Martirologio-inventario della chiesa di S. Giorgio di Castro, fatto allestire su incarico dei vicini di Castro e Marolta nel 1554, in sostituzione del precedente distrutto dal fuoco. Contiene l'elenco degli obblighi dovuti alla parrocchia e alla comunità per legati e anniversari. Nel margine inferiore della prima pagina, decorata con un'iniziale miniata, è stato dipinto lo stemma di Uri, uno dei cantoni, con Svitto e Nidvaldo, dei quali la valle di Blenio era all'epoca baliaggio comune.
Online dal: 25.06.2015
Martirologio-calendario della chiesa di S. Ambrogio di Chironico (Ticino), scritto dal prete Ambrogio Rossi di Chironico che ricopia un martirologio più antico, probabilmente rovinato o senza più spazio. Nel calendario, di tipo ambrosiano, sono riportate le fondazioni per messe annuali od anniversari e le solennità, le indulgenze e le menzioni di voto per la parrocchia e per tutta la valle. Il 28 dicembre, giorno dei ss. Innocenti, è registrata la memoria della battaglia dei Sassi Grossi di Giornico (1479).
Online dal: 23.06.2016
Manoscritto di origine italiana contenente la diffusa e fortunata silloge di favole mediolatine in distici elegiaci denominata Esopus. Pubblicata anonima nel 1610 da Isaac Nevelet, e per questo attribuita all'Anonymus Neveleti, nel 1884 l'editore Léopold Hervieux ne attribuì la paternità ad un Gualterio Anglico vissuto nel XII secolo a Palermo. L'identità dell'autore è però stata negli ultimi anni messa in discussione da vari studiosi. Le favole hanno quali protagonisti degli animali e terminano con una morale formulata in distico.
Online dal: 13.12.2013
Del De civitate Dei di Agostino, imponente opera apologetica in ventidue libri, esiste un'unica traduzione medievale in italiano, composta tra la fine del XIV e i primi anni del XV secolo. Il volgarizzamento dell'opera viene convenzionalmente attribuito al domenicano fiorentino Jacopo Passavanti (ca. 1302-1357), ma questa attribuzione è priva di fondamento. Il frontespizio del codice è riccamente illustrato con racemi fogliacei sui quattro lati e iniziali vegetali all'inizio di ogni libro nel quale è suddivisa l'opera.
Online dal: 17.12.2015
Opera giovanile di Boccaccio (intorno al 1341), la Comedia delle ninfe fiorentine, o Ameto, narra la trasformazione del rozzo pastore Ameto in uomo virtuoso, dopo aver ascoltato i racconti di sette ninfe, allegorie delle virtù. L'opera adotta la forma del prosimetro - alternanza di prosa e versi - come l'impaginazione su di una colonna del codice rivela immediatamente. Copiato su carta, senza filigrana, questo manoscritto si apre con un'unica iniziale dipinta ad acquarello che racchiude lo stemma della famiglia Almerici (f. 2r), proprietaria e probabile committente di questa copia.
Online dal: 26.09.2017
Dedicato alle donne innamorate, l'Elegia di madonna Fiammetta evoca in prima persona i sentimenti della giovane napoletana Fiammetta, abbandonata dal suo amante Panfilo. Opera giovanile in prosa di Boccaccio, celebrata per la finezza del suo approccio psicologico, l'Elegia mescola elementi autobiografici e chiari riferimenti alla letteratura latina. Si conserva qui in un manoscritto copiato nel 1467 da Giovanni Cardello da Imola, la cui scrittura regolare è messa in luce dalla decorazione a bianchi girari.
Online dal: 21.12.2009
Manoscritto cartaceo, il «Codex Guarneri» è stato allestito meno di due decenni dopo la morte di Dante. La disposizione grafica del testo, con la lettera iniziale di ogni terzina messa in rilievo dall'inchiostro rosso, riflette la terza rima, la forma metrica inventata dal poeta italiano. Privo – senza dubbio dalle origini – del Paradiso, il manoscritto è corredato di glosse latine.
