Il libro di preghiere proviene probabilmente dal Bickenkloster S. Chiara di Villingen. Contiene, oltre a delle orazioni, varie contemplazioni e prediche, tra queste due discorsi per il nuovo anno di Ursula Haider per gli anni 1496 e 1500.
Online dal: 20.12.2016
Sono in totale otto i manoscritti realizzati a S. Gallo nel periodo compreso tra il 1022 ed il 1036, scritti e miniati per Sigebert, vescovo di Minden (1022-1036). Si tratta di un gruppo completo di manoscritti liturgici comprendente un sacramentario, un epistolario, un evangelistario, un graduale, un tropario-sequenziario, un graduale-innario, un innario e l'Ordo missae. Questo lezionario mostra in tutte le sue parti delle grandi somiglianze con il Cod. 40(481) di Einsiedeln (databile prima del 950). E' purtroppo andata perduta la preziosa rilegatura con oro, pietre preziose e una tavola di avorio, ancora descritta nel XV secolo. Il manoscritto giunse nel 1683 nella biblioteca del principe elettore Friedrich Wilhelm von Brandenburg e da lì nella Staatsbibliothek. Nel corso della seconda guerra mondiale venne messo al sicuro con altri manoscritti (tra i quali il tropario-sequenziario) e oggi viene conservato a Cracovia quale deposito.
Online dal: 17.12.2015
Questo codice data della prima metà del sec. XIV e contiene una copia del Roman de la Rose, un poema allegorico in antico francese composto nel sec. XIII da Guillaume de Lorris e Jean de Meung. Questo esemplare, che costituisce una delle più di 300 copie complete o parziali che sopravvivono, è fittamente annotato e denota l'uso da parte di vari diversi lettori.
Online dal: 21.01.2011
Il cosiddetto «Recueil Grenet» è un manoscritto poetico realizzato dal mercante ginevrino Gilbert Grenet (1510?-1568) e raccoglie delle poesie francesi composte nei decenni 1530-1560. La raccolta si apre con una quarantina di epistole e di «dizains» (in dieci versi) di Clément Marot probabilmente copiate durante e dopo il soggiorno del poeta a Ginevra (1542-1543). Seguono delle poesie anonime sulle virtù dell'educazione e dell'arte di scrivere. Si conclude con una quarantina di epigrammi e poesie varie che lodano la Riforma e polemizzano contro il cattolicesimo. In alcuni casi si tratta di riscritture personali di testi di Théodore de Bèze e Ronsard. Il codice, parzialmente decorato, illustra il ruolo rivestito dalla poesia militante negli ambienti commerciali che sostenevano la Riforma a Ginevra all'epoca di Calvino. È stato acquistato dalla Biblioteca cantonale e universitaria di Losanna nel 1844.
Online dal: 12.12.2019
Questo codice contiene due testi diversi, entrambi incompleti, riuniti in una legatura del XIX secolo. Si tratta da una parte dell'Horologium Sapientiae (1-66) di Enrico Susone, il cui testo originale fu scritto a Costanza e che conobbe una grande diffusione nel tardo Medioevo, e dall'altra del De Vita Solitaria di Francesco Petrarca (67-116). Il primo è un manoscritto su pergamena di origine italiana, databile alla fine del XIV-inizio XV secolo, scritto da una sola mano in una gotica semicorsiva su due colonne. La sua particolarità è di utilizzare della pergamena palinsesta sulla quale erano stati copiati nel XIII secolo dei testi giuridici. Il secondo, di altra mano e di origine francese o svizzera, presenta una copia del testo di Petrarca in una minuscola bastarda, su due colonne, databile al XV secolo. Entrambe presentano qualche iniziale filigranata e sono cosparse di maniculae.
Online dal: 10.10.2019
Prima parte di una Bibbia (seconda parte Ms. 6b) contenente i libri del Vecchio Testamento dalla Genesis fino a Iesus Sirach. Il manoscritto è stato prodotto nello stesso atelier dei Ms. 6b e Ms. 6c, sulla base dello stile delle iniziali nella Germania sudoccidentale, nel secondo terzo del XV secolo. La decorazione è costituita da piccole iniziali filigranate rosse e blu per i prologhi e da iniziali decorate più grandi per l'inizio dei libri. Viene ricordato nell'inventario del principe-vescovo Philipp von Gundelsheim (1487-1553), mentre nel sec. XVIII - secondo l'annotazione a c. 1r - era in possesso del collegio dei Gesuiti di Porrentruy. Nel sec. XIX passò in proprietà al Collège di Porrentruy, per confluire poi nei fondi della Biblioteca cantonale giurassiana.
