Destinato con ogni probabilità al convento delle domenicane di S. Caterina a San Gallo, il piccolo salterio (11 x 8 cm) rivela il suo orientamento domenicano già nel calendario (cc. 2r-7v), con l'inserimento di santi di quest'ordine, come Tommaso d'Aquino o Pietro Martire. Copiato su una colonna in textualis da una mano regolare, il testo è scandito da iniziali rosse e blu alternate, talvolta filigranate e di dimensioni variabili a seconda delle divisioni del testo (salmo, versetto). Oltre alle note in latino, i margini contengono istruzioni in tedesco su come recitare i salmi. Dopo le litanie dei santi e delle orazioni (cc. 151r-159v) è stato aggiunto un fascicolo cartaceo, databile alla fine del XV secolo, che contiene degli inni (cc. 160r-170v).
Online dal: 22.09.2022
Il libro di preghiere di piccolo formato di Franz Gaisberg, poi divenuto abate di San Gallo (abate 1504-1529), contiene esclusivamente preghiere in latino. Inizia con un calendario (f. 1r-12v) e una tabella computistica (f. 13r/v), seguita da preghiere sulla Passione (f. 14r-29v), preghiere e antifone a Maria (f. 31r-49r) e altri santi (f. 49r-80r) così come il Comune sanctorum (f. 81v-83v), varie altre preghiere (f. 83v-107r) e preghiere per la liturgia delle ore sulla Passione e per le anime dei morti (f. 107v-140r). Ad eccezione di iniziali di due o quattro righe con semplici tralci a inchiostro rosso, non vi è altra decorazione.
Online dal: 13.06.2019
Il breviario può essere assegnato all'ordine dei Celestini per la rubrica presente a c. 122r. Secondo le annotazioni dell'autore sulle cc. 211v, 271v e 319v, è stato scritto da un frate Johannes Mouret di Amiens. Il codice, che presenta una minuscola calligrafia, è decorato da numerose e fini iniziali filigranate, oltre che da piccoli disegni a penna di volti e draghi nei margini.
Online dal: 18.06.2020
Questo voluminoso manoscritto contiene un breviario per i benedettini. Secondo Scarpatetti, è stato realizzato da un copista professionista in un monastero di quest'ordine, in Savoia o in Italia, trovandosi alcune menzioni in relazione a Montecassino. La scrittura, una rotunda, e la decorazione, costituita da iniziali rosse e blu filigranate di blu e viola, tradiscono la stessa origine transalpina. Inoltre, conferma questa provenienza una nota scritta in italiano nel XIV secolo (p. 8). Sebbene il manoscritto si trovi ufficialmente registrato in un catalogo della Biblioteca di S. Gallo solo nel 1827, l'aggiunta delle prime pagine cartacee suggerisce che vi fosse già presente nel XV secolo (A-H). Infatti, oltre a varie annotazioni, un copista del XV secolo ha completato il calendario difettoso e inserito il nome di Notkero, venerato in questo luogo (p. H).
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto, di piccole dimensioni, contiene la parte estiva di un breviario copiato in un'elegante textualis probabilmente in Francia, come suggeriscono le voci del calendario frammentario (ad esempio le messe per gli anniversari del re di Francia o della contessa di Blois). Alla fine del codice (c. 261v), annotazioni in tedesco, probabilmente scritte nel XIV secolo, e altre del XV secolo relative a S. Gallo (cc. 174v-175r), indicano la sua precoce presenza in territorio di lingua tedesca, a S. Gallo. Diverse ragioni, tra cui la scrittura di una mano più tarda, suggeriscono che il manoscritto sia appartenuto molto presto al convento delle domenicane di S. Caterina a San Gallo.
Online dal: 22.09.2022
Manoscritto composito contenente prevalentemente dei testi a carattere teologico così come, quale parte preponderante, il Vocabularius Ex quo (pp. 61–212). I rimanenti testi sono un commento all'innario nel quale si alternano la strofa di un inno e la rispettiva spiegazione (pp. 1–56), il breve trattato De humani cordis instabilitate (pp. 57–60), Prediche (pp. 212–229, 240–268 e 268–273), la Vita di Alberto Siculo (pp. 230–239), lo Speculum humanae salvationis (pp. 274–335), un breve trattato sui vizi e le virtù chiamato Etymachia o Lumen animae (pp. 335–345), estratti da Gerolamo, Agostino e altri (pp. 346–368), così come lo Speculum ecclesiae di Ugo di S. Caro (pp. 370–391). L'ultimo testo è scritto su pergamena palinsesta, la cui scriptio inferior è una rotunda. Sono rimaste quattro iniziali filigranate in rosso e blu nell'ultimo testo (pp. 372, 373 e 375). Sulle ultime pagine responsori per Natale (Descendit de celis deus verus), la festa di s. Marco (Beatissimus Marcus discipulus) e Commune plurimum martyrum (Viri gloriosi sanguinem fuderunt), poi il tropo pasquale (Quem queritis), con melodie e notazione quadrata su quattro linee (pp. 392–394). Il manoscritto è costituito di pergamena e carta, mescolati talvolta addirittura all'interno di un fascicolo. Il codice si trova al più tardi dal 1553/64 nel monastero di S. Gallo (timbro della biblioteca p. 60).
Online dal: 23.06.2016
Il manoscritto in-folio, scritto da più mani su fogli che presentano varie impaginazioni, contiene, dopo un'ampia spiegazione del calendario liturgico dell'anno (Directorium spirituale, pp. 3-205), soprattutto sermoni (pp. 205b-211, 257-370, 375-414) nonché gli Acta Apostolorum con un commento (pp. 213-255); alla fine vi è una tavola computistica (pp. 372/373) e alcune sentenze di Tommaso d'Aquino sui suffragi. Il manoscritto è interamente rubricato e non contiene note di possesso. Un colophon alla fine degli Acta apostolorum riporta la data 1405 (p. 255). Alla legatura del XV secolo mancano i fermagli.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto, la cui rilegatura presenta delle grosse borchie metalliche, contiene, dopo un indice alfabetico dei santi redatto nel XV secolo (f. Iv−IIv), dapprima la Legenda aurea di Giacomo da Varazze († 1298; f. 4r−262v) e alla fine l'appendice, anche in latino, cosiddetta Provincia (f. 263r−301r), nella quale si trovano anche delle brevi descrizioni della vita dei santi sangallesi Gallo e Otmaro. Seguono delle aggiunte più tarde tra le quali delle benedizioni e delle riflessioni (f. 302v−304v). Un anonimo copista trascrive al f. 302v i versi: Qui me scribebat, R nomen habebat. Finito libro sit laus et gloria Christo… La decorazione del manoscritto, vergato da varie (tre?) mani, è costituita da lombarde che si estendono su tre righe. La decorazione termina al f. 210v; tuttavia era stato previsto lo spazio per ulteriori iniziali.
Online dal: 23.06.2016
Il manoscritto, probabilmente eseguito nell'area del lago bodanico nel XIV secolo, contiene una copia della parte principale della Legenda Aurea di Giacomo da Varazze (p. 5−691), così come delle brevi parti della appendice cosiddetta Provincia (p. 691−701). Sulle ultime tre pagine è stata aggiunta una predica per la festa dei ss. Pietro e Paolo (29 giugno). A un'origine nella regione del lago bodanico rimandano da una parte i resti di un documento incollato all'interno della coperta anteriore e posteriore (forse parti della scritta «Konstanz»), e dall'altra, a p. 704 si legge una nota di possesso databile al tardo XV-inizio del XVI secolo di una comunità religiosa femminile dei dintorni di Stammheim (Vnnser frouwen ze niderstamhem ist das …). Ciò farebbe pensare alla comunità di beghine di Haslen, nel comune di Adlikon nella regione del Weinlad zurighese, secolarizzata durante la Riforma. Il volume si trova al più tardi dalla metà del XVIII secolo nella biblioteca del monastero di S. Gallo.
Online dal: 23.06.2016
Questo piccolo libretto, che presenta una legatura settecentesca in mezza pelle, riunisce due fascicoli di secoli diversi, che certamente originariamente non erano rilegati insieme. Il primo fascicolo (pp. 5-52) contiene come unico testo il trattato sui sacramenti del domenicano William Rothwell. Vergato da una mano del XIV secolo, il testo è disposto su due colonne e rubricato. La pergamena è fortemente ondulata a causa di danni causati dall'acqua. Il secondo fascicolo (pp. 53-76) contiene la vita di s. Brigida di Svezia. Il testo, a piena pagina, è scritto da una mano del XV secolo; solo la prima pagina è rubricata. La seconda carta di guardia anteriore cartacea (p. 3) è costituita dal frammento di un breviario.
Online dal: 22.09.2022
Manoscritto composito contenente delle vite di santi in versi e altri testi a carattere teologico: vita di Gallo in versi (Vita Galli metrice), forse redatta da un erudito irlandese (Moengal?) intorno all'850 (p. 3-175), miracoli di Maria in versi (Miracula Marie) (p. 176-191), Vita sancti Viti in versi (p. 192-204), Vita scolastica di Bonvicino de Ripa in versi (p. 205-241), Facetus de vita et moribus (p. 242-267), Liber floretus di uno Pseudo-Bernardo (p. 268-287), Sermones di Peregrino di Oppeln (p. 306-352), Sermones di Jacopo da Voragine (p. 353-363) e Sermones dominicales, pars aestivalis et per totum annum di Peregrino di Oppeln e Jacopo da Voragine (p. 368-452).
Online dal: 23.09.2014
Il volume è stato vergato da vari copisti nel XIV secolo. Il suo contenuto doveva essere molto più ampio, oppure oggi non è più conservato nella sua interezza. Un indice a p. 3, e un foglietto incollato sulla coperta anteriore con una lista più tarda, elencano sette parti, di cui non ne restano che quattro: estratti dalle vite dei Padri del deserto in due parti (pp. 3-28 e 28-53), dalla vita di s. Benedetto di Gregorio Magno (pp. 53-79) e dal Purgatorium Patricii (pp. 80-91). Alle pp. 92-95 si trova un indice di queste quattro parti. Seguono due prediche di papa Innocenzo III (pp. 96-111) e altri brani di sermoni (pp. 111-114). I fogli di guardia pergamenacei contengono numerose e diverse annotazioni e note di possesso del XIV e XV secolo. Secondo queste, il libro apparteneva nel XV secolo alla cappella del lebbrosario di S. Gallo. La legatura medievale in mezza pelle è stata riutilizzata nel XVII secolo, al momento della realizzazione di una nuova.
Online dal: 22.09.2022
Il volume in-folio, contenente una raccolta di leggende di Iacopo da Varazze, proveniva probabilmente dal fondo personale del monaco di S. Gallo Gall Kemli; in ogni caso, è stato da lui stesso ampliato e corretto. Per questo motivo l'impaginazione del manoscritto non è uniforme. La parte principale più antica è stata vergata da una mano della fine del XIV secolo, su due colonne, mentre i fogli con i testi inseriti da Kemli, e da lui scritti, sono a piena pagina (pp. 2-20, 164-189, 210-211, 445-462, 471-474). La Legenda sanctorum (pp. 2-452) è completata da una Materia de exorcismo et coniurationibus (pp. 456-470) aggiunta da Kemli. Infine, alle pp. 463-470 vi sono, di un'altra mano della seconda metà del XV sec., delle annotazioni a loro volta ampliate da Kemli (p. 470). Alle pp. 471-473, quale ultimo testo si trova una leggenda delle undicimila vergini di mano di Kemli; prima del testo vi era un foglio incollato a metà altezza. Presumibilmente si tratta della xilografia con la nave di sant'Orsola (cat. Kemli, nr. 31) staccata da Ildefons von Arx. Sul piatto anteriore della legatura del XV secolo, più volte riparata e con due rivestimenti in pelle, figura l'etichetta con il titolo di mano di Kemli.