Online dal: 25.03.2009
Il «Codice Ricasoli Firidolfi», trascritto su carta alla fine del XIV secolo, è una testimonianza importante per lo stabilimento del testo della Divina commedia di Dante Alighieri. L'iniziale del verso liminare dell'Inferno mostra il celebre profilo dell'autore contornato da decorazioni vegetali.
Online dal: 20.12.2007
Copiato nel 1378 da Francesco di maestro Tura da Cesena, che appone data e nome alla fine del suo volume, il Codice Severoli inaugura ciascuno dei tre canti della Commedia con una iniziale istoriata. Qualche glossa interlineare spiega i versi del Paradiso.
Online dal: 21.12.2009
Il CB 78, manoscritto su pergamena del XIV secolo, ci trasmette la Histoire de la destruction de Troie di Guido delle Colonne. È ornato da centottantasette miniature eseguite da Giustino da Forlì, le quali rappresentano, nel quadro architetturale della Venezia gotica, i principali avvenimenti della guerra di Troia. Fatto raro: tracce della collaborazione tra il copista e il miniatore si leggono nei margini, dove il primo descrive, in dialetto veneziano, il programma iconografico scrupolosamente seguito dal secondo.
Online dal: 31.07.2007
Le Laudi del francescano italiano Jacopone da Todi sono dei poemi di ispirazione religiosa che si presentano come delle ballate dal metro vario e spesso redatte sotto forma di dialoghi. Il CB 94, trascritto da quattro diversi copisti, è stato allestito nella seconda metà del XIV secolo.
Online dal: 20.12.2007
Realizzato nei primi anni del XVI secolo, quando la stampa si era ormai già consolidata, il CB 130 testimonia una notevole maestria calligrafica e pittorica. Opera di Bartolomeno Sanvito, che ha curato la trascrizione di altri quattro manoscritti del Canzoniere e dei Trionfi di Petrarca, presenta una scrittura sobria ed equilibrata, arricchita con raffinate miniature. L'inserzione di un foglio di pergamena con disegni segna l'inizio di ciascuna parte del volume.
Online dal: 25.03.2009
Raccolta di due canzonieri italiani autonomi, il CB 131 è costituito di due sezioni: una comprende 380 poemi di Petrarca; l'altra componimenti redatti da Dante e da altri poeti della generazione precedente. Misterioso «libro de la mia comare» dalla grafia arcaizzante, la parte riservata a Petrarca è arricchita qua e là da glosse singole (altrimenti sconosciute), che testimonierebbero la ricezione da parte di un pubblico femminile.
Online dal: 20.05.2009
Le due carte miniate appartenevano probabilmente ad un atlante di carte marine, o a un portolano. La prima, orientata verso nord, rappresenta parte delle coste dell'Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo ai lati dello stretto di Gibilterra, tra le Isole Canarie e l'Italia settentrionale. La seconda mappa, rivolta ad ovest, mostra le isole del Mar Egeo tra Creta (Candia) e Salonicco, la Grecia e l'Asia Minore, dove Troia e Costantinopoli sono situate in maniera anacronistica. Una scala di latitudini sulla prima carta, delle scale graduate di distanza vicino ai margini, delle linee di rombi e delle rose dei venti ornate di fiori di giglio accompagnano i toponimi del litorale in rosso e nero perpendicolarmente alle coste. Il loro tracciato, molto stilizzato, accentua i promontori e gli estuari, e il cartografo ha rappresentato anche alcuni fiumi, ma senza molta precisione. Nell'entroterra, e collocate in modo piuttosto vago, figurano delle vignette urbane con bandiere con stemmi, montagne e alberi. In mare, appaiono su entrambe le mappe alcune navi e un animale marino. I nomi delle regioni sono iscritti su banderuole, o indicati in caratteri più grandi. Lo stile particolare del disegno delle città, delle decorazioni e la grafia rimandano alla produzione di Giovanni Battista Cavallini, o del suo successore Pietro Cavallini, attivo a Livorno tra il 1636 e il 1688.