Online dal: 23.09.2014
Seconda parte di una Bibbia (prima parte Ms. 6a), prodotta, come i codici Ms. 6a e 6c, nella Germania sudoccidentale nel secondo terzo del sec. XV. Il manoscritto è costituito da due parti delle quali la prima contiene i rimanenti libri del Vecchio Testamento (Isaia fino a II Maccabeorum), la seconda quelli del Nuovo Testamento. I libri della seconda parte (105r-219v) sono introdotti da iniziali istoriate o decorate, mentre all'inizio dei capitoli della seconda parte vi sono iniziali filigranate rosse e blu. Il manoscritto viene ricordato nell'inventario del principe-vescovo Philipp von Gundelsheim (1487-1553) mentre nel sec. XVIII - secondo l'annotazione a c. 1r - era in possesso del collegio dei Gesuiti di Porrentruy. Nel sec. XIX passò in proprietà al Collège di Porrentruy, per confluire poi nei fondi della Biblioteca cantonale giurassiana.
Online dal: 23.09.2014
Contiene le Additiones ad postillam Nicolai de Lyra di Paulus Burgensis, o Paulus de Santa Maria, un ebreo spagnolo convertitosi al cattolicesimo e diventato in seguito vescovo, cancelliere ed esegeta. Il manoscritto è stato prodotto nello stesso atelier, probabilmente nella Germania sudoccidentale, nel quale vennero confezionati il Ms. 6a e il Ms. 6b, nel secondo terzo del XV secolo. E' elencato nell'inventario del principe-vescovo Philipp von Gundelsheim (1487-1553) mentre nel sec. XVIII – si veda l'annotazione a c. 1r - era in possesso del collegio dei Gesuiti di Porrentruy. Nel sec. XIX passò in proprietà al Collège di Porrentruy, per confluire poi nei fondi della Biblioteca cantonale giurassiana.
Online dal: 17.03.2016
Messale ad uso della diocesi di Basilea fatto realizzare da Christophe d'Utenheim, vescovo-principe di Basilea dal 1502 al 1527, che vi ha fatto dipingere le armi, incrociate con quelle del vescovado, nel margine inferiore di c. 2r. Il Canone della Messa, originariamente mancante, è stato aggiunto in un secondo tempo ed è decorato da una iniziale istoriata con la Messa di S. Gregorio. La decorazione vegetale nel margine laterale e la probabile miniatura con la Crocifissione all'inizio, sono state asportate.
Online dal: 09.04.2014
Libro d'ore all'uso della diocesi di Besançon con calendario in francese. Possiede una decorazione incompleta che permette di seguire le diverse tappe della sua realizzazione.
Online dal: 09.04.2014
Pontificale del sec. XV. Le cerimonie sono raffigurate in miniature a piena pagina con iniziali decorate, fregi marginali ed alcune linee di testo, secondo il modello dei libri d'ore, mentre lungo il testo si trovano bordure e iniziali decorate, sovente contenenti la rappresentazione degli oggetti liturgici citati nel testo. Oltre al ricorrente stemma di Melchior von Lichtenfels, principe-vescovo di Basilea (1554-1575) si trova lo stemma di Charles de Neufchâtel, arcivescovo di Besançon (1463-1498; visibile a c. 1r), che permette di precisare l'epoca di esecuzione del manoscritto. Così come altri manoscritti di proprietà di istituzioni religiose, durante la Rivoluzione francese entrò in possesso del Collège di Porrentruy, fino al sec. XX, quando confluì nei fondi della Biblioteca cantonale giurassiana.
Online dal: 23.09.2014
Il codice è costituito da vari frammenti dello Speculum perfectionis attribuito a frate Leone di Assisi, della legenda di s. Policarpo, di s. Tecla, di s. Maria Romana, di s. Radegonda e da una parte della legenda di s. Elisabetta di Turingia di Dietrich von Apolda, tutti provenienti dallo stesso manoscritto e in lingua olandese. Prima di giungere a Porrentruy appartenne al canonico Nicolas-Antoine Labbey de Billy, vicario generale di Langres († 1825).
Online dal: 17.03.2016
Manoscritto contenente la Legenda aurea di Jacopo da Voragine con lacune dovute all'asportazione di alcuni fogli, probabilmente contenenti delle iniziali istoriate. La presenza nel testo della legenda di S. Antidio e le caratteristiche della decorazione lasciano supporre una sua origine a Besançon.