Online dal: 22.09.2022
Questo manoscritto, allestito probabilmente nel monastero di Allerheiligen a Sciaffusa, contiene, accanto a numerosi brevi testi, talvolta inseriti in un secondo tempo, molte vite di santi in tedesco (Maurizio e la legione tebana, Maria Maddalena, Elisabetta d'Ungheria), testi di meditazione (per il Giovedì Santo, la Passione di Cristo, lo Steinbuch di un certo Volmar) e il libro dei benefattori del monastero di Allerheiligen. Quest'ultimo è una versione libera della leggenda della fondazione del monastero sul Reno redatta in latino nel XII sec. Con la tecnica dello sbalzo un artista ha inciso nei due piatti della coperta le figure centrali della leggenda della fondazione del monastero (probabilmente Benedetto, Eberhard di Nellenburg, Burkhard di Nellenburg, Guglielmo di Hirsau?). A p. 204 vi sono dei disegni a penna dei santi Benedetto e Bernardo. Il manoscritto giunse in un momento non meglio precisato in possesso del dotto glaronese Egidio Tschudi e venne acquistato con la sua eredità dal monastero di S. Gallo nel febbraio 1768.
Online dal: 13.12.2013
Il manoscritto contiene alle pp. 3-95 la cronaca dei papi di Martino di Troppau († dopo il 1278). La cronaca arriva fino a Bonifacio VIII; una mano più tarda ha aggiunto alla fine i nomi dei cinque papi successivi. Seguono delle prediche per le feste dei santi (pp. 96-206) e poi, alle pp. 207-224, estratti dalla cronaca degli imperatori di Martino di Troppau, con una continuazione anonima fino a Enrico IX [VII] (1313). All'inizio è rilegato il frammento di un trattato ascetico del XIV secolo (pp. 1a-2b). La decorazione si limita a semplici iniziali filigranate (pp. 105, 107, 184).
Online dal: 18.06.2020
Questo voluminoso codice è stato vergato da una sola mano a cavallo tra il XIII e il XIV secolo in un ductus alquanto variabile. Contiene una raccolta tematica di brevi exempla e riflessioni sulle virtù e sui vizi (pp. 3-658), forse tratti da Stefano di Borbone o da Humbertus de Romanis. Questa summa è consultabile tramite un indice redatto da una mano più tarda (pp. 659-661), che aggiunge anche la foliazione. Il manoscritto è interamente rubricato e contiene iniziali di due righe rosse e blu. Quale foglio di guardia anteriore vi è un frammento di documento del 1295. La legatura in pelle rossa conserva ancora i resti di un fermaglio tardomedievale.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto contiene dapprima (pp. 3a-104b) un riassunto del Liber Extra e del Liber Sextus e poi (pp. 107–114) una versione abbreviata del Decretum Gratiani. Secondo una nota di sua mano (p. 104b), Stephan Rosenvelt, notaio imperiale e notaio della Curia vescovile di Costanza, ne completò la trascrizione nel 1395. In seguito il manoscritto, come si deduce da una annotazione a p. 114, fu in possesso di un certo Johannes Bischoff, probabilmente il monaco sangallese e studioso di diritto canonico di quel nome, morto nel 1495.
Online dal: 18.06.2020
Il manoscritto (pp. 3-264) contiene la somma confessionale di Burcardo di Strasburgo e risale al XIV secolo. Probabilmente nello stesso secolo furono aggiunte due brevi lettere di un francescano di Friburgo in Brisgovia a un parroco di Schönau e Todtnau per chiarire delle questioni canoniche (p. 264) e il formulario di un documento per ottenere l'assoluzione dall'abate di S. Trudpert nella Foresta Nera (p. 265).
Online dal: 18.06.2020
Il manoscritto tramanda (pp. 3a-274a) il sommario dei casi di penitenza o di confessione di Burchardus Argentinensis, seguita (pp. 274a-275b) da una breve spiegazione sull'efficacia delle indulgenze. La scrittura, una textualis, rimanda al XIV secolo. La rilegatura è probabilmente una delle rare rilegature della biblioteca abbaziale a presentare l'attacco agli assi secondo la tecnica in uso in epoca romanica.
Online dal: 08.10.2020
Il manoscritto è composto da tre parti. La prima parte (pp. 1-90) con il sommario penitenziale o confessionale di Heinrich von Barben (pp. 3-90), scritta in textualis, è stata completata, secondo il colophon (p. 90), il 24 febbraio 1309. Nella seconda parte (pp. 91-146) un catalogo di domande per la confessione (pp. 91a-145a) viene tramandato in una textualis del XIII o XIV secolo, ed è stato integrato nel XV secolo da informazioni sullo scioglimento delle abbreviazioni giuridiche (pp. 145a-145b). La terza parte (pp. 147-206) contiene una raccolta di documenti e formule dalla Germania settentrionale (pp. 147a-205b), scritta da due mani diverse in scrittura semi-corsiva minuscola e scrittura libraria corsiva nel XIV secolo. Il manoscritto in tre parti è molto probabilmente reperibile nel catalogo del monastero di San Gallo del 1461.
Online dal: 08.10.2020
Il manoscritto contiene il Pastorale novellum del canonico e prevosto di Bischofszell, Rudolf von Liebegg (1275-1332 ca.). Il diffuso poema didattico canonico-teologico in 8.723 esametri è incompleto in questo manoscritto e presenta delle lacune. Due mani hanno condiviso la copia del poema didattico. Secondo il colophon alla fine dell'opera (p. 211) il secondo scriba Johannes Mündli terminò il suo lavoro il 5 maggio 1354 a Rottweil. Più tardi il manoscritto fu in possesso del conventuale e giurista sangallese Johannes Bischoff († 1495).
Online dal: 08.10.2020
Il manuale per la confessione di Magister Simon riprende in gran parte la Summa de poenitentia e la Summa de matrimonio di Raimondo di Peñafort. Contiene un atto di accusa che ne suggerisce un'origine nella diocesi di Parigi intorno al 1250 o poco più tardi. Secondo la nota di possesso a p. 1 il manoscritto, copiato da due mani nella seconda metà del XIII secolo o nella prima metà del XIV, si trovava nel monastero di S. Gallo non più tardi del 1478.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto inizia con l'importante somma dei casi di coscienza del domenicano Raimondo di Peñafort († 1275), la Summa de poenitentia, insieme al suo quarto libro, completato nel 1235, intitolato Summa de matrimonio. Secondo il colophon a p. 246b, Johannes Meyer di Diessenhofen copiò questa somma dal 26 agosto all'8 novembre 1395. Subito, o poco dopo, la stessa mano copiò due somme sulla confessione del domenicano Giovanni di Friburgo († 1304) e alcune piccole aggiunte. Il Libellus quaestionum casualium si occupa di casi non trattati, o trattati solo brevemente, nella Summa de poenitientia di Raimondo di Peñafort. Il breve Confessionale fu adattato alle esigenze pratiche dei confessori.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto è stato scritto a cavallo tra il XIV e il XV secolo. Contiene una raccolta di documenti e formule per il sistema beneficiario e giudiziario ecclesiastico, le transazioni monetarie e le vendite secolari, il sistema feudale e altre questioni. Le annotazioni alla fine del manoscritto identificano come proprietario Johannes Pfister di Gossau († 1433?), notaio imperiale e chierico della diocesi di Costanza, al servizio della città di S. Gallo e del monastero di S. Gallo. In seguito, il manoscritto appartenne al cancelliere di S. Gallo Johannes Widembach († 1456 circa), che aggiunse il suo stemma all'interno della coperta posteriore.
Online dal: 22.09.2022
Schwabenspiegel (Specchio svevo), diritto territoriale, articoli 1-86 (col. 7a-58a), articoli 155-219 (col. 59a-100b), e articoli 220-377 (col. 101a-187b), dopo l'articolo 40 è inserito il diritto territoriale, articolo 40§1 (col. 33a) del Deutschenspiegel, al diritto territoriale fa seguito il diritto feudale, articoli 1-120 e 122-154 (col. 187b-284a) e l'articolo 159 (col. 284a-285a).
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto cartaceo in due parti contiene due opere teologiche che, secondo i colophon, furono copiate nel 1392 e nel 1393. Si tratta, da un lato del commento di Johannes Müntzinger al Pastorale novellum di Rudolf von Liebegg, un manuale sull'insegnamento dei sacramenti, e dall'altro di una spiegazione sistematica dei fondamenti della fede cristiana scritta da Konrad von Soltau sotto forma di commento alla decretale «Firmiter credimus».
Online dal: 22.09.2022
Copia rappresentativa delle Decretali di papa Gregorio IX (papa dal 1227 al 1241), scritta in gotica rotunda italiana. Il testo delle Decretali è incorniciato dalla cosiddetta Glossa Ordinaria, un commento giuridico del canonista Bernardo de Botone da Parma († 1266), scritto intorno al testo principale. Questo commento è stato più tardi intensivamente rielaborato e glossato. L'inizio di ognuna delle cinque parti nelle quali è suddiviso il testo è decorato da una raffigurazione scenica del contenuto.
Online dal: 31.03.2011
Il manoscritto pergamenaceo contiene le Institutiones Iustiniani (pp. 3a-91a), cioè il testo di diritto romano scritto all'epoca dell'imperatore romano d'Oriente Giustiniano nel 533, e i Libri feudorum (pp. 91b-125b), cioè il diritto feudale longobardo, ciascuno dei due con la Glossa ordinaria, l'apparato standard di Accursio. I testi, e le glosse che li racchiudono, sono stati scritti probabilmente in Francia nel XIV secolo. Secondo le annotazioni del giurista Johannes Bischoff († 1495), conventuale del monastero di S. Gallo, il manoscritto si trovava in questo monastero al più tardi dall'ultimo quarto del XV secolo.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto in due parti è stato scritto in Italia nel periodo compreso tra la metà del XIII secolo e l'inizio del XIV secolo. Tramanda da una parte scritti a carattere procedurale, tra i quali il poco conosciuto Ordo iudiciarius Quoniam ut ait apostolus, e dall'altra repertori e opere generali sul diritto decretale. Il manoscritto venne probabilmente in possesso, del cittadino di S. Gallo Johannes Widembach († 1456) tramite un canonico zurighese, prima di giungere in possesso della biblioteca abbaziale di S. Gallo nel XVI secolo.
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto, ornato da iniziali filigranate e da alcuni disegni a penna, fu scritto in Italia nella seconda metà del XIII secolo o al più tardi all'inizio del XIV sec. Trasmette il Codex Justinianus (Libri 1–9), il relativo apparato di glosse di Accursius e un gran numero di altre glosse nei margini. Il manoscritto giunse alla biblioteca di S. Gallo al più tardi nel XVI secolo, tramite i due cittadini di S. Gallo Conrad Särri e Johannes Widembach († intorno al 1456).