Online dal: 12.12.2019
Il manoscritto contiene la traduzione francese dell'opera di Diego de San Pedro (1437-1498) Carcel de amor, di François Dassy, che a sua volta si basa sulla traduzione italiana di Lelio Manfredi, ultimata nel 1513. Diego de San Pedro è un poeta e narratore spagnolo del prerinascimento, forse di origini ebraiche e convertitosi al cristianesimo. Il Carcel de amor, una delle sue due novelle conosciute, è un racconto sentimentale incentrato sul tema del superamento delle passioni amorose attraverso la ragione; venne stampato per la prima volta a Siviglia nel 1492 e tradotto in varie lingue. E' illustrato da 19 vignette per la maggior parte inquadrate da una cornice architettonica, e nelle quali i personaggi sono raffigurati in costumi dell'epoca. Il codice è forse stato eseguito per Carlo III di Borbone-Montpensier (Charles de Bourbon) – il cui stemma è dipinto a c. 1v - tra il 1521 ed il 1527. Prima di entrare a far parte della collezione di Martin Bodmer appartenne alla famiglia Demidow, al conte Alexis de Golowkin e a Sir Thomas Phillipps.
Online dal: 17.12.2015
Il De verborum significatu, del grammatico latino Pompeo Festo, è un dizionario di lingua latina e di mitologia molto prezioso per comprendere il mondo romano. Conservato nella rilegatura contemporanea in assi di legno, questo manoscritto di origine italiana è stato copiato su pergamena nel sec. XV e contiene delle belle iniziali in oro su fondo blu e rosso. Nei margini sono state aggiunte delle citazioni per illustrare alcune parole del testo. Gli ultimi fogli sono occupati da estratti di autori greci e latini.
Online dal: 02.06.2010
Michelangelo indirizzò questo sonetto ed il suo testo di dedica ad una delle sue più care amiche, la poetessa Vittoria Colonna (1492-1547), marchesa di Pescara. Il pittore, solitamente economo nell'uso della carta, utilizzò per apporre queste poche frasi un grande pezzo di carta in-folio, piegato in due e incollato (per creare uno spessore maggiore). Adottando una scrittura umanistica vicino alla calligrafia, egli si prese una cura particolare nella impaginazione, inserendo dei salti e dei rientri di riga che sottolineano l'architettura solita del sonetto. Il tono è tra i più rispettosi: Michelangelo saluta sì un'amica ma anche una grande signora che gli ha appena fatto un grande regalo. Questo dono, che avrebbe dovuto portare il suo destinatario "in paradiso", era senza dubbio il manoscritto dei Sonetti spirituali della poetessa (che in generale si mostrava molto discreta e restìa nel mostrare i suoi versi).
Online dal: 17.12.2015
Questo «paperolle» proviene dal celebre «Codice Gonzaga» (conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara) e costituisce un manoscritto di lavoro, per un passaggio aggiunto al grande poema di Tasso, completato l'anno precedente. Dopo aver sottoposto il suo manoscritto originale a molti umanisti e letterari di alto livello, il poeta tenne conto di alcune di queste critiche o consigli, facendo una revisione dei versi nell'estate 1576. Alcune strofe furono profondamente ritoccate, o addirittura completamente riscritte. La strofa 42 fu una delle più rilavorate, a tal punto che il Tasso dovette incollare nel manoscritto questa piccola striscia di carta contenente la versione definitiva del testo. Il testo stesso descrive l'attitudine e i pensieri della principessa mussulmana Armida che si appresta ad arringare il califfo e le sue armate per incitarle a combattere fino alla morte i crociati e a vendicarsi in questo modo dell'eroe cristiano Rinaldo che l'ha abbandonata.