Online dal: 09.04.2014
Costituito unicamente da 19 fogli, contiene le vite di alcuni santi dell'area della Germania meridionale quali Erardo o Adalberto. Prima di giungere a Porrentruy appartenne al canonico Nicolas-Antoine Labbey de Billy, vicario generale di Langres († 1825).
Online dal: 17.03.2016
Iniziata nel 1620 da Jean Henri Vest quando si stabilì a Friburgo in Brisgovia (iniziali a pag. 1), la raccolta fu originariamente concepita come uno Stammbuch (libro di famiglia) che registrava la genealogia e le alleanze della famiglia Vest, con i relativi stemmi. Lo stemma «aumentato» concesso a titolo onorifico dall'imperatore Rodolfo II nel 1582 al conte palatino Jean Vest, padre di Jean Henri, vi è ripetuto più volte. La raccolta, portata a Porrentruy nel 1667 da Humbert Henri Vest, passò nelle mani dei Grandvillers a seguito del matrimonio di sua figlia Marie Hélène Vest (1693-1761), ultima rappresentante del ramo locale, con Frédéric François Ignace Xavier Grandvillers (1690-1727) nel 1716. I Grandvillers lo completano con i loro stemmi e quelli delle famiglie imparentate (pp. 51-85 e 138-139 ecc.). Nato e morto a Delémont, l'avvocato Conrad de Grandvillers (1813-1880), pronipote di Marie Hélène Vest e ultimo a portarne il nome, fu anche l'ultimo della sua famiglia a possedere questa raccolta, come indica la firma «de Grandvillers avocat» (p. 1). È forse a lui che si deve l'aggiunta, nel XIX secolo, di alcuni altri stemmi privi di legami familiari (pp. 277-281), forse con lo scopo di trasformare la collezione in un liber amicorum o, più in generale, in un Armorial jurassien, titolo aggiunto alla legatura, probabilmente nel XIX secolo. Il fatto che alcuni stemmi associati alla famiglia Vest siano stati ritagliati e rincollati su altre pagine (pp. 89-95) suggerisce una rielaborazione piuttosto significativa della raccolta in data sconosciuta.
Online dal: 06.09.2023
Questo manoscritto, realizzato nel 1467, costituisce la parte centrale di un codice composito al quale appartengono il Lucidarius (Zurigo, Zentralbibliothek C 215) e il Weltgerichtsspiel di Sciaffusa (Zurigo, Zentralbibliothek C 216). Scritto da Johannes Trechsel, contiene narrazioni leggendarie sulla vita e le opere dei conti di Nellenburg nel sec. XII, fondatori del monastero di Allerheiligen. Contiene inoltre racconti riguardanti la riforma attuata con successo nel convento.
Online dal: 31.03.2011
Esemplare su due colonne delle Enarrationes in psalmos 101-150 di Agostino, alla cui stesura collaborarono diverse mani. Nonostante si tratti del terzo di tre tomi, il Min. 17 è più antico dei Min. 15 e Min. 16 che lo completano. La I della pagina dell'incipit (f. 1r), la E della pagina iniziale (f. 2v) e la iniziale E con tralci del f. 1v sono disegnate con l'inchiostro rosso il cui fondo è riempito con dei colori blu e verde pallido. Introduce ogni salmo una iniziale a tralci corrispondente a 12-15 righe ad inchiostro rosso. La legatura risale probabilmente al XIX sec. Scolorimenti e rinforzi dei ff. 1r e 307v lasciano supporre che il manoscritto rimase a lungo senza legatura, cosa che forse spiega la perdita di un fascicolo dopo il f. 199. La grande importanza del Min. 17 è data dal fatto di contenere un elenco dei volumi del monastero di Allerheiligen del 1100 ca. (f. 306v), che vennero procurati o realizzati nello scriptorium stesso all'epoca dell'abate Siegfried (morto 1094) e nei primi anni dopo la sua morte, incluso il presente.
Online dal: 26.09.2017
Esemplare contenente cinque testi di Agostino, a piena pagina, senza decorazione tranne un'iniziale con tralci vegetali; figura nell'inventario della biblioteca del monastero di Ognissanti del 1100 ca. (Min. 17, f. 306v). Il codice fu nuovamente rilegato nel XIX secolo riutilizzando gli assi di legno originali di epoca romanica.