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto in pergamena contiene essenzialmente i riassunti della maggior parte del Corpus iuris civilis, ossia i libri 1-9 del Codex, delle Istituzioni e dei Digesti. Questi riassunti, simili a libri per l'insegnamento, sono in gran parte attribuiti al giurista bolognese Azzone da Bologna († 1220). Il manoscritto, prodotto nell'Italia settentrionale nel XIII o XIV secolo, presenta all'inizio di p. 7a due iniziali più grandi a colori, di cui una con un drago, e in seguito numerose iniziali più piccole filigranate.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto cartaceo contiene tre adattamenti dei Libri feudorum, il diritto feudale longobardo, ed è composto da due parti. La prima, contenente la Margarita feudorum di Duilio Gambarini (pp. 1a-28a), fu scritta probabilmente in Francia nella prima metà del XV secolo. La seconda parte contiene la Summa feudorum di Odofredo Denari (pp. 29a-60b) e la Lectura super usibus feudorum di Giacomo Belvisi (pp. 60b-144b) e fu scritta in Italia o in Francia nel XIV secolo. La seconda parte del manoscritto contiene le annotazioni del giurista Johannes Bischoff († 1495), conventuale del monastero di S. Gallo.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto composito inizia con alcuni brevi testi di medicina: alle pp. 5-6 Johannicius (Hunain ibn Ishāq), Isagoge ad Techne Galieni (un adattamento dell'Ars Parva di Galeno, nella traduzione latina di Costantino Africano), § 1-9; alle pp. 6-7 e 8 alcuni versi del Regimen sanitatis salernitanum, un poema didattico in esametri sulla medicina; alle pp. 7-8 un breve testo sulle proporzioni dei farmaci composti, incipit Gradus est sedecupla proporcio; alle pp. 9-10 un testo sul salasso, con il titolo in rosso De flebotomia, incipit In flebotomia quedam generales condiciones sunt; alle pp. 10-11 un glossario latino-tedesco dei nomi delle piante, con titolo in rosso Nomina herbarum, incipit Plantago Wegerich; alle pp. 11-12 un testo sull'uroscopia, il cui inizio è segnato a margine dal titolo De urinis di mano più tarda, incipit Si urina alba fuerit. Le pagine 12-14 sono scritte da una mano più tarda e, contrariamente a Scherrer, probabilmente non contengono ulteriori informazioni mediche, ma un exemplum o exempla dal Vitaspatrum (In vitas patrum legitur quod quidam interrogavit senem quare cogitaciones prave inpedirent oraciones [?]). La parte medica è seguita alle pp. 15-89 da una versione latina del Lumen animae, una raccolta di exempla di storia naturale da utilizzare nelle prediche. Nel margine sono presenti piccoli schemi del contenuto dei capitoli e aggiunte alle autorità citate nel testo. Il Lumen animae è l'unico testo del manoscritto che inizia con una grande iniziale rossa e termina a p. 89 con il colophon in rosso Finito libro sit laus et gloriae Christo. Le due pagine successive (pp. 90-91) contengono, tra l'altro, versi del calendario e un testo sui pianeti. Alle pp. 92-97 si trova una versione latina della «lettera celeste» o «lettera domenicale», una lettera presumibilmente scritta dal cielo sulla celebrazione della domenica, incipit Incipit epistola dei de celo vere missa petro apostolo ab omnibus diebus dominicis qualiter sit colendus dies dominicus. Segue alle pp. 97-98 una preghiera, incipit O dilecte Iesu Christus, felix est qui te amat. Nelle ultime pagine (p. 98-101), la stessa mano più recente delle pp. 12-14 ha scritto altri exempla, incipit Legitur quod quedam mulier [...] venisset ad beatum Hillarionem pro sterilitate tollenda. Il manoscritto è rilegato in una legatura di cartone grigia del XVIII secolo; la precedente legatura in pergamena con etichetta sul dorso recante la segnatura 758 è ancora conservata, ma è stata ritagliata e ricucita intorno al primo o all'ultimo fascicolo (p. 3 e tra p. 24-25; p. 102 e tra p. 88-89).
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto è scritto prevalentemente da una sola mano, ma con diverse impaginazioni (numero di righe). Contiene essenzialmente brani compilati da un anonimo cistercense tratti da opere teologiche e filosofiche, come si deduce dalla rubrica di p. 7 (Incipit libellus exceptionum collectarum de diversis operibus cuiusdam fratris ordinis Cysterciensis). Il testo inizia a p. 7 con Omnes naturaliter scire protestante philosopho. Le rubriche a margine e nel testo si riferiscono a temi quali l'intercessione (De suffragiis ecclesie, p. 19), la cristologia (De nativitate domini, p. 25; De plenitudine gratie Christi, p. 27; De voluntate Christi, p. 31; De passione Christi, p. 33), il purgatorio (De acerbitate purgatorii, p. 88), la memoria e la ragione (De memoria, p. 124; De dignitatibus rationalis creature, p. 135) o la verginità (De virginitate, p. 372). Almeno alcuni capitoli sono tratti dal Compendium theologicae veritatis dello pseudo-Alberto Magno. Le prime pagine (pp. 1-6) contengono un testo sul libero arbitrio, apparentemente basato sulle Sententiae, Libro 2 di Pietro Lombardo, incipit Liberum arbitrium est facultas rationis et voluntatis, qua bonum eligitur gratia assistente vel malum eadem desistente. A p. 422 si trova il timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. La rilegatura è costituita da una coperta in pelle scura, sopra la quale se ne trova una in pelle più chiara con i bordi sporgenti per proteggere il corpo del libro.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto, in gran parte vergato con cura da una sola mano, contiene il Compendium theologicae veritatis in 7 libri (pp. 3-282), che nelle edizioni più antiche è attribuito ad Alberto Magno, ma che secondo ricerche più recenti non appartiene alle sue opere autentiche. All'inizio di ogni libro c'è una lista dei capitoli (pp. 3, 37-38, 90-91, 126-127, 159-160, 215, 254). Alle pp. 283-344 segue il Confessionale di Johannes de Friburgo OP (circa 1250-1314) (Bloomfield, Incipits of Latin works on the virtues and vices, n. 5755). All'interno della coperta anteriore si distingue la debole impronta di un testo, probabilmente scritto in semionciale, forse un frammento della Vulgata (Cod. Sang. 1395, pp. 7-327). Anche l'interno della coperta posteriore reca tracce dell'impronta di un testo.
Online dal: 20.12.2023
Il volume è composto da due parti copiate indipendentemente l'una dall'altra in periodi diversi. La prima parte (pp. 1-158) contiene i primi tre libri delle Sentenze di Magister Bandinus (pp. 1-154), autore di un compendio dell'omonima opera di Pietro Lombardo (Libri quatuor sententiarum). Al posto del quarto libro si trova qui un breve trattato sulle donne, De muliere forti (pp. 154-158). Questa copia è stata realizzata da più mani nel XIV secolo. La seconda parte (pp. 159-234) contiene un trattato sul battesimo del XII secolo (pp. 160-234). La presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 158) indica che la prima parte doveva trovarsi nella biblioteca dell'abbazia di S. Gallo dalla metà del XVI secolo. Questo manoscritto in due parti ricevette l'attuale legatura in cartone probabilmente alla fine del XVIII o all'inizio del XIX secolo, quando Ildefons von Arx vi inserì l'indice del contenuto (p. V1).
Online dal: 22.09.2022
Questo volume trasmette le Regulae de sacra theologia di Alano di Lilla. Il testo è scritto in un'accurata textualis su due colonne, e lo stesso carattere – in un modulo doppio – è utilizzato come scrittura distintiva per le Regulae. Solo l'incipit (p. 3a), la prima iniziale e l'explicit (p. 81b) sono in inchiostro rosso. La coperta in pelle bovina è stata presumibilmente decorata con dieci diversi ferri rotondi e rettangolari a Parigi già intorno al 1200. Essi raffigurano uccelli, motivi geometrici, leoni, intrecci e un uomo inginocchiato con corona e un vaso (EBDB m002201). Il dorso è stato successivamente rivestito con pelle di maiale chiara. Sul verso del foglio di guardia (p. 2) si legge, probabilmente da una mano del XIV secolo, Liber sancti Galli; sulla controguardia posteriore una mano del XV secolo ha annotato Liber monasterii sancti Galli 1451. A p. 82 è impresso il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato di Diethelm Blarer di S. Gallo (1553-1564).
Online dal: 06.09.2023
Questo manoscritto composito con testi a carattere teologico si compone di quattro parti (I: pp. 3-122; II: pp. 123-215; III: pp. 216-231; IV: pp. 232-243) ed è scritto in gotica corsiva da più mani. Solo la prima iniziale è stata eseguita. I primi quattro fascicoli, a piena pagina, contengono il trattato De reparatione hominis di Marquard di Lindau (pp. 3-122). Sull'ultima pagina di questa parte (p. 122) si trova il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato dell'abate Diethelm Blarer di S. Gallo (1553-1564). I successivi quattro fascicoli contengono, su due colonne, il commento Expositio decem praeceptorum di Henricus de Frimaria (pp. 123a-213b). Il fascicolo successivo tramanda la Determinatio magistrorum sacrae theologiae sanctae universitatis studii Pragensis sulle tesi del magister di Ulm Johannes Münzinger del 1398 (pp. 216-230). L'ultimo fascicolo contiene un testo che inizia con Vas electionis est non plus sapere quam opportet... (pp. 232-238). Tutte le parti, tranne quest'ultima, presentano marginalia o maniculae (p. 134), che sono state rifilate. Sul verso della carta di guardia posteriore (p. 245) sono scritte e disegnate a penna la nota di possesso Liber monasterii sancti Galli, un volto e la nota di acquisto Anno domini MCCCCX [X barrato?] XXII [1422 o 1432] [...] emi Henricus Lútenrieter hunc librum a domino Nycolao ... Hallensium. La legatura floscia è costituita da un documento in pergamena riutilizzato – un testamento – ed è foderata all'interno con tela di lino a trama grossa e liscia, ora parzialmente staccata nella parte anteriore. Si può quindi leggere la metà sinistra del testamento in lingua alto-tedesca: Ich phaff Berhtolt der horiden [?] von Ehingen [...] und der darnach in dem acht und súbentzigesten iar [...]. I fascicoli sono cuciti direttamente al rinforzo in cuoio del dorso a punto catenella. Sulla coperta anteriore si trova un indice scritto da una mano contemporanea. L'indice incollato sulla prima carta di guardia (p. 1) è di mano di Jodokus Metzler, bibliotecario di S. Gallo. Il conteggio delle pagine (pp. 1-245) presenta un errore: la p. 143 è stata contata due volte.
Online dal: 06.09.2023
Il manoscritto, con testi di contenuto prevalentemente scolastico dall'ambiente dell'università di Parigi, si presenta nella ben conservata legatura originale floscia. Contiene tra gli altri un indice alfabetico alle Sentenze di Pietro Lombardo, alle pp. 107-112 il catalogo del XIV secolo della biblioteca dell'abbazia di Heiligkreuz in Bassa Austria conservato unicamente in questo codice, lo scritto Quaestiones parvorum librorum naturalium del filosofo e logico francese Giovanni Buridano (Johannes Buridanus; † poco dopo il 1358; pp. 121-253) riguardante i corrispondenti testi di Aristotele (Parva naturalia) e terminato di scrivere nell'agosto 1374, e lo scritto Collectio errorum in Anglia et Parisiis condemnatorum pp. 254-264).
Online dal: 20.12.2012
Il manoscritto cartaceo contiene innanzitutto una serie di bozze di sermoni datati dal colophon al 1381 (p. 80). Della stessa mano segue una copia parziale del Liber scintillarum di Defensor di Ligugé (pp. 80-96), dei miracoli (pp. 96-108) e un indice (pp. 108-110). Un'altra mano ha copiato il libro IV del De doctrina christiana di Agostino con numerose annotazioni marginali (pp. 113-162). Seguono, probabilmente per mano del monaco itinerante Gall Kemli († 1481), la interpretazione sugli antenati di Cristo di Aileranus Sapiens (pp. 163-168), nonché estratti da testi teologici, tra cui il Mammotrectus del francescano Giovanni Marchesini.