Online dal: 22.06.2017
Nel codice cartaceo sono stati trascritti alla metà del sec. XV a Bellinzona una serie di decreti emanati dalle autorità viscontee tra il 1352 ed il 1443 ed indirizzati alle autorità cittadine. Nelle pagine rimaste bianche alla fine del testo sono state copiate delle lettere di esenzione rilasciate per gli uomini e la valle Mesolcina nel 1498-1499. Il codice appartenne alla famiglia Varone e nel 1537 venne acquistato e fatto restaurare dal notaio bellinzonese Giovanni Giacomo Rusca. Pervenne alla biblioteca di Einsiedeln intorno al 1787 dopo che nel XVII secolo era stato donato da Carlo Bernardino Zacconi alla biblioteca dei gesuiti bellinzonesi, poi rilevata dai benedettini.
Online dal: 20.12.2012
Il De Divina proportione è un trattato di matematica del francescano Luca Pacioli (1445-1517). Il testo, scritto in italiano, è seguito da 60 poliedri disegnati pieni o vuoti, di influsso leonardesco. Delle tre copie scritte quando l'autore era ancora in vita, non ne restano che due. Quella conservata alla Biblioteca di Ginevra è l'esemplare di dedica per il duca di Milano Ludovico Sforza, del cui stemma e imprese è ornato il manoscritto (fol. Ir e LXIIv).
Online dal: 27.02.2019
Questo manoscritto contiene una raccolta di 46 sonetti con commento, organizzati in un breve canzoniere. E' attribuito al misterioso poeta di origine napoletana Gironimo Del Riccio, a proposito del quale manca ogni informazione. Fu probabilmente offerto al re di Francia Enrico III in occasione delle sue nozze con Louise de Lorraine-Vaudémont e, come indica lo stemma sulla legatura, entrò a far parte della biblioteca reale.
Online dal: 08.10.2020
Manoscritto composito contenente: 1. la raccolta autografa del poeta fiorentino Gabriele Simeoni (Firenze, 1509 - Lione 1577?), dedicata a Cosimo de' Medici, Granduca di Toscana, composta da poesie in italiano e latino, illustrate dalla mano dell'autore; 2. la raccolta parzialmente autografa di Giovan Battista Strozzi (1489-1538), contenente i suoi madrigali, nonché composizioni di Leonardo Giustiniani (1388-1446) e di Anton Francesco Grazzini (1505-1584).
Online dal: 12.12.2019
Il De vita solitaria è una delle opere latine del grande poeta italiano Francesco Petrarca (1304-1374), che la scrisse nel 1346 rimaneggiandola più volte negli anni successivi. Nei due libri nei quali è suddiviso viene esaltata la vita ritirata e solitaria trascorsa negli studi e nella meditazione. Questo manoscritto cartaceo rivela una certa eleganza sia nella impostazione della pagina sia nella presenza delle due iniziali, nei quali si fa uso di oro p. 7, 103). La provenienza del codice è sconosciuta, ma prima di essere acquistato nel 1892 dalla biblioteca fu in possesso di alcuni canonici di Losanna e di una famiglia di notai di Muraz (Vallese). La copertina era originariamente costituita da una serie di frammenti cartacei del XIV secolo sovrapposti in numerosi strati, che ora sono stati staccati e restaurati. Alcuni di questi sono costituiti da copie di privilegi papali rilasciati a membri di varie diocesi francesi, altri frammenti in italiano sono di area toscana, e uno in ebraico.
Online dal: 10.12.2020
Martirologio-calendario della chiesa di S. Siro di Mairengo (Ticino), scritto dal prete Ambrogio Rossi di Chironico che ricopia un martirologio più antico, probabilmente rovinato o senza più spazio. Nel calendario, di tipo ambrosiano, sono riportate le fondazioni per messe annuali od anniversari e le solennità, le indulgenze e le menzioni di voto per la parrocchia e per tutta la valle. Il 28 dicembre, giorno dei ss. Innocenti, è registrata la memoria della battaglia dei Sassi Grossi di Giornico (1479).