Online dal: 25.06.2015
Seconda parte di un breviario ad uso francescano, nella bibliografia in precedenza indicato anche come Horae canonicae, forse destinato ad una clarissa. Scritto nel 1459 su di pergamena di ottima qualità dal famoso copista Johannes Frauenlob. La ricca decorazione è costituita da iniziali su fondo dorato, iniziali filigranate e decorazione marginale. Presenta 12 iniziali figurate e istoriate realizzate da due artisti stilisticamente chiaramente distinguibili, del quale il primo si mette in evidenza per la sua maestria. Insieme al suo pendant Min. 98 il codice appartiene, come scrive Bernd Konrad: «zu den schönsten Büchern des 15. Jahrhunderts am Bodensee».
Online dal: 19.12.2011
Il Missale speciale della seconda metà del XIII secolo ad uso dell'ordine francescano, contiene i formulari delle messe per le feste più importanti dell'anno liturgico, delle messe votive e qualche rituale. Di piccolo formato, poteva facilmente essere trasportato in viaggio. Leisibach situa il suo luogo di origine in territorio savoiardo, ciò che sembra essere confermato dallo stemma, appena visibile, della famiglia de Sales (c. 59v). Questo missale è entrato nella collezione dei manoscritti di Charles Emmanuel de Rivaz (1753-1830), un importate uomo politico del Vallese. Sul foglio di guardia anteriore si trova una nota di sua mano che descrive il contenuto del messale (c. A1r-v). La sua biblioteca fu depositata nel 1978 dai suoi discendenti presso l'Archivio di Stato del Vallese.
Online dal: 10.12.2020
Il Sacramentario di Hornbach è un importante opera della minatura ottoniana. E' stato realizzato prima del 983 a Reichenau per l'abbazia benedettina di Hornbach (Palatinato). Dal nome del copista, il manoscritto viene anche chiamato Codice Eburnant. Presumibilmente nel 1439 il codice è giunto nella biblioteca del duomo di Soletta. Viene ricordato nell'elenco del preposito Felix Hemmerli col nr. 38: Colleccionarius Antiquus. Nella concezione politica di Carlomagno l'unificazione della vita ecclesiastica sottostava al modello della liturgia romana ai tempi di papa Gregorio Magno. A questo scopo si utilizzava nell'ufficio divino per le preghiere ed i testi per la messa prescritti, un Sacramentario. Questo venne sostituito, intorno al 1220, dal missale curiae.
Online dal: 22.06.2010
Questo piccolo mahzor di rito romano è stato copiato in Italia nel corso del XIV sec. La prima parte contiene delle preghiere abbreviate per le feste dell'anno liturgico ebraico (Pessah, Shavuot, Rosh ha-Shanah, Yom Kippur, Sukkot, Shemini Atseret), e la seconda contiene numerosi poemi liturgici che accompagnano le preghiere. Viste le dimensioni, questo rituale di preghiera sembra destinato all'uso personale, forse addirittura di una donna, visto che una parola che si trova nel vidui (confessione) posta alla fine delle preghiere del pomeriggio del Yom Kippur, termina con un suffisso femminile.
Online dal: 13.06.2019
Testo e decorazione assumono pari importanza in quest'opera miniata di propaganda anti-papale, intitolata, dal verso di apertura, “Ascende calve”. Il manoscritto della collezione vadiana è il più importante testimone di questa opera, ove i testi prendono forma di proverbi. Particolarmente interessanti ed affascinanti le miniature realizzate in differenti tonalità di grigio.
Online dal: 20.05.2009
Le registrazioni di Ardüser iniziano nell'anno 1572 e finiscono nel 1614. La cronaca costituisce una importante fonte per la vita politica e sociale nell'allora «Alt Fry Rätien». La «Rätische Chronik» di Hans Ardüser venne scoperta solo negli anni '70 dell'Ottocento dall'allora responsabile del liceo cantonale grigionese J. Bott e dato alle stampe. Una gran parte della Cronaca è composta da relazioni riguardanti gli avvenimenti politici della fine del XVI secolo e dell'inizio del XVII secolo. Nella sua opera Ardüser ricorda anche i delitti, l'esecuzione di streghe e riferisce inoltre su degli eventi meteorologici eccezionali e i conseguenti cattivi raccolti. Dalle sue annotazioni autobiografiche, parimenti riportate nella «Rätische Chronik», risulta che Ardüser era un lettore dotato. Si può dedurre che le sue conoscenze su tutti questi svariati temi gli venissero da fonti scritte quali registri parrocchiali, notiziari che circolavano, scritti ufficiali e contatti personali con funzionari, mercenari di ritorno o commercianti di passaggio.