Online dal: 22.09.2022
I sermoni costituiscono il fulcro di questo manoscritto composito con testi di teologia morale. Il testo è scritto da più mani. Le iniziali del primo testo, frammentario e scritto a piena pagina, non sono state eseguite (pp. 29-74). Fa seguito (pp. 79a-102b), con il titolo De purificatione nel margine superiore, Sanctificavit tabernaculum suum [1 Par 22,1] Altissimus... su due colonne. I concetti dello specchio confessionale a piena pagina De septem viciis, che inizia con Superbia est tumor... (pp. 105-120), sono illustrati con sei alberi a rami neri e rossi con motivi geometrici sui fusti (pp. 107, 109, 111, 113, 115 e 120), e con definizioni racchiuse in cerchi a p. 117. Segue la dottrina sulla virtù Modus vivendi secundum deum a piena pagina (pp. 121-124). In seguito è trascritta la lettera di un magister Samuel a un rabbino Ysaak, che sarebbe stata tradotta in latino da un frate spagnolo di nome Alfonsus Boni Hominis. È trascritta a piena pagina alle pp. 125-153. I successivi Sermones de sanctis del cistercense Konrad von Brundelsheim (Soccus) sono scritti in gotica corsiva («ältere gotische Buchkursive») alle pp. 173-389 e sono spesso corretti e annotati. La prima iniziale è rossa, le altre non sono eseguite o sono marroni (comprese quelle con fondo decorato a penna alle pp. 218, 247 e 323). A p. 219 si trova un segnacolo e a p. 266 una manicula. Da ultimo si trova il Tractatus de passione Domini di Michele di Massa (versione Angeli pacis...) con introduzione allegorica e dialoghi (pp. 389-470). Il colophon dell'ultima parte data la conclusione all'8 marzo 1427 (p. 470). Il cartellino con la segnatura «T 17» presente sulla legatura di assi in legno, rivestimento in pelle e capitelli intrecciati, corrisponde allo schema delle segnature del catalogo della biblioteca di S. Gallo del 1461, indicando quindi che questo volume è stato probabilmente assemblato e rilegato intorno alla metà del XV secolo. Il bibliotecario di S. Gallo Jodokus Metzler ha incollato un foglietto con l'indice all'interno del piatto anteriore. Le pp. 1-8, 17-24 e 169-172 sono rigate per accogliere un testo contornato da un commento, ma il testo non è presente. Le pp. 9-16, 25-28, 49-54, 75-78, 103-104, 155-168 e 471-483 sono invece completamente bianche. A p. 484 si legge una annotazione. Il foglio con le pp. 53-54 è staccato. Tra le pp. 180 e 181 si trovava un piccolo frammento sciolto di scarto con una mano disegnata.
Online dal: 06.09.2023
Il manoscritto è composto da più parti e comprende più testi di contenuto diverso. La prima parte (pp. 1-106), in carta, contiene un libro sinodale (pp. 1-81), nonché le Auctoritates sanctorum (pp. 82-105) le quali, secondo il colophon (p. 105a), furono copiate da Johannes Gaernler nel 1378 o 1379. Al di sotto il colophon vi è un disegno, forse opera del copista, di un uomo (un re?) che regge una coppa. Seguono diversi fascicoli in pergamena (pp. 107-224) con sermoni, disposizioni relative alla penitenza, ecc. che datano in parte al XIII e in parte al XIV secolo. La parte finale del manoscritto, su carta (pp. 225-471), contiene, accanto al penitenziale di Johannes de Deo (pp. 284-315), sermoni, testi ascetici e teologici (pp. 316-471) copiati nel XIV secolo. Secondo una nota di possesso (p. 471) il manoscritto, o l'ultima parte di esso, è stato ritrovato al più tardi alla fine del XV secolo nell'abbazia di San Gallo. La legatura floscia presenta sul dorso un bel motivo a intrecci.
Online dal: 22.09.2022
Questa raccolta di questioni scolastiche comprende principalmente domande sulla dottrina dei sette sacramenti, ma alla fine (p. 140b) anche sui dieci comandamenti. La textualis, su due colonne, è strutturata con lombarde rosse, titoli e lettere iniziali rubricate. Le frasi interrogative (sopratutto subordinate) sono marcate da segni di paragrafo rossi. Sul verso della carta di guardia posteriore (p. 142) si trova il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato di Diethelm Blarer di S. Gallo (1553-1564). La coperta anteriore della legatura di assi di legno è rivestita in pelle chiara. Il rivestimento marrone scuro del dorso, che ricopre in parte la coperta anteriore, reca tracce di un ferro con un mezzo ovale. La controguardia anteriore è costituita da un frammento di pergamena, incollato al rovescio, contenente un testo giuridico chiaramente leggibile, che menziona l'arcivescovo di Reims e il vescovo di Laon.
Online dal: 06.09.2023
Il tema principale trattato in questo volume composito in latino e tedesco è quello dei sermoni. Si compone di cinque parti di diverso formato (parte I: pp. 5-48; parte II: pp. 49-84; parte III: pp. 85-108; parte IV: pp. 109-144; parte V: pp. 145-156), scritte da mani diverse in minuscola gotica di vari moduli. Sono state identificate le seguenti opere: la prima parte contiene i sermoni latini di Bertoldo di Ratisbona, ovvero quattro Sermones de dominicis (pp. 5-17) a piena pagina e, su due colonne, un altro Sermo de dominicis, cinque Sermones de sanctis e un Sermo ad religiosos (pp. 21a-28b). La seconda parte inizia con il sermone su Io 18,1 Quando hominem... (pp. 49a-67b, Hamesse 25446). La terza parte contiene cinque sermoni in latino e tedesco con una preghiera per un papa Benedetto (pp. 98-108). La successiva quarta parte presenta il Dialogus Beatae Mariae et Anselmi de passione Domini (pp. 109-124), attribuito nel medioevo all'arcivescovo Anselmo di Canterbury. La legatura con assi in cartone del XVII o XVIII secolo presenta una coperta in pelle bianca con doppi filetti e due nastri di chiusura in stoffa verde, di cui sono ancora visibili solo gli inizi. L'indice di Pius Kolb è stato completato da Ildefons von Arx (p. 1).
Online dal: 06.09.2023
Il primo fascicolo contiene vari testi, scritti in maniera non regolare (pp. 5-20). Dopo un breve testo a piena pagina, De excommunicatione (p. 22), si trova il De audienda confessione di Jean Gerson (pp. 23a-70a). Seguono le due opere attribuite nel medioevo ad Agostino, De spiritu et anima (cap. I-XXXIII alle pp. 70a-92b) e Speculum (pp. 92b-109b), il De gratia et libero arbitrio di Bernardo di Chiaravalle (pp. 110a-138a), il De compositione hominis exterioris di Bonaventura con il titolo Speculum monachorum (pp. 139a-154a) e il De quattuor virtutibus cardinalibus di Lucio Anneo Seneca (pp. 154a-166b). Le pp. 23a-109b sono scritte in textualis su due colonne con rubriche in rosso, alternanza di iniziali filigranate rosse e blu e segni di paragrafo. Alle pp. 110a-166b l'inchiostro rosso è stato utilizzato solo per le scritture distintive. Tra le pagine 6 e 7 è incollato un foglietto con annotazioni. Le distinctiones sono spesso raffigurate graficamente nel margine inferiore (pp. 30-34, 72-76, 82-85, 111, 113, 121). Nello specchio di scrittura della colonna ‚a' di p. 138 è iscritta una tavola con cifre, e nella colonna ‚b' vi è una prova di penna (ANNO con ghirigori). Sono presenti numerosi commenti marginali. La legatura con assi in cartone del XVII o XVIII secolo ha una coperta in pelle bianca con doppi filetti e due nastri di chiusura in stoffa verde. L'indice è di Pius Kolb (p. 1).
Online dal: 06.09.2023
Questo volume a contenuto teologico-morale contiene una prefazione (pp. 1-4) con un indice alfabetico (p. 2a-4d), nella parte principale una somma dei casi di coscienza in ordine alfabetico con articoli sui singoli lemmi da Acadia a Yroina [sic], ciascuno contrassegnato da una lombarda rossa, che si estende da poche righe a diverse pagine (pp. 4-265), e un indice alfabetico (pp. 266-268b). Lo scriba, frate Rudeger de Casle, che utilizza una gotica corsiva («ältere gotische Buchkursive») su 40 righe per pagina con lombarde rosse, data nel colophon (p. 268b) il completamento del lavoro al 14 dicembre 1351. Il precedente proprietario era nel 1450 Ulricus Horchentaler (p. 268b). Tra le pp. 16 e 17 è inserito un foglio che tramanda sul recto un estratto di un commento al De anima (III, cap. 2, 427b1-428a1), e sul verso una rappresentazione ramificata delle potenze. Sono presenti annotazioni marginali. La coperta floscia è costituita da un rivestimento in pelle verde (o blu) irrigidita inserendo almeno due fogli di pergamena incollati tra loro. Come controguardie anteriori e posteriori sono state utilizzate maculature in pergamena di un indice scritto su almeno due colonne.
Online dal: 06.09.2023
Il contenuto principale di questo volume è costituito dalla Summa de virtutibus et vitiis di Guglielmo Peraldo (pp. 9a-290b). Il testo principale è scritto su due colonne in una textualis molto piccola (50 righe per pagina) con iniziali in rosso, blu o filigranate rosso-blu. Sulle pagine bianche (pp. 291a-296b) è stata aggiunta già nel XIV secolo una piccola raccolta di sermoni. Alle pp. 5a-7b si trova un indice, in parte con l'aggiunta di riferimenti alle pagine. Il volume è molto ben referenziato: i titoli delle pagine e i numeri delle colonne in rosso fanno parte del progetto iniziale. All'inizio e alla fine si trova un indice alfabetico (pp. 3a-4b e 297a-298a) realizzato da una mano verosimilmente del XV secolo. A p. 298 è impresso il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato di Diethelm Blarer di S. Gallo (1553-1564). Più mani hanno apportato titoli e notazioni marginali. Sulla controguardia anteriore (p. 2!) si legge il titolo Summa virtutum. La legatura in cartone è rivestita in pelle marrone; il capitello è cucito in rosso e verde.
Online dal: 06.09.2023
La parte più consistente di questo volume (pp. 2-119) è costituita dal De casibus reservatis di Hermannus da Praga. Seguono dei proverbi latini (pp. 119-120) e un'istruzione di preghiera in tedesco per l'ora Nona della Liturgia delle ore (p. 120). Il testo è scritto a piena pagina in textualis, con lombarde e titoli in rosso. Il testo successivo – secondo l'intestazione un commento a Gal 6,14 (pp. 121-136) – inizia con dei caratteri ancora più piccoli (30 righe per pagina). Le pp. 137-154 sono cartacee e copiate da una mano più tarda fino alla p. 145. A p. 147 si legge: Balthassar Schmid von Diessenhofen ... 1549. Sulle controguardie vi sono le impronte di un testo con piccoli caratteri. La legatura con assi in legno ha un rivestimento in pelle rossa con resti di una chiusura a occhiello, con un'unica bindella in pelle.