Online dal: 23.06.2016
Libretto devozionale del XV secolo costituito da 27 fogli. Contiene i testi per la liturgia delle ore. A questi si aggiungono le litanie per tutti i santi, intitolate «Letania in der Vasten», nelle quali sono elencati quasi cento santi. Seguono inoltre intercessioni per i poveri, i prigionieri, i malati, i pellegrini, i morti. Alla fine si leggono lodi e preghiere di supplica, così come una preghiera per l'adorazione della Santa Croce.
Online dal: 22.06.2017
Il manoscritto comprende due grimorii, il Dragon rouge (pp. 4-100) e la Poule noire (pp. 101-108), che sono stati copiati nel 1846, da una versione originale del 1521. Il Dragon rouge «ou l'art de commander les esprits célestes, aériens, terrestres et infernaux» (p. 2) è una compilazione di testi redatti in francese, italiano e latino. Quanto alla Poule noire, si tratta di un rituale per comandare gli spiriti. Alcuni goffi disegni arricchiscono l'opera e rappresentano per esempio il diavolo (p. 33, 55), o dei diagrammi cabalistici (p. 19, 54).
Online dal: 04.10.2018
Martirologio-calendario della chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Quinto, scritto dal prete Ambrogio Rossi di Chironico che ricopia un martirologio più antico, probabilmente rovinato o senza più spazio. Nel calendario, di tipo ambrosiano, sono riportate le fondazioni per messe annuali od anniversari e le solennità, le indulgenze e le menzioni di voto per la parrocchia e per tutta la valle. Il 28 dicembre, giorno dei ss. Innocenti, è registrata la memoria della battaglia dei Sassi Grossi di Giornico (1479).
Online dal: 23.06.2016
Si tratta di un manoscritto cartaceo rilegato in pergamena appartenente alla categoria dei "libri di ricordanze", molto diffusi tra i commercianti fiorentini. Nel caso di questo libro di ricordanze del granduca di Toscana si tratta probabilmente di annotazioni (e copie) di un certo Roberto di Pandolfo Pandolfini, riguardanti l'amministrazione delle miniere di ferro dell'Isola d'Elba. Vi figurano anche delle liste nelle quali probabilmente sono annotati i prezzi del ferro. – Sull'Isola d'Elba vennero sfruttati vasti giacimenti di ferro il cui minerale si caratterizzava per un alto contenuto di ferro; le esportazioni erano indirizzate verso l'Italia centrale. – Al termine delle annotazioni vere e proprie sono incollati dapprima otto allegati di piccolo formato (pp. 52a-d, pp. 54a-d, pp. 56a-b, p. 59, p. 61, pp. 62a-b, p. 65, p. 67) e in seguito numerosi fogli bianchi (pp. 69-288), di cui di fatto è costituita la maggior parte del volume. – Il manoscritto è stato acquisito nel 1957 a Firenze.
Online dal: 08.10.2015
In questo manoscritto, magnificamente illustrato e inusuale nel contenuto, l'architetto ed urbanista italiano Giuseppe Valadier (1762-1839) descrive nel testo con 14 disegni a penna acquarellati la fusione del Campanone, la più grande campana del duomo di S. Pietro. L'incarico di fondere la campana era stato conferito dal Vaticano alla fonderia del padre Luigi Valadier, che tuttavia morì nel 1785 nel corso dei lavori. Il figlio Giuseppe portò a fine l'incarico e nel 1786 completò il manoscritto, nel quale ad ogni disegno corrisponde una spiegazione, formulata in forma di leggenda. Dapprima Valadier illustra i locale della fonderia (2v-7r), in seguito con una ricchezza di dettagli quasi fotografica, e con vivi colori, il processo di preparazione della campana con la tecnica della falsa campana e della fusione in bronzo (8v-21r). Infine la campana finita (22v-23r) viene trasportata su di una slitta di legno attraverso le strade di Roma (24v-25r) per essere benedetta da papa Pio VI (26v-27r). Il manoscritto è stato acquisito nel 1948 a Berna.