Online dal: 22.06.2017
Il manoscritto, rilegato in un cartone grigio-azzurro del XVIII-XIX secolo, è composto da due parti scritte in tempi diversi. La prima parte (pp. 3-120) è un graduale acefalo (inizia con il mercoledì dopo il terzo Avvento), scritto nel XIII secolo. Le melodie presentano dei neumi senza linee. Alle domeniche dopo la Pentecoste fanno seguito i versetti dell'Alleluia alle pp. 118-120. La seconda parte (pp. 121-186), con sequenze senza melodie, risale al XIV secolo. In due punti del codice è presente un fascicolo di un graduale vergato probabilmente nel XIII-XIV secolo: alle pp. 11-26 (in mezzo all'Introito alla festa dei SS. Innocenti) i canti del Proprium per il primo Avvento fino alla prima domenica dopo Natale, alle pp. 159-174 (in mezzo alla sequenza di Ognissanti) i canti per il tempo che va dal mercoledì dopo la terza domenica di Quaresima al Sabato Santo.
Online dal: 14.12.2022
Il piccolo volume contiene frammenti liturgici dei secoli XII e XIII. Provengono da sei diversi manoscritti (principalmente breviari/salteri), di alcuni dei quali si sono conservato più fogli, di altri solo poche righe. Il primo frammento (cc. 12r-34v) è scritto in latino ma presenta delle rubriche in tedesco, il che fa pensare ad un breviario per uso privato. Secondo una sua nota manoscritta alla c. Ar, il volume fu probabilmente composto da Ildefons von Arx.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto cartaceo è composto da cinque unità codicologiche, ognuna delle quali è stata copiata da una o più mani nel XV secolo. I testi più lunghi del manoscritto sono il Tractatus de vitiis capitalibus, forse attribuibile a Robert Holcot, la Stella clericorum, il Dialogus rationis et conscientiae di Matteo da Cracovia e il Dialogus de celebratione missae di Enrico di Assia il Giovane. Per il resto, si trovano testi più brevi, tra cui sermoni, istruzioni spirituali e trattati astrologici e medici. Inoltre, ci sono numerosi documenti risalenti all'ambiente del Concilio di Costanza (1414-1418) che trattano la condanna di Giovanni Hus e la questione della comunione sotto le due specie.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto contiene dapprima (pp. 3a-104b) un riassunto del Liber Extra e del Liber Sextus e poi (pp. 107–114) una versione abbreviata del Decretum Gratiani. Secondo una nota di sua mano (p. 104b), Stephan Rosenvelt, notaio imperiale e notaio della Curia vescovile di Costanza, ne completò la trascrizione nel 1395. In seguito il manoscritto, come si deduce da una annotazione a p. 114, fu in possesso di un certo Johannes Bischoff, probabilmente il monaco sangallese e studioso di diritto canonico di quel nome, morto nel 1495.
Online dal: 18.06.2020
Il manoscritto cartaceo possiede una legatura in cartone del XVIII-XIX secolo. Probabilmente fu scritto integralmente dal sacerdote secolare Matthias Bürer, i cui libri passarono al monastero di S. Gallo dopo la sua morte nel 1485. Il codice contiene innanzitutto un riassunto in versi, attribuito ad Adam von Aldersbach, del famoso testo di diritto canonico e teologia pastorale di Raimondo di Peñafort (pp. 7-123). Oltre alle glosse interlineari, in alcuni punti è presente un fitto apparato di glosse nei margini. A due brevi testi segue un lungo commento alla precedente opera in versi (pp. 135-264).
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto contiene il Pastorale novellum del canonico e prevosto di Bischofszell, Rudolf von Liebegg (1275-1332 ca.). Il diffuso poema didattico canonico-teologico in 8.723 esametri è incompleto in questo manoscritto e presenta delle lacune. Due mani hanno condiviso la copia del poema didattico. Secondo il colophon alla fine dell'opera (p. 211) il secondo scriba Johannes Mündli terminò il suo lavoro il 5 maggio 1354 a Rottweil. Più tardi il manoscritto fu in possesso del conventuale e giurista sangallese Johannes Bischoff († 1495).