Online dal: 06.09.2023
Questo manoscritto composito con testi sulla logica e la dialettica aristotelica (AL 1160) è stato impaginato in modo uniforme, vergato in textualis da mani diverse e riccamente annotato di glosse marginali e interlineari. La prima parte comprende l'Isagoge di Porfirio (pp. 1-17), gli scritti di Aristotele Categoriae (pp. 17-46) e De interpretatione (pp. 46-63) nella traduzione di Boezio, la compilazione aristotelica anonima del XII secolo Liber sex principiorum (pp. 63-78) e l'opera De divisione di Boezio stesso (pp. 78-96). La seconda parte inizia con il De differentiis topicis di Boezio (pp. 97-148). La terza parte contiene i Topica di Aristotele nella traduzione di Boezio (pp. 149-287). Segue il De sophisticis elenchis (pp. 288-322) di Aristotele nella traduzione di Boezio. La quarta parte inizia con l'Analytica priora di Aristotele nella traduzione di Boezio (pp. 323-392). Il resto di p. 392 è ancora rigato, ma per il resto è vuoto. La p. 393 è completamente bianca. La p. 394 è stata utilizzata per delle annotazioni. La quinta parte contiene la traduzione latina degli Analytica posteriora di Aristotele (pp. 395-434). La rilegatura ha una copertina verde (o blu) decorata con grandi rombi (filetti o a inchiostro). Il capitello è cucito in blu naturale. In origine il volume aveva due ganci di chiusura con un semplice chiodo sulla superficie del piatto posteriore. All'interno del piatto anteriore sono annotati diversi nomi: dasz buch ist [cancellato] wirt oder sinez bruoder [sic] [...] Rug Hanns [...] Jacob Wirt von Sant Gallen [...] Maister Cuonrat [...]. A p. 41 è impresso il timbro della biblioteca dell'epoca dell'abbaziato di Diethelm Blarer di S. Gallo (1553-1564). Si trovano disegnate delle maniculae (pp. 36, 93, 276, 302, 352, 416, 432 e 434), procedure topiche (p. 132), una scena di torneo (p. 241), una banderuola con l'anno ·1·5·6·7 (pp. 244, 245), nudi (pp. 254, 432, controguardia posteriore), vignette (p. 300), una secante (p. 350), predicamenti (p. 354, 366) e corone (controguardia posteriore).
Online dal: 06.09.2023
Manoscritto filosofico del XIII/XIV sec. con le versioni latine dell'opera Liber de definitionibus dell'ebreo Isaak ben Salomon Israeli che visse in Egitto e Tunisia († intorno al 932), dell'opera De quinque essentiis del filosofo e matematico arabo Al-Kindi (latinizzato Alkindus; † 873), del Liber de causis, erroneamente attribuito ad Aristotele, così come l'inizio dell'opera De differentia spiritus et animae del filosofo arabo Qusta ibn Luqa (latinizzato Costa ben Luca; 820-912). Il codice è rilegato con una legatura floscia danneggiata.
Online dal: 15.04.2010
Il manoscritto ha una rilegatura con assi in legno del XV secolo e si compone di diverse parti. L'inizio originale del volume miscellaneo, la parte manoscritta con le pp. 1-140, è stato probabilmente staccato nel XIX secolo. Sono sopravvissute sei unità codicologiche, tutte scritte nel XV secolo ad eccezione della parte IV. La prima parte (pp. 141-348) contiene alle pp. 141-198, il florilegio Auctoritates Aristotelis di Johannes de Fonte (Lohr, p. 260) e alle pp. 199-346 sermoni latini intercalati con estratti dal Libro dei Proverbi (pp. 257-263). Segue la seconda parte (pp. 349-396) con testi latini sulla Messa, la confessione e la penitenza, scritti su due colonne, a p. 349a-396 e infine alle pp. 363a-383b il trattato De conflictu vitiorum di Ambrogio Autperto (Bloomfield, n. 0455). La terza parte (pp. 397-440b) contiene altri sermoni latini alle p. 397-440a. La quarta parte (pp. 441-574) contiene alle pp. 441a-574b, su due colonne, una versione abbreviata, con finale incompleto, della Summa virtutum di Guillelmus Peraldus (Bloomfield, n. 5775; Verweij, pp. 111-110), scritta nel XIV secolo. La quinta parte (pp. 575-618) contiene alle pp. 575a-618a il trattato Collationes de decem preceptis di Tommaso d'Aquino (Bloomfield, n. 6071), scritto su due colonne e decorato a p. 600b con una grande raffigurazione a penna di un vescovo. La sesta parte (pp. 619-638), costituita da un solo fascicolo, è scritta su due colonne e contiene alle pp. 619a-630b l'interpretazione latina del Padre Nostro di Johannes Münzinger (Adam, p. 160), alle p. 631a-634a l'interpretazione dell'Ave Maria (Expositio angelice salutationis) di Tommaso d'Aquino (cfr. Rossi), alle pp. 634b-637a l'interpretazione del responsorio Missus est Gabriel e infine alle pp. 637a-638b un breve testo di altra mano. Sulla base del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 440b), il manoscritto si trova nella biblioteca dell'abbazia al più tardi dal 1553-1564.
Online dal: 20.12.2023
La prima parte del manoscritto contiene alle pp. 3-44 i Canones in motibus caelestium corporum, un manuale di istruzioni e spiegazione delle tavole successive, oltre a un'aggiunta, nella stessa impaginazione e scrittura, alle pp. 44-46. La seconda parte contiene alle pp. 47-203 le Tabulae Toletanae. Si tratta di tabelle per il confronto di diversi calcoli del tempo, per il calcolo dei movimenti planetari e delle eclissi, per l'astronomia sferica e con elenchi di stelle e luoghi. La scrittura di modulo ridotto, tra una gotica minuscola e una textualis semplificata, rimanda molto probabilmente alla seconda metà del XIII secolo o alla prima metà del XIV secolo (contrariamente a Scherrer), la «s» finale rotonda che scende sotto la riga fa pensare forse all'Italia. A p. 204 si trovano uno zodiaco, l'inno mariano Gaude virgo gratiosa (AH 9, p. 54) e un altro testo della stessa epoca. Secondo l'annotazione N. 102 a p. 3, il manoscritto è giunto alla biblioteca abbaziale nel 1768 come parte del lascito di Ägidius Tschudi (1505-1572). La rilegatura in cartone con dorso e angoli rinforzati in pelle, così come i bifogli cartacei che fungono da controguardie e carte di guardia anteriori (p. 1/2) e posteriori (p. 205/206), risalgono ai decenni intorno al 1800.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto pergamenaceo contiene alle pp. 3-87 la Poetria nova di Galfredus de Vino Salvo. Si tratta di una guida in oltre 2.000 esametri per la redazione di poesie. Gli esametri appaiono in 25 righe di versi al centro della pagina e sono accompagnati da commenti e glosse contemporanei. La scrittura, una textualis semplificata, rimanda alla seconda metà del XIII secolo o alla prima metà del XIV secolo (contrariamente a Scherrer). Sulle pp. 9 e 88 figura il timbro dell'abate Diethelm Blarer del 1553-1564, a p. 1 l'antica segnatura S. n. 312 con una nota sul contenuto di Pius Kolb e a p. 2 una annotazione di Franz Josef Mone del 1819. La rilegatura in mezza pelle lascia visibile la legatura romanica.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto pergamenaceo contiene alle pp. 1-188 i libri 17 e 18 delle Institutiones grammaticae di Prisciano (ed. Keil, vol. 3, pp. 107-278, r. 12). Segue alle pp. 189-204 il terzo libro dell'Ars maior di Donato (ed. Keil, vol. 4, pp. 392-402) e alle pp. 205-223 il trattato De accentibus dello Pseudo-Prisciano (ed. Keil, vol. 3, pp. 518-528). L'intero manoscritto di grammatica è scritto nella stessa textualis del XIV secolo. Alle pp. 1, 115, 189 e 205, all'inizio di ciascuno dei quattro testi, si trova un'iniziale di 10-18 righe dipinta con oro, blu, bianco, rosso, rosso scuro o verde; la prima iniziale istoriata raffigura una scena dottrinale mentre la terza iniziale è fortemente danneggiata. Sono presenti anche iniziali semplici in rosso e blu filigranate. Le Institutiones grammaticae sono accompagnate da numerose glosse e commenti scritti a inchiostro da diverse mani del XIV secolo. Da p. 189 in avanti le glosse sono meno numerose e sono state inserite esclusivamente con uno stilo. Alle pp. 118 e 224 si trova il timbro dell'abate Diethelm Blarer del 1553-1564, a p. 1 l'antica segnatura D.n. 241 con una nota sul contenuto di Pius Kolb. Prima di p. 1 è cucito un frammento di carta con i resti di due annotazioni più lunghe. La legatura in legno è stata rivestita in mezza pelle.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto cartaceo, del XIV secolo, contiene il testo più antico redatto da Konrad von Mure (1210-1281 circa), magister della scuola del capitolo e canonico del Grossmünster di Zurigo. Il Novus Graecismus è un'enciclopedia scolastica versificata (di orientamento grammaticale e lessicale), di cui sono sopravvissute undici copie databili tra il XIV e il XV secolo (ed. A. Cizek, München, 2009). Si tratta di una rielaborazione del Graecismus scritto da Eberardo di Béthune all'inizio del XIII secolo. L'esemplare conservato nella biblioteca abbaziale di S. Gallo, copiato in una corsiva serrata, a piena pagina, è incompleto. Comprende la prefazione (inc.: Notitiam gramatice saltem... p. 3), il libro I (pp. 4-100) e 80 versi del libro II (pp. 100-106), in altre parole, due dei dieci libri che compongono quest'opera. Delle brachette in pergamena con frammenti di testo rinforzano i fascicoli (pp. 18, 46, 70, 94). Molti fogli presentano macchie marroni e scolorimenti dovuti all'infiltrazione di umidità. Il manoscritto ha una rilegatura moderna in cartone con un frammento a stampa.
Online dal: 20.12.2023
Il colophon di questo manoscritto riporta il titolo dell'opera e il suo autore, il Graecismus di Eberardo di Béthune, nonché il nome dello scriba Johannis Czepilwicz, e la data di completamento della copia, il 9 agosto 1386 (p. 150). Il Graecismus è un lungo poema grammaticale (oltre 4.000 versi) scritto intorno al 1212, le cui fonti principali sono grammatici antichi come Donato e Prisciano. Sembra che abbia avuto un'ampia diffusione. L'autore di questa copia in pergamena, Johannis Czepilwicz, sembra essere un canonico del monastero agostiniano di S. Maria virginis in Arena a Breslau/Wrocław. Ad eccezione di una prima grande iniziale ornata, leggermente danneggiata (p. 3), la decorazione si limita a lettere rubricate e ad alcune iniziali, la cui forma prefigura le iniziali a cadelle del XV secolo. Secondo il timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 25), il manoscritto si trova nella biblioteca abbaziale al più tardi dal 1553-1564. Il codice è rilegato in una copertina di pergamena morbida con dorso rinforzato in pelle.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto in pergamena contiene il Doctrinale di Alessandro de Villedieu con un commento del maestro Bertholdus Turicensis. Non si sa altro di questo commentatore zurighese, né del copista, un certo «Hermannus», i cui nomi sono rivelati nel colophon (p. 123). Il volume, a due colonne, è strutturato con cura: gli esametri del Doctrinale sono generalmente divisi in paragrafi di uno o più versi e sono copiati in un modulo più grande dei commenti che li seguono. Questo commento, che varia in lunghezza a seconda dei versetti, è anche ricco di abbreviazioni, a differenza del testo commentato. Eleganti iniziali filigranate, tipiche dei manoscritti miniati della regione dell'Alto Reno all'inizio del XIV secolo, scandiscono questo esemplare. La presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 59) conferma la sua presenza nella biblioteca abbaziale al più tardi dal 1553-1564.