Online dal: 08.10.2015
Il manoscritto dell'architetto e urbanista italiano Giuseppe Valadier (1762-1839) illustra in modo molto vivo diversi aspetti dell'architettura e della tecnica. E' composto di 127 tavole con dei disegni a penna dipinti a colori vivaci (tav. CI fino a tav. CCXXXV, mancano varie tavole), che sono state realizzate nel 1828. Tematicamente le tavole sono talvolta raggruppate per materia (per es. legno (fol. 1r-8r), ferro (fol. 9r-24r), rame (fol. 25r-31r), bronzo (fol. 32r-58r)), talvolta per argomenti della tecnica costruttiva (per es. costruzione di muri, fol. 103r-117r). I disegni servivano da modello per una parte delle tavole, in totale 320, presenti nei due volumi di tavole dell'opera di Valadier „L'architettura pratica dettata nella scuola e cattedra dell'insigne Accademia di San Luca“, stampata a Roma nel 1828-33 e basata sulle lezioni da lui tenute presso l'Accademia di S. Luca a Roma. La numerazione delle tavole nel manoscritto corrisponde a quella dell'opera a stampa. – Il manoscritto è stato acquisito nel 1956 in Italia.
Online dal: 08.10.2015
Il manoscritto, allestito intorno al 1700, menziona nel titolo l'imperatore Leopoldo (I, regnante dal 1658 al 1705). L'identità di Giovanni Battista Coene da Passau, che si indica quale autore, rimane oscura e su di lui non ci sono altre informazioni. I nomi dei metalli e di altre materie, con le quali Coene ha realizzato i suoi esperimenti, non sono scritti per intero nel testo ma illustrati attraverso i loro simboli alchemici (segni dei pianeti ecc.). Poiché questi ricorrono in gran numero, il testo è senz'altro leggibile e comprensibile. A uno stretto contatto del manoscritto con l'alchimia rimanda anche il fatto che Coene si rifà a Paracelso (1493/94-1541), per es. nell'ultimo breve capitolo dal titolo "Che cosa il Balsamo Samech di Paracelso" (pp. 101-102). Inoltre nomina il "Testamentum" (pp. 99-100), del quale Coene indica come autore ancora Raimondo Lullo (1232/33-1315/16) ma che oggi è collocato tra gli scritti pseudo-lulliani. – All'interno del capitolo i singoli paragrafi sono numerati, mentre nell'ultimo quarto del manoscritto questa numerazione sembra essere stata aggiunta in un secondo tempo (pp. 81-102). Alla fine del manoscritto la numerazione delle pagine è sbagliata (invece delle pp. 70 e seguenti bisogna leggere pp. 97 e seguenti). – Il manoscritto è stato acquisito nel 1952 in Italia.
Online dal: 08.10.2015
Raccolta di canti dell'organista dell'abbazia di S. Gallo Fridolin Sicher, contenente 49 canti per tre fino a cinque voci in notazione mensurale del XVI sec. senza supporto del testo. Tra i componisti figurano tra gli altri Alexander Agricola, Loyset Compère, Josquin Desprez e Jacob Obrecht. In alcuni pezzi sono indicati i nomi dei componisti e gli inizi del testo (in francese, italiano, fiammingo e latino). Di solito ogni pezzo riempie una pagina doppia, raramente tutte le voci (tre o quattro) sono disposte su di una sola pagina.