Online dal: 08.10.2020
La legatura in cartone del XVIII o XIX secolo racchiude quattro parti manoscritte della seconda metà del XV secolo, più o meno contemporanee. Le parti I e III sono della stessa mano e contengono istruzioni ed esempi per la corretta composizione di lettere e documenti in latino e per l'utilizzo di artifici stilistici retorici. La seconda parte riporta un manuale di diritto processuale di Johannes Urbach, la quarta una raccolta di lettere in latino degli anni 1465-1480, dirette al monaco di Einsiedeln e primo umanista Albrecht von Bonstetten.
Online dal: 22.09.2022
Il volume è composto da due parti copiate indipendentemente l'una dall'altra in periodi diversi. La prima parte (pp. 1-158) contiene i primi tre libri delle Sentenze di Magister Bandinus (pp. 1-154), autore di un compendio dell'omonima opera di Pietro Lombardo (Libri quatuor sententiarum). Al posto del quarto libro si trova qui un breve trattato sulle donne, De muliere forti (pp. 154-158). Questa copia è stata realizzata da più mani nel XIV secolo. La seconda parte (pp. 159-234) contiene un trattato sul battesimo del XII secolo (pp. 160-234). La presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 158) indica che la prima parte doveva trovarsi nella biblioteca dell'abbazia di S. Gallo dalla metà del XVI secolo. Questo manoscritto in due parti ricevette l'attuale legatura in cartone probabilmente alla fine del XVIII o all'inizio del XIX secolo, quando Ildefons von Arx vi inserì l'indice del contenuto (p. V1).
Online dal: 22.09.2022
La prima parte del manoscritto contiene alle pp. 3-44 i Canones in motibus caelestium corporum, un manuale di istruzioni e spiegazione delle tavole successive, oltre a un'aggiunta, nella stessa impaginazione e scrittura, alle pp. 44-46. La seconda parte contiene alle pp. 47-203 le Tabulae Toletanae. Si tratta di tabelle per il confronto di diversi calcoli del tempo, per il calcolo dei movimenti planetari e delle eclissi, per l'astronomia sferica e con elenchi di stelle e luoghi. La scrittura di modulo ridotto, tra una gotica minuscola e una textualis semplificata, rimanda molto probabilmente alla seconda metà del XIII secolo o alla prima metà del XIV secolo (contrariamente a Scherrer), la «s» finale rotonda che scende sotto la riga fa pensare forse all'Italia. A p. 204 si trovano uno zodiaco, l'inno mariano Gaude virgo gratiosa (AH 9, p. 54) e un altro testo della stessa epoca. Secondo l'annotazione N. 102 a p. 3, il manoscritto è giunto alla biblioteca abbaziale nel 1768 come parte del lascito di Ägidius Tschudi (1505-1572). La rilegatura in cartone con dorso e angoli rinforzati in pelle, così come i bifogli cartacei che fungono da controguardie e carte di guardia anteriori (p. 1/2) e posteriori (p. 205/206), risalgono ai decenni intorno al 1800.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto contiene un trattato grammaticale latino, il cui inizio è probabilmente andato perduto. Secondo Bursill-Hall (p. 229), si tratta di un commento anonimo alle Institutiones grammaticae di Prisciano. Il testo a due colonne è diviso solo da occasionali maiuscole nello stesso inchiostro di testo. La scrittura minuscola risale probabilmente al XIII secolo (contrariamente all'opinione di Scherrer). I fogli di pergamena hanno spesso margini irregolari e le loro dimensioni variano da fascicolo a fascicolo. A p. 145 si trova il timbro dell'abate Diethelm Blarer del 1553-1564. A p. 3 Pius Kolb ha apposto l'antica segnatura D. n. 268 e una nota sul contenuto. La rilegatura in cartone con dorso rinforzato e angoli rinforzati in pelle, così come le controguardie e le guardie anteriori e posteriori (p. 1/2, 148/149), risalgono ai decenni intorno al 1800.
Online dal: 20.12.2023
Il manoscritto contiene dei sermoni per l'anno liturgico ed è stato copiato da una mano regolare in una minuscola gotica del XIII secolo. È incompleto all'inizio e alla fine. I sermoni, numerati nel margine superiore, vanno dal VII (Dominica iiii. in quadragesima) al LXXXVIII (In vigilia epiphanie domini). All'inizio di ogni sermone c'è una semplice iniziale rossa alta due righe e un titolo rubricato che indica il giorno in cui il sermone doveva essere letto. Vista la presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 410), il manoscritto deve trovarsi nella biblioteca dell'abbazia di S. Gallo al più tardi dalla metà del XVI secolo. La rilegatura in cartone, rivestita di pergamena bianca e munita di nastri di seta verde a guisa di fermagli, risale al XVIII-XIX secolo.