Online dal: 20.12.2023
Il volume in-quarto raccoglie vari testi, per lo più brevi. L'accento è posto sulle riflessioni spirituali e sulle preghiere, tra cui un trattato sulla Passione (pp. 4-38), preghiere per la Passione (pp. 68-84), per le ore del giorno (pp. 88-91), un trattato sul peccato originale (pp. 92-107) e un altro sulle quattuor gemitus turturis (pp. 112-159); una Biblia pauperum raccoglie, per numerosi santi, le situazioni di emergenza in cui possono essere invocati (pp. 160-193). Tra i testi spirituali ve ne sono anche alcuni in tedesco (per es. pp. 218-220, 238). Due lettere riguardano S. Gallo: una è indirizzata all'abate Eglolf (pp. 40-43), l'altra ai monaci fuggiti a S. Gallo (pp. 85-88). Altri testi trattano del concilio di Costanza e delle riforme monastiche; anche in questo caso con riferimenti a S. Gallo (pp. 239-250). L'ultimo fascicolo è in pergamena e potrebbe risalire al XIV secolo; contiene una grammatica e testi di medicina (pp. 251-266). La legatura è costituita da una copertina floscia. Quali brachette è stato utilizzato un documento pergamenaceo in tedesco, nel quale si leggono ancora la data 1415 e il nome di un ulrichen leman burger ze arbon.
Online dal: 22.09.2022
Questo manoscritto in pergamena contiene sermoni latini di Bertoldo di Ratisbona († 1272) in una copia della seconda metà del XIII secolo o della prima metà del XIV secolo. Inizia con la festa del protomartire Stefano (26 dicembre; p. 1a) e si estende fino alla festa della decollazione di Giovanni Battista (29 agosto; p. 181b). Seguono altri sermoni e testi, due dei quali con il titolo De passione (p. 197a) e De resurrectione (p. 199b). A p. 209 il testo si interrompe alla fine della colonna di destra. Seguono, alle pp. 210a-215a, i sermoni per la Conversio sancti Pauli (p. 210a) e la Purificatio beatae Mariae (p. 213a), anche se queste due feste compaiono già nella parte originale (pp. 23b e 31b). Nel XIV secolo un'altra mano ha scritto nella colonna destra di p. 215 un testo tedesco (Wilt du wizzen wie ...). Secondo un'annotazione a p. 216, il cappellano Jodocus Maiger nel 1433 donò questo libro a Nicolaus Jeuchin o Jenchin, parroco di S. Mangen (una chiesa fuori la città di S. Gallo). Da notare, a p. 111/112, la cucitura decorativa in quadricromia con contorno frastagliato, a p. 150a il disegno a penna e a p. 216 il timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. La legatura con assi in legno risale probabilmente al XV secolo.
Online dal: 25.04.2023
La maggior parte di questo manoscritto è costituita da sermoni copiati su due colonne da diversi scribi (pp. 1-144). Le singole omelie sono talvolta introdotte da rubriche e piccole iniziali, alternativamente blu o rosse con filigrana. L'ultima parte (pp. 145-157), di dimensioni più ridotte (19 x 17 cm) e copiata per la maggior parte su una sola colonna, contiene versi leonini e detti versificati. In possesso della biblioteca dell'abbazia di S. Gallo almeno dalla metà del XVI secolo (si veda il timbro dell'abate Diethelm Blarer a p. 120), il manoscritto è stato nuovamente rilegato nel XVIII-XIX secolo in pergamena bianca incollata su cartone, con lacci di seta verde.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto è stato scritto in textualis probabilmente nella seconda metà del XIII o nella prima metà del XIV secolo. L'antica foliotazione va da I a CLXXXIII e da CCLVI a CCLXXX (foliotazione a matita: 184-209). Oggi fa fede quella a matita A-B, poi a inchiostro rosso I-CLXXXIII e infine a matita 184-216. L'indice, inserito nel XIV secolo nell'ultimo fascicolo separato (cc. 211r-214v), utilizza la numerazione in cifre romane da I a CCLXXVIII senza lacune. Ciò dimostra che, dopo la stesura dell'indice, alcuni fascicoli sono andati perduti dopo il foglio CLXXXIII, già annotato nel XV secolo nell'indice con «vacat». I fogli rimasti tramandano dapprima i sermoni di Bertoldo di Ratisbona († 1272) sulle feste del Signore e dei santi (cc. Ir-CLXXIIIIv) e poi - a causa della già citata perdita di fogli - solo la fine delle sue prediche per il Commune sanctorum (cc. 184r-184v). In mezzo e dopo ci sono altri sermoni (Sermones ad religiosos, Sermones ad speciales) o testi spirituali della stessa mano, ma alla fine (cc. 209r-210r) di una mano diversa. All'indice fanno seguito (cc. 214r-215v) altre aggiunte, probabilmente del XIV secolo, tra cui alcune in tedesco. Secondo la nota di possesso Liber sancti Galli a c. Br, probabilmente nel monastero di S. Gallo al più tardi dal XV secolo.
Online dal: 25.04.2023
Questo manoscritto di piccolo formato, scritto da più mani, contiene per lo più sermoni (pp. 3-49). Sono numerati a margine da una mano più tarda (1-39), che ha scritto anche l'intestazione Sermones de tempore e la nota di possesso Liber s. Galli a p. 3. Secondo Schneyer, Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters für die Zeit von 1150-1350, II.766 e IV.49, e Hamesse, Repertorium initiorum manuscriptorum latinorum medii aevi, n. 31477, tra gli autori dei sermoni figurano Lotario dei conti di Segni (futuro Papa Innocenzo III), Ugo di Santo Caro e Nicolaus de Gorra. Da p. 49 in poi si susseguono testi molto diversi tra loro: alle pp. 49-51 sette brevi lettere o formule epistolari (tra l'altro dall'abate di Isny all'abate di Blaubeuren, dal duca di Baviera a due siniscalchi, dai genitori al figlio all'epoca studente a Padova e dallo studente ai suoi genitori); a p. 51 versetti mnemonici sull'ostia, sui compiti di un confessore, sui sette sacramenti, ecc.; a p. 52 un altro sermone (di Luca di Bitonto; Schneyer, Repertorium, IV.56, n. 88); a p. 53 i Fünfzehn Vorzeichen des Jüngsten Gerichts; a p. 54 la Parabola De rustico et eius domino di Odo di Cheriton; alle pp. 55-62 un Tractatus naturalis, Inc. Cum alterius nature sit truncus, alterius surculus; alle pp. 63-77 un commento al De anima di Aristotele, Inc. Bonorum honorabilium noticiam [...] subiectum huius libri de anima est anima prout est coniuncta corpori. Il manoscritto, privo di ornamenti, presenta una legatura di cartone della prima età moderna, ricoperta da frammenti di un messale a stampa.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto contiene circa un terzo dei testi della Legenda aurea di Jacopo da Voragine, con singoli testi che compaiono due volte. La prima parte (pp. 1-267) inizia con l'Avvento e termina con il giorno di Ognissanti e la consacrazione della chiesa. Il titolo sopra il primo testo (Sermo de adventu domini, p. 1) è fuorviante e ha portato a identificare erroneamente il contenuto del manoscritto come dei sermones. La seconda parte (pp. 271-665) inizia con Mattia (24 febbraio) e termina con Tommaso (21 dicembre). Questa raccolta è completata da alcuni testi dalla cosiddetta appendice Provincia (Osvaldo, Ulrico, Pelagio, Verena, Gallo, Otmaro, Corrado), inseriti al rispettivo posto nel corso dell'anno liturgico. Nel mezzo (pp. 267-270) si trovano sette brevi exempla, i primi tre dei quali si basano su testi dei Verba seniorum. Alla realizzazione del manoscritto hanno partecipato due scribi. Il cambio di mano a p. 382/383 (alla fine del fascicolo ma a metà della parola) è accompagnato da un cambio della decorazione: mentre nella prima parte ci sono solo singole iniziali rosse di più righe decorate con semplice filigrana rossa, la filigrana nella seconda parte è bicolore (rosso/blu), più rigogliosa e più fine. La decorazione filigranata è simile a quella delle iniziali filigranate del manoscritto di Friburgo, BCU, ms. L 34, ma un po' meno raffinata. Nella prima parte saltano all'occhio cuciture decorative multicolori che riempiono i fori (pp. 55/56, 75/76, 115/116, 123/124, 131/132, 143/144 e 147/148). Nel margine superiore delle pp. 7-664 è presente una antica foliazione (III-CCCXXXI). La legatura in cartone, rivestita di pergamena bianca e munita di nastri di seta verde a guisa di fermagli, risale al XVIII-XIX secolo.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto si presenta in forma di rotolo di pergamena; questo consiste in sei strette strisce di pergamena di circa 60-80 cm di lunghezza cucite assieme nel senso della larghezza. Si tratta di una guida per pellegrini attraverso la città di Roma ed è costituita di due testi: i Mirabilia Romae descrivono sotto forma di lista gli edifici della città di Roma: mura, templi, palazzi, piazze, terme, teatri ecc. Questa parte inizia, nella presente versione, con una corta introduzione storica dalla cronaca di Martino Polono. Quale seconda parte fanno seguito le Indulgentiae ecclesiarum urbis Romae, una lista delle chiese di Roma con le loro reliquie e le indulgenze che vi si possono ottenere.
Online dal: 20.12.2012
Il manoscritto cartaceo è stato scritto nel XV secolo in ambiente alemanno ed appartenne intorno al 1500 ad una donna di nome Anna Wiechbalmer. Questa raccolta a carattere composito, finora poco studiata, contiene tra l'altro leggende in prosa sulla vita di S. Chiara d'Assisi in lingua tedesca (pp. 1−18) ed estratti dal Lucidarius in tedesco, un libro popolare che offre, sotto forma di domande e risposte, un sapere a carattere teologico e naturalistico (pp. 19−48). Vi si trovano inoltre numerose ricette medicinali, soprattutto sulle virtù curative di varie piante (pp. 49−74; pp. 138−145), benedizioni contro i vermi (p. 74), contro le piaghe (pp. 101−102) e per il bestiame (pp. 127−128), così come un racconto sulla peste (pp. 132−134) di Hans Andree, un medico laico attivo a Costanza, contenente delle regole di comportamento da applicare in caso di insorgenza di questa pestilenza. Completano il manoscritto sentenze di mistiche e altri testi a carattere spirituale (pp. 77−101, pp. 103−104), estratti dall'opera Die 24 Alten des Otto von Passau (pp. 105−119) e inni, canti e preghiere in tedesco (pp. 129−131; pp. 135−138 tra questi a p. 131 una versione tedesca della prima strofa del Media vita in morte sumus). All'inizio (p. B) si trova un rudimentale elenco del contenuto di mano del bibliotecario p. Franz Weidmann (1774-1843).
Online dal: 25.06.2015
Primo volume di una collezione di frammenti della biblioteca abbaziale di San Gallo («Veterum Fragmentorum manuscriptis codicibus detractorum collectio tomus primus»). Contiene, tra le svariate pagine singole e i diversi testi frammentari, frammenti della fine del IV secolo dell'Eneide e delle Georgiche di Virgilio, importanti da un punto di vista storico-testuale (11 pagine e 8 piccole strisce); 17 parti di testo, di varie dimensioni, dell'inizio del V secolo di una versione vetus latina pre-Vulgata dei Vangeli; frammenti del X secolo di una copia delle commedie di Terenzio; documenti databili tra il IX e il XV secolo; piccoli frammenti in scrittura ebraica; ed il «St. Galler Glauben und Beicht II» (delle formule per la confessione ed una professione di fede dell'XI secolo). Pater Ildefons von Arx (1755-1833) assemblò questo volume miscellaneo nell'anno 1822 e lo dedicò al suo precedente superiore, il bibliotecario dell'abbazia Pater Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823).