Online dal: 23.09.2014
Libro di canto dell'umanista glaronese Egidio Tschudi (1505-1572) della metà del XVI secolo. Il volume contiene innanzitutto, 215 frasi in notazione a pentagramma delle opere di compositori suoi contemporanei, francesi, olandesi e tedeschi, come Josquin Desprez, Adrian Willaert, Jacob Obrecht, Heinrich Isaac o Ludwig Senfl. Per ciascuna pagina, sulla sinistra si trova la partitura per il discanto (soprano) e sulla destra quella per l'alto.
Online dal: 09.12.2008
Intavolatura per organo di Fridolin Sicher (1490-1546), organista della cattedrale e calligrafo. Dapprima allievo dell'organista di Costanza Hans Buchner, dal 1512 egli radunò 176 pezzi di 94 compositori (tra i quali Paul Hofhaimer, Hans Buchner, Jacob Obrecht, Josquin Desprez, Matthaeus Pipelaere). I due terzi sono opere vocali religiose, il resto proviene da canzoni popolari. La voce superiore contiene annotazioni su pentagramma, le altre voci presentano lettere e segni ritmici. Alcune tra queste composizioni sono tramandate unicamente in questa intavolatura.
Online dal: 09.12.2008
Questo martirologio-inventario della chiesa di S. Stefano di Torre in Valle di Blenio (Ticino) venne allestito nel 1568, su incarico dei vicini di Torre e Grumo, per sostituire un esemplare più antico. Contiene l'elenco degli annuali, cioè delle celebrazioni annuali dell'anniversario di morte dei defunti della chiesa, l'inventario dei beni mobili e immobili della chiesa, della monacharia e della luminaria. Il volume è introdotto da un disegno acquarellato raffigurante il patrono della chiesa, s. Stefano.
Online dal: 13.12.2013
Questo martirologio-inventario della chiesa di S. Stefano di Torre in Valle di Blenio (Ticino) venne allestito nel 1639, su incarico dei vicini di Torre e Grumo, per sostituire l' esemplare del 1569 non più aggiornato. Contiene una descrizione dell'antica chiesa di S. Stefano prima del rifacimento barocco, l'inventario dei mobili, paramenti e oreficerie della stessa, l'elenco degli annuali, cioè delle celebrazioni annuali dell'anniversario di morte dei defunti della chiesa, e dei redditi della chiesa. Il volume è introdotto da un disegno, in parte dorato, raffigurante il patrono della chiesa, s. Stefano.
Online dal: 13.12.2013
Il manoscritto cartaceo - un Liber Amicorum per Ladislao von Törring - contiene 49 immagini di costumi tradizionali e quattro con stemmi: tutti acquerelli in buona qualità e probabilmente di una sola mano. I costumi mostrano per lo più persone di alto rango, provenienti soprattutto dalla Francia (Parigi), dalla Spagna e dal Veneto. Sono raffigurati anche mezzi di trasporto contemporanei come navi e carrozze. Alcune delle persone raffigurate sono identificate da didascalie in francese e in italiano. Aforismi e dediche, per lo più in latino, sono aggiunti in sette pagine. Il dedicatario è Ladislao von Törring (1566-1638), barone di Stein e Pertenstein, rettore dell'Università di Ingolstadt, parente della famiglia reale bavarese.
Online dal: 19.03.2020
Questa raccolta di undici documenti, riguardanti la condanna e la distruzione del Talmud, è collegata ad uno dei periodi più bui della storia del libro ebraico. La collezione costituisce un resoconto più o meno cronologico degli avvenimenti e fece parte probabilmente degli atti di un inquisitore veneziano. Sono qui riprodotti i regesti di sei lettere papali dal 1518 al 1537, nelle quali Leone X, Clemente VII e Paolo III concedono a Daniel Bomberg di stampare libri in ebraico a Venezia. Vengono inoltre presentati dei documenti con le istruzioni per la ricerca di contenuti eretici nei libri ebraici da parte di ebrei convertiti, copie di importanti decreti pontifici, e rapporti sugli avvenimenti in corso a Roma e Venezia.
Online dal: 22.03.2017