più fatta in questo documento che mostra ampi spazi bianchi sia dopo la cifra “MCCCCLXXX” che dopo le diciture “mensis” e “indictione”.
  • I santi raffigurati in questa Commissione sono identificabili non solo per i loro attributi specifici (Cristoforo con bastone e il Bambino Gesù sulle spalle, Agnese con la palma del martirio e l’agnello), ma perché richiamano i nomi del procuratore de ultra Cristoforo Duodo (1418-1496), il cui nome è indicato in rubrica, e di sua moglie Agnese Pisani; la devozione di Duodo al santo è confermata dal fatto che fu sepolto, per sua espressa volontà, nella chiesa dell’isola di S. Cristoforo nei pressi di Murano, demolita insieme all’omonimo convento nel 1810.
  • Dalla metà del Quattrocento le illustrazioni delle Commissioni dei procuratori cominciarono ad assumere uno schema più regolare, che si definisce intorno al settimo - ottavo decennio del secolo: vi compare in genere San Marco con un libro - il Vangelo o il capitolare stesso – che tiene in mano o porge al procuratore. La carica infatti era considerata come una diretta investitura dell’evangelista e prevedeva una solenne cerimonia di insediamento nella Basilica di San Marco in cui l’eligendo giurava sulla sua Commissione. In questo frammento non compare alcuna immagine di San Marco così come manca il testo del giuramento, cui pure fa riferimento il frammentario scritto e che, insieme alle commissioni, costituiva il Capitolare di ogni procuratore: si può supporre perciò che esistesse una seconda pagina miniata o almeno decorata da un’iniziale miniata posta di fronte a quella conservatasi, che probabilmente conteneva un’immagine del santo, pagina smembrata insieme al giuramento e al corpo stesso del manoscritto.
  • Questa ipotesi è rafforzata dal confronto con la Commissione di Bertuzzi Contarini del 1485 (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Classe III 313), alla cui morte Duodo subentrò nella carica di procuratore de ultra: a c. 7v vi è una pagina illustrata con un grande scudo sormontato da spessi racemi rossi e blu, elmo al centro e cartiglio con motto iscritto, molto simile all’illustrazione del registro inferiore della nostra Commissione, e a c. 8r un’altra pagina miniata con iniziate istoriata raffigurante San Marco e fregi lungo i quattro margini che incorniciano il testo del giuramento di Bertuccio.
  • Nelle Commissioni di questi anni è rara, ma attestata nella Commissione di Agostino Barbarigo del 1485 (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Classe III 160), la presenza del santo onomastico del committente, mentre non ci sono riscontri di raffigurazioni della santa onomastica della moglie del procuratore, come Sant’Agnese in questo frammento.
  • L’illustrazione delle citate Commissioni Contarini e Barbarigo e quella di Ferigo Corner (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. lat. Cl. V. 31= 2749) sono state ricondotte da Giordana Mariani Canova ad un miniatore denominato “Maestro dei Giuramenti”, di formazione veneta ma con influssi ferraresi, personalità in seguito articolata tra più miniatori tra cui quello di maggior spicco è il “Maestro delle Sette Virtù”.
  • Il Maestro del frammento Duodo mostra di conoscere e fare riferimento a questo gruppo di manoscritti, ma il grafismo tormentato di ascendenza ferrarese che li caratterizza è mitigato da una grazia narrativa e da un vivace colorismo che attingono alla più schietta tradizione veneziana di Leonardo Bellini (1423-1425 ca. – 1490 ca.) quale si manifesta nella più tarda Commissione del doge Agostino Barbarigo a Bernardo Cicogna (Venezia, Biblioteca del Museo Correr III 297). Leonardo Bellini era del resto, tra il sesto e settimo decennio del Quattrocento ma forse anche oltre, il miniatore preferito per la decorazione dei documenti ufficiali veneziani, contribuendo in modo determinante a definire alcune tipologie iconografiche e stilistiche che costituiranno i modelli anche per gli illustratori dell’ultimo Quattrocento. La Commissione Duodo, mostra infatti di aderire ancora a canoni gotici nella scelta di scrittura, nella tipologia decorativa che in altri esempi coevi è invece già improntata al libro umanistico, e nelle lumeggiature dorate, ma aggiornati e non distanti dalle realizzazioni della bottega del Maestro del Plinio di Pico attestati ad esempio nella Commissione del procuratore Antonio Grimani (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. Classe III 158) del 1494. Il colorismo tonale con cui sono costruite le figure e il vigore plastico degli ornati mostrano tuttavia che questo anonimo miniatore è già partecipe della cultura artistica dell’ultimo decennio del Quattrocento dominata da lì a poco dal padovano Benedetto Bordon, documentato a Venezia dal 1494.
Provenienza del manoscritto: Al f. 1r la xilografia incollata reca lo stemma di Carolus Agricola Hammonius iuris utriusque doctor, il cui nome è iscritto entro una cornice ovale, un putto ad ogni angolo con fiori, spighe, uva e fuoco, alludenti alle quattro stagioni. Questo possessore non è stato identificato. Un Georg Agricola Hammonius (1494-1555), cioè di Amburgo, fu un importante scienziato tedesco; questo stemma tuttavia sembra databile, per il repertorio decorativo rinascimentale utilizzato, alla seconda metà del XVI secolo o agli inizi del successivo.
Bibliografia
  • inedito
Bibliografia di riferimento
  • Giordana Mariani Canova, La decorazione dei documenti ufficiali in Venezia dal 1460 al 1530, in “Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti. Classi di scienze morali, lettere e arti”, 126 (1967-1968), pp. 319-334.
  • Giordana Mariani Canova, La miniatura veneta del Rinascimento, 1450-1500, Venezia, 1969.
  • Eugenio Morando di Custoza, Libro d’arme di Venezia, Verona, 1979.
  • Giuseppe Gullino, Duodo, Cristoforo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, vol. 42 (1993), online: http://www.treccani.it/enciclopedia/cristoforo-duodo_(Dizionario-Biografico)/
  • David S. Chambers, Merit and Money: The Procurators of St. Mark and Their Commissioni, 1443-1605, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, vol. 60 (1997), pp. 23-88.
  • Helena K. Szepe, Painter and Patrons in Venetian Documents, in Bollettino dei Musei Civici Veneziani, III serie 8 (2013), pp. 25-40.
  • Susy Marcon, Maestro dei Giuramenti, in Dizionario biografico dei miniatori italiani, a cura di Milva Bollati, Milano, 2004.
  • Miniature dei Dogi. Venezia e veneziani, santi e virtù nelle commissioni ducali del Museo Correr, catalogo della mostra di Venezia, Palazzo Ducale, 12 ottobre - 3 marzo 2013, online: http://www.nuovabibliotecamanoscritta.it/mostra_commissioni_ducali.html?language=IT