Online dal: 31.07.2009
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il primo fascicolo del Cod. Sang. 1397 contiene frammenti con notazione musicale provenienti da sei manoscritti liturgici e, all'inizio, uno con un commento alla metafisica (p. 1-2). Risalgono al periodo compreso tra il X-XI fino al XIII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 3° fascicolo contiene frammenti per la maggior parte con notazione musicale provenienti da nove manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il X fino al XII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 6° fascicolo contiene frammenti per la maggior parte con notazione musicale provenienti da sei manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XI fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 7° fascicolo contiene frammenti per la maggior parte con notazione musicale provenienti da cinque manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XII fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 9° fascicolo contiene frammenti per la maggior parte con notazione musicale provenienti da sette manoscritti liturgici e da un breviario a stampa. Risalgono al periodo compreso tra il X fino al XII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 10° fascicolo contiene frammenti, tra i quali due con notazione musicale, provenienti da sei manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il X fino al XII secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 14° fascicolo contiene frammenti provenienti da otto manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XII fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 16° fascicolo contiene frammenti provenienti da cinque manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il IX fino al XIV/XV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 17° fascicolo contiene frammenti provenienti da sei manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il IX fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 20° fascicolo contiene frammenti provenienti da cinque manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XI fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1397 è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2005 al 2006 l'ampio volume Cod. Sang. 1397 è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 23 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1397.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1397, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 21° fascicolo contiene frammenti provenienti da cinque manoscritti liturgici. Risalgono al periodo compreso tra il XII fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1398a è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2003 al 2004 l'ampio volume Cod. Sang. 1398a è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 14 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1398a.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1398a, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 8° fascicolo contiene frammenti provenienti da sette manoscritti di diritto canonico e di uno testo di logica (p. 23-24). Risalgono al periodo compreso tra il X fino al XV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1398a è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2003 al 2004 l'ampio volume Cod. Sang. 1398a è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 14 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1398a.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1398a, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 13° fascicolo contiene frammenti provenienti da sei manoscritti con testi e commentari alla grammatica, la Sententia de bona fortuna di Egidio Romano (p. 3-10), un sermone et un commentario agli psalmi. Risalgono al periodo compreso tra il XIII fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Il Cod. Sang. 1398a è uno degli otto volumi di frammenti (cioè contenenti esclusivamente frammenti) della biblioteca abbaziale di S. Gallo. Tra il 1774 e il 1785, i monaci sangallesi Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) e Ildefons von Arx (1755-1833) staccarono numerosi frammenti dalle legature nelle quali per secoli avevano avuto la funzione di controguardie e guardie, rinforzi del dorso e brachette. In età avanzata, Ildefons von Arx li fece rilegare in otto volumi tematici, e nel 1822 li dedicò all'amico Johann Nepomuk Hauntinger. Soprattutto nel corso del XX secolo, i ricercatori hanno trovato nelle legature altri frammenti più piccoli, che sono state staccati, allegati ai volumi di frammenti esistenti, o aggiunti alla collezione di frammenti. Per motivi di conservazione, dal 2003 al 2004 l'ampio volume Cod. Sang. 1398a è stato sciolto. I frammenti sono stati nuovamente rilegati (nello stesso ordine) in 14 fascicoli («Ganzpapierbroschuren»). La nuova e ormai ufficiale paginazione inizia da 1 in ogni fascicolo e comprende solo i frammenti (senza i fogli di carta bianca). Esempio di citazione: S. Gallo, biblioteca dell'abbazia, Cod. Sang. 1398a.1, pp. 1-2 (= Cod. Sang. 1398a, fascicolo 1, pp. 1-2). Il 14° fascicolo contiene frammenti provenienti da cinque manoscritti. Riportano, tra gli altri, il trattato di Hugo di San Vittore, De sacramentis christiane fidei (p. 1-4) e un commentario al Doctrinale di Alessandro di Villedieu (p. 9-12). Risalgono al periodo compreso tra il XII fino al XIV secolo.
Online dal: 06.09.2023
Copia delle cosiddette Engelberger Predigten. Si tratta di una raccolta di prediche in tedesco per le diverse occasioni dell'anno liturgico, scritte intorno al 1400 in un convento di domenicane, forse a St. Katharinental presso Diessenhofen, dove il manoscritto è rimasto per vari secoli.
Online dal: 22.06.2010
Salterio/breviario per un convento femminile domenicano. Alle pp. 1-12 presenta un calendario di santi con molte donne e alcuni santi rari. La presenza di santi di S.Gallo e di Costanza rimanda ad una origine nella diocesi di Costanza. Alle pp. 390-393 istruzioni di preghiera in tedesco. Particolarmente degne di nota sono le tredici miniature e le iniziali con oro in foglia. Il volume proviene dal convento domenicano di S. Caterina a Nollenberg presso Wuppenau (Turgovia), dove di trovava, secondo delle note di possesso, al più tardi nel XVI secolo. Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Il manoscritto contiene alle pp. 1-140 le cosiddette 14 Hermetschwiler Predigten, un ciclo di sermoni in lingua alto alemannica del XIII secolo, di cui è l'unico testimone. Il testo è difettoso all'inizio e alla fine. Alle pp. 141-214 segue il trattato in tedesco del Corpus Domini del «Mönch von Heilsbronn», un monaco del monastero cistercense di Heilsbronn situato tra Norimberga e Ansbach, che visse probabilmente nel XIV secolo. Alle pp. 214-252 seguono altri discorsi spirituali. Il volume si trovava al più tardi nel XIX secolo nel monastero benedettino di Hermetschwil (Argovia). Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Salterio in tedesco, completo tranne la caduta di un foglio alla fine: salmi (pp. 1-164), cantici (pp. 164-178). Con poche iniziali figurate (cane a p. 1, pesci alle pp. 141, 153 e 157). Il volume proviene dal convento delle domenicane di S. Caterina di S. Gallo; non è possibile dire con sicurezza se vi sia stato anche scritto. Dal 1930 presente in qualità di deposito della biblioteca vescovile di S. Gallo presso la biblioteca abbaziale.
Online dal: 08.10.2015
Il manoscritto, finora praticamente sconosciuto, contiene un Epistolario secondo il rito ambrosiano. È stato commissionato nel 1342 dal prete Giacomo de Parazo per una chiesa dedicata a S. Fermo, non meglio identificata. Probabilmente nel XV/XVI secolo il codice giunse nel territorio di rito ambrosiano di Tesserete (Canton Ticino) dove venne slegato e nuovamente rilegato con l'aggiunta della copia di un testamento - di dubbia autenticità - redatto nel 1078 da Contessa, della città di Milano, a favore della chiesa di S. Stefano di Tesserete. Nel XVII secolo il codice era in possesso della famiglia di notai Verdoni e dal XX secolo è conservato presso la parrocchia di Tesserete. Presenta sulla pagina d'apertura una iniziale miniata raffigurante il patrono della diocesi di Milano, S. Ambrogio.
Online dal: 14.12.2017
Il volume trasmette una raccolta di 213 atti notarili datati dal 1324 al 1327, trascritti da nove diversi notai che usano una minuscola corsiva molto accurata. La raccolta contiene la documentazione relativa ai diritti di proprietà che i Castropola dei Sergi, signori di Pola, vantavano nel distretto di Pola, in Istria e a Venezia. Gli atti notarili sono organizzati in sezioni distinte in base alla città o alla località in cui ricadevano tali beni; il nome della località è vergato sul margine superiore della carta che apre la sezione; ogni sezione contiene la lista dettagliata delle proprietà fondiarie e delle loro dipendenze, con la localizzazione esatta del fondo.
Online dal: 20.12.2016
Bibbia sefardita, realizzata nel corso della prima metà del XIV secolo in Spagna, probabilmente in Castiglia. Il manoscritto si apre e si chiude con delle liste masoretiche (ff. IIr-IXv e 463v fino a 466v), inquadrate di bordure miniate, che costituiscono delle «pagine tappeto». Il testo biblico, copiato su una o due colonne, è accompagnato dalla grande e dalla piccola Masora (regole della tradizione rabbinica concernenti la lettura e l'accentuazione dei testi sacri), scritte in lettere minuscole nei margini e nell'intercolunnio. Questi elementi micrografici si animano talvolta nei margini inferiori delle pagine (circa 70 volte) o sui quattro lati del foglio (per es. ff. 42r-43r, 461v-463r), dove formano delle meravigliose figure geometriche e degli intrecci. I primi libri biblici sono introdotti da titoli realizzati in oro brunito e inseriti su dei fondi bicolori rosa e blu percorsi da tralci bianchi (f. 1v/Gn, 33v/Ex, 59v/Nb, 77v/Dt, 102v/Js, 125v/Jg). Secondo una nota di possesso (f. 467v), datata 1367 (?), questa Bibbia ebraica appartenne probabilmente a David ha-Cohen Coutinho – membro di una famiglia di marrani portoghese. Nel XV sec. fu in possesso di Moses Abulafia prima di essere venduta dalla vedova, come indica il contratto di vendita collocato all'inizio del libro (f. Ir), datato e firmato nel 1526 a Salonicco. La Bibbia si ritrova nel XVI sec. nelle mani del talmudista e rabbino di Salonicco Abraham di Boton (f. 467v). La sua presenza è poi attestata nel XIX sec. ad Alessandria, nella sinagoga Zaradel (R. Gottheil, «Some Hebrew Manuscripts in Cairo», Jewish Quarterly Review 17, 1905, p. 648). Giunta sul mercato antiquario, dal 1996 la Bibbia è custodita in una collezione privata.
Online dal: 14.12.2017
Manuale per la macellazione rituale del XIV secolo di provenienza italiana di formato minuscolo, comprendente le leggi della shekhitah (macellazione rituale) e treifot (possibili difetti degli animali kosher) di Judah ben Ben Benjamin ha-Rofe Anaw di Roma (XIII sec.). Seguono estratti delle leggi sulla shekhitah, tratti dalla Torat ha-Bayit ha-Bayit ha-Arokh, opera giuridica sulle leggi della casa ebraica di Solomon ben Abraham ben Adret di Barcellona (1235-1310).
Online dal: 10.10.2019
Libro d'ore all'uso di Roma in latino, con calendario in francese contenente una scelta di santi venerati a Parigi. Contiene 17 miniature realizzate a Parigi intorno al 1408-1410 nella cerchia artistica del Maestro di Boucicaut, uno dei più influenti miniatori dell'inizio del sec. XV. Alla decorazione hanno collaborato anche il Maestro di Mazarino e lo Pseudo-Jacquemart, un artista della generazione precedente il cui lavoro è riconoscibile nei famosi Libri d'ore eseguiti per il duca di Berry. La miniatura raffigurante Re Davide è stata eseguita su di un foglio aggiunto e rivela la mano di un seguace del maestro che ha miniato il breviario di Giovanni di Borgogna.
Online dal: 20.12.2012
Il codice contiene un salterio ad uso di Evreux, città vescovile e residenza privilegiata dei re di Navarra. Si tratta di un libro liturgico che, con il calendario, le litanie e l'Ufficio dei Morti unisce in un volume alcuni tra i più importanti testi contenuti nei Libri d'ore. La decorazione è opera di un miniatore operante a Parigi intorno al 1400 che, su fondi ancora d'oro, inserisce eleganti figure in paesaggi pittoreschi. La sua paletta di colori si situa già pienamente nel XV secolo. Si propone qui di attribuirlo alla mano e all'atelier del parigino Josephus-Meister. Almeno due miniature – la miniatura con il buffone (f. 44r) e quella per l'Ufficio dei Morti (f. 131r) sono da attribuire allo Pseudo-Jacquemart.