Online dal: 22.09.2022
Il manoscritto contiene circa un terzo dei testi della Legenda aurea di Jacopo da Voragine, con singoli testi che compaiono due volte. La prima parte (pp. 1-267) inizia con l'Avvento e termina con il giorno di Ognissanti e la consacrazione della chiesa. Il titolo sopra il primo testo (Sermo de adventu domini, p. 1) è fuorviante e ha portato a identificare erroneamente il contenuto del manoscritto come dei sermones. La seconda parte (pp. 271-665) inizia con Mattia (24 febbraio) e termina con Tommaso (21 dicembre). Questa raccolta è completata da alcuni testi dalla cosiddetta appendice Provincia (Osvaldo, Ulrico, Pelagio, Verena, Gallo, Otmaro, Corrado), inseriti al rispettivo posto nel corso dell'anno liturgico. Nel mezzo (pp. 267-270) si trovano sette brevi exempla, i primi tre dei quali si basano su testi dei Verba seniorum. Alla realizzazione del manoscritto hanno partecipato due scribi. Il cambio di mano a p. 382/383 (alla fine del fascicolo ma a metà della parola) è accompagnato da un cambio della decorazione: mentre nella prima parte ci sono solo singole iniziali rosse di più righe decorate con semplice filigrana rossa, la filigrana nella seconda parte è bicolore (rosso/blu), più rigogliosa e più fine. La decorazione filigranata è simile a quella delle iniziali filigranate del manoscritto di Friburgo, BCU, ms. L 34, ma un po' meno raffinata. Nella prima parte saltano all'occhio cuciture decorative multicolori che riempiono i fori (pp. 55/56, 75/76, 115/116, 123/124, 131/132, 143/144 e 147/148). Nel margine superiore delle pp. 7-664 è presente una antica foliazione (III-CCCXXXI). La legatura in cartone, rivestita di pergamena bianca e munita di nastri di seta verde a guisa di fermagli, risale al XVIII-XIX secolo.
Online dal: 25.04.2023
Il manoscritto cartaceo è stato scritto nel XV secolo in ambiente alemanno ed appartenne intorno al 1500 ad una donna di nome Anna Wiechbalmer. Questa raccolta a carattere composito, finora poco studiata, contiene tra l'altro leggende in prosa sulla vita di S. Chiara d'Assisi in lingua tedesca (pp. 1−18) ed estratti dal Lucidarius in tedesco, un libro popolare che offre, sotto forma di domande e risposte, un sapere a carattere teologico e naturalistico (pp. 19−48). Vi si trovano inoltre numerose ricette medicinali, soprattutto sulle virtù curative di varie piante (pp. 49−74; pp. 138−145), benedizioni contro i vermi (p. 74), contro le piaghe (pp. 101−102) e per il bestiame (pp. 127−128), così come un racconto sulla peste (pp. 132−134) di Hans Andree, un medico laico attivo a Costanza, contenente delle regole di comportamento da applicare in caso di insorgenza di questa pestilenza. Completano il manoscritto sentenze di mistiche e altri testi a carattere spirituale (pp. 77−101, pp. 103−104), estratti dall'opera Die 24 Alten des Otto von Passau (pp. 105−119) e inni, canti e preghiere in tedesco (pp. 129−131; pp. 135−138 tra questi a p. 131 una versione tedesca della prima strofa del Media vita in morte sumus). All'inizio (p. B) si trova un rudimentale elenco del contenuto di mano del bibliotecario p. Franz Weidmann (1774-1843).
Online dal: 25.06.2015
Il nome del committente laico di questo Libro delle ore è sconosciuto, ma egli ha lasciato distinte tracce personali nel manoscritto: al f. 11v vi è una miniatura a piena pagina con il suo ritratto, in ginocchio e accompagnato dalle armi. La presenza di un ritratto così prominente del benefattore, indica un'ambizione considerevole da parte del committente, il quale probabilmente era un membro della classe mercantile. Inoltre, l'esecuzione del ritratto rivela l'opera di un'artista più talentuoso rispetto a quella delle altre miniature del manoscritto. Il Libro delle ore può essere stato concepito per un uso nella Francia orientale. Stilisticamente, l'opera fa mostra di un carattere provinciale.