Online dal: 20.12.2012
Il Libro d'ore, indirizzato ad una donna, reca una annotazione leggibile unicamente con i raggi ultravioletti (f. 27v) che ricorda una Jaquette de la Barre, forse appartenente alla famiglia parigina di costruttori di organi che tra il 1401 ed il 1404 realizzò l'organo di Notre-Dame. Le miniature sono state eseguite intorno al 1410 da un prominente miniatore parigino identificato con il Maestro della Mazarine, mentre i bordi sono stati aggiunti in un secondo tempo da una mano forse provenzale. Dal solito programma iconografico si distinguono le scene della Gloria di Cristo (f. 101r) invece dell'immagine di David per i Salmi penitenziali, la Resurrezione di Lazzaro (f. 141r) invece della Messa per i Morti, e la miniatura con la preghiera di S. Gerolamo (f. 139v), qui rappresentato con paramenti cardinalizi.
Online dal: 20.12.2012
Questa raccolta di trattati cosmologici contiene degli estratti da un manoscritto più ampio, scritto probabilmente dallo stesso copista Moses, oggi conservato nella collezione Schoenberg della University of Pennsylvania di Filadelfia (ljs 057). Contiene delle tabelle sui movimenti lunari di Jakob ben David ben Jomtow (Bonjorn), tre opere astrologiche di Abraham Ibn Esra (1089-intorno al 1164): un frammento del Reschit chochma ("Inizio della saggezza"), una gran parte del Mischpete ha-massalaot ("Leggi delle costellazioni") e una gran parte del Sefer ha-olam ("Libro dell'universo"), e quale ultima parte il Sefer ha-miwcharim le-Batlamjus, cioè l'Almagesto di Tolomeo. Alle cc. 15r e 15v si trovano tre immagini di costellazioni degli antichi: Orione (Ha-gibbor ba-te'omin, "Ereo dei gemelli"), scalzo e con la scimitarra (c. 15r), Eridano (Ha-nahar, "Fiume") e Lepus (Ha-arnewet, "Coniglio") (c. 15v). Le raffigurazioni si basano sull'opera araba "Descrizioni delle stelle fisse", scritta dall'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi nell'anno 964.
Online dal: 19.03.2015
Isaac di Corbeil († 1280) è l'autore di questo Piccolo libro dei Comandamenti, anche conosciuto come Sefer Mitzvot Katan (abbreviato SeMaK). Questa versione abbreviata dei 613 comandamenti biblici positivi e negativi, e alcuni pochi rabbinici aggiunti, è stata divisa in sette sezioni giornaliere da leggere in sequenza e da completare in una settimana. Dopo essere diventato popolare in Francia, il SeMaK raggiunse la Germania, dove venne riconosciuto come un'opera normativa Halakhah. Questo manoscritto è il più recente dei tre presenti nella collezione Braginsky (oltre ai BC 240 e BC 182) e testimonia della complessa diffusione del SeMaK in Germania. Le glosse sono opera di Moses di Zurigo, che visse in questa città nella metà del XIV secolo. Di conseguenza, i manoscritti contenenti le glosse di Moses vengono chiamati gli Zurighesi. Commenti e glosse in forma di 'finestre' di forma rettangolare vennero spesso aggiunti nei margini o nel testo stesso, dando forma ad una impaginazione esteticamente piacevole e creativa. La mancata identificazione della fonte di queste glosse, ha fatto in modo che i copisti abbiano frequentemente contribuito a creare confusione nel determinare l'autorità di questi commenti.
Online dal: 13.10.2016
L'importanza del Pentateuco Braginsky per la critica testuale della Bibbia ebraica è paragonabile a quella del Ms L44a della Library of the Jewish Theological Seminary a New York, copiato a Toledo nel 1241. Il manoscritto Braginsky fu vergato in Spagna, molto probabilmente nella seconda metà del sec. XIV, sulla base di quello che era considerate il Codex Hillel originale, del quale non è rimasta nessuna traccia. Venne forse usato per l'ultima volta per un'edizione del Pentateuco di Guadalajara, Spagna, poco prima del 1492. In realtà, non è chiaro se il Codex Hillel sia veramente esistito o se si tratti di una leggenda conosciuta da fonti secondarie. Il manoscritto è tuttora rilegato in una coperta in pelle con impressioni a secco e elementi decorativi e ganci di chiusura in ottone (più tardi?).
Online dal: 13.10.2016
Questo manoscritto di Yaakov ben Asher (figlio del rabbino e copista Asher ben Jehiel) contiene una delle più antiche copie del Arba'a turim, uno scritto a carattere religioso-giuridico. L'intera opera si occupa di tutte le leggi ebraiche concernenti le preghere e la sinagoga. Questo esemplare contiene unicamente la prima di quattro parti. Intorno al testo principale si trovano molte glosse e commenti; da menzionare una annotazione autografa dell'influente rabbino tedesco Jakob Weil del XV secolo e delle note in lingua slava. Il manoscritto contiene inoltre delle versioni che differiscono dalla edizione standard, così come dei Responsa ("Responsa rabbinici"), altrimenti sconosciuti, dell'importante rabbino Israel Isserlin (1390-1460).
Online dal: 19.03.2015
Il testo halakhico Schibbole ha-leket («Spigolature»), di Zedekia ben Abraham Anaw di Roma (ca. 1225-1297), contiene uno dei primi tentativi di codificare le leggi religiose ebraiche in Italia e di crearne un primo panorama sistematico. Dal punto di vista del contenuto il testo, suddiviso in 12 grandi capitoli con in totale 372 paragrafi, si occupa delle prescrizioni relative all'ordine delle preghiere e delle regole per il Shabbat, i giorni festivi e feriali, accanto a vari altri testi con tematiche halakhiche, che stanno in una dichiarata prospettiva aschenazita. Il manoscritto non è datato. Fu scritto dai copisti Moses e Samuel sia ancora nel periodo di vita o poco dopo la morte dell'autore, e costituisce così una delle prime copie che si conservano di questo testo.
Online dal: 18.12.2014
Il cabbalista spagnolo Abramo Abulafia (1240- dopo il 1291) sostiene un concetto della cabbala che poco o niente ha a che fare con quella che era prevalentemente nota. Egli non la interpretava né come una forma della gnosi né come una specie di filosofia teosofica, che si concentrasse sulle Sefirot, emanazioni del divino. Al contrario cercò di raggiungere uno stato di estasi profetico-mistico, partendo dalla sua convinzione che l'esperienza dei profeti deve essere stata di natura estatica e che tutti i veri mistici debbano essere stati dei profeti. Quest'opera era particolarmente popolare e diffusa sotto i titoli Chajje ha-olam («La vita nel mondo dell'Al di là») oppure Sefer ha-Schem («Libro del nome divino») oppure Sefer ha-iggulim («Libro dei cerchi»), ma in questo manoscritto viene nominato Sefer ha-Schem ha-meforasch («Libro del nome che non si può nominare»). Il codice contiene dieci iscrizioni raffigurate in cerchi concentrici in inchiostro nero e rosso, così come 128 solo in inchiostro nero. Queste contengono delle dettagliate istruzioni per la meditazione mistica. Contemplando questi cerchi si dovrebbe recitare il nome di Dio - racchiuso in 72 lettere - originato dalla combinazione dei valori numerici delle lettere nei nomi nelle dodici tribù di Israele, dei patriarchi e delle nove lettere delle parola Schiwte Jisra'el («Tribù di Israele»). Il lettore dovrebbe «entrare» in ognuno dei tre cerchi rosso-neri partendo dall' «ingresso» indicato al poso, che è indicato, per così dire, da un piccolo tratto di penna.
Online dal: 18.12.2014
Il volume, sicuramente molto utilizzato, si presenta in buone condizioni di conservazione ed è vergato in una elegante scrittura quadrata e semicorsiva. Contiene preghiere quotidiane e piyyutim per i giorni festivi, ma anche varie altre da recitare in occasioni speciali, e l'intero testo della Haggadah per la festa ebraica, un testo solitamente trascritto separatamente. Il manoscritto presenta un interessante caso di censura: lo spazio per la preghiera Alenu le-shabbeah, che si riteneva contenere un implicito insulto ai cristiani, è stato lasciato vuoto (19r-v). L'intero codice è stato sottoposto a censura a Mantova da parte di Dominico Irosolimitano, uno dei più attivi censori attivo in Italia a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Questi non ha espunto nessun passaggio ma si è limitato ad apporre la sua firma sull'ultima pagina (f. 112v), a riprova dell'avvenuto controllo.
Online dal: 18.12.2014
Nel corso dei più di 650 anni dall'allestimento, questo manoscritto della Mishneh Torah, una raccolta di leggi ebraiche di Mosè Maimonide, è passato in molte mani. Diverse annotazioni e citazioni fanno pensare che molti importanti rabbini ashkenaziti abbiano potuto utilizzarlo, come per es. Jakob Weil, un famoso erudito e rabbino del XV secolo attivo a Norimberga, Augusta, Bamberga ed Erfurt. Come si può dedurre da note di possesso più tarde, il manoscritto giunse in regioni anche molto lontane tra loro, come l'impero ottomano, il Kurdistan, l'Inghilterra o Gerusalemme. La pagina 1021 mostra un'immagine a piena pagina con l'architettura di un portale in stile gotico. Due sottili colonne, allungate manieristicamente, reggono un timpano decorato con tralci floreali su fondo blu nel quale si legge il nome del capitolo Sefer schoftim ("Libro dei Giudici") in caratteri dorati. Vi sono anche cinque medaglioni, due dei quali contengono il profilo di due uccelli rapaci in posizione di attacco.
Online dal: 22.03.2017
L'armoriale di Zurigo in pergamena è uno dei più eccezionali ed importanti documenti dell'eraldica medievale. Consiste oggi in quattro parti di diversa lunghezza, che possono essere riuniti in un rotolo lungo quattro metri. Vi sono riprodotti su entrambi i lati 559 blasoni - ognuno sormontato da un cimiero - dell'alta e bassa aristocrazia in prevalenza del nord della Svizzera, della Germania meridionale e dell'Austria occidentale, il cui nome è iscritto a lato dello scudo. Vi sono aggiunte 28 bandiere di vescovadi e di abbazie tedesche. La sequenza delle quattro parti rimaste, costituite a loro volta da 13 strisce di pergamena cucite insieme, è la seguente: la parte nr. 1 (36.5 cm) contiene sul verso gli stemmi dei vescovadi e delle abbazie (numerazione Merz-Hägi: I-XXVIII; la numerazione nell'originale risale al XVI-XVII secolo) e sul recto 22 blasoni di nobili. Le parti nr. 2 e nr. 3 (255.5 cm) erano ancora cucite assieme nel 1930. La parte nr. 2, costituita da quattro fogli di pergamena, contiene sul recto i blasoni 23-104 e 108-114 e sul verso i blasoni 214-220, 224-308. La parte nr. 3, costituita da tre fogli di pergamena cuciti, contiene sul recto gli stemmi 105-107, 115-162 e sul verso gli stemmi 163-213, 221-223. La quarta parte (109 cm) – cinque pergamene cucite assieme – contiene sul recto gli stemmi 309-378 e sul verso gli stemmi 379-450. L'armoriale è incompleto. La quarta parte mancante doveva contenere altri 109 blasoni oggi conosciuti attraverso una copia della fine del XVIII secolo. Fu probabilmente realizzato a Zurigo o nella regione del lago di Costanza e la sua datazione viene collocata tra il 1330 e il 1345. Lo stile di esecuzione è molto vicino a quello del Codex Manesse, una raccolta di poesie cortesi in lingua tedesca accompagnate da 137 miniature, dipinto a Zurigo e di poco anteriore. Prima di essere depositato presso il Museo Nazionale Svizzero dalla Società antiquaria della città, fu in possesso dello storico e naturalista zurighese Jacob Scheuchzer (1672-1733).
Online dal: 18.12.2014