Online dal: 20.05.2009
Il manoscritto cartaceo - un Liber Amicorum per Ladislao von Törring - contiene 49 immagini di costumi tradizionali e quattro con stemmi: tutti acquerelli in buona qualità e probabilmente di una sola mano. I costumi mostrano per lo più persone di alto rango, provenienti soprattutto dalla Francia (Parigi), dalla Spagna e dal Veneto. Sono raffigurati anche mezzi di trasporto contemporanei come navi e carrozze. Alcune delle persone raffigurate sono identificate da didascalie in francese e in italiano. Aforismi e dediche, per lo più in latino, sono aggiunti in sette pagine. Il dedicatario è Ladislao von Törring (1566-1638), barone di Stein e Pertenstein, rettore dell'Università di Ingolstadt, parente della famiglia reale bavarese.
Online dal: 19.03.2020
Libro d'ore in latino e francese scritto a Parigi nel secondo quarto del sec. XV ma miniato intorno al 1490 a Parigi o forse a Tours da vari artisti che si sono divisi il lavoro. Due miniature, l'ornamentazione del calendario e dell'Ufficio dei Morti sono opera di un artista della cerchia del Maître François, uno stretto collaboratore del Maestro di Jacques de Besançon che vi celebra Notre-Dame di Parigi in una veduta di questa città (f. 93r). I colori luminosi e le forme monumentali delle altre miniature rivelano l'influsso di Jean Bourdichon di Tours che va forse visto quale supervisore del Maestro della Chronique Scandaleuse, qui attivo in età giovanile.
Online dal: 20.12.2012
Dopo che il consiglio cittadino di San Gallo abolì, il 2 maggio 1528, la clausura del convento delle suore domenicane a S. Caterina e il convento si chiuse gradualmente, soltanto Regula Keller e due altre sorelle restarono negli edifici del convento, dove continuarono a lavorare fino al 1543, trascrivendo la Regola di Agostino e le Costituzioni dell'ordine dei predicatori. La lettura della Regola e delle Costituzioni fu poi fortemente accentuata nei conventi riformati, conformemente al carattere della loro osservanza religiosa.
Online dal: 31.07.2009
Lezioni tenute nel 1523/24 dal riformatore sangallese Joachim Vadiano sulle vite degli Apostoli e sulla sua opera geografica Epitome trium terrae habitatae partium; i testi sono annotati e trascritti da Fridolin Sicher (1490-1546), nativo di Bischofszell, calligrafo e organista della cattedrale del monastero sangallese.
Online dal: 20.12.2007
Il Sefer ha-Shorashim di R. David ben Joseph Kimhi (1160-1235) è presente in numerosi manoscritti medievali ebraici e frammenti di diversa provenienza (sefardita, italiana, aschenazita, provenzale), diverse edizioni a stampa e traduzioni in latino, a testimonianza della straordinaria popolarità dell'opera nel Medioevo e nel Rinascimento. Tuttavia, il grande significato del Sefer ha-Shorashim della Zentralbibliothek, risalente al XIV secolo, sta nel fatto che si tratta dell'unica copia conservata di origine bizantina oggi conosciuta.
Online dal: 10.10.2019
Questo manoscritto italiano è un manuale contenente le leggi della macellazione rituale (Shekhitah) e degli alimenti proibiti (Treifah), estratte dal trattato di Talmud babilonese Ḥulin. Queste leggi sono state commentate da due autorità rabbiniche medievali, incluse nel manoscritto. La prima è Judah ben Benjamin ha-Rofe Anav di Roma (Rivevan, morto dopo il 1280), il cui commento alle leggi fa riferimento a costumi praticati dalla comunità ebraica di Roma, come ad esempio un'importante decisione presa dagli anziani di Roma nel 1280 presso la Sinagoga Bozzechi, che è stata edita nella descrizione. Il secondo autore, la cui opera è parzialmente copiata nel manuale, è la principale autorità talmudista per le comunità ebraiche dell'XI secolo in Nord Africa e Spagna, Isaac ben Jacob Alfasi (Rif, 1013-1103). In questo manuale sono stati copiati i primi tre capitoli di un commento al trattato del Talmud babilonese Ḥulin, tratto dalla sua opera magna intitolata Sefer ha-Halakhot. Quest'ultimo lavoro ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'halakha ed è il codice legale più importante prima della Mishneh Torah di Maimonide (Rambam, 1135-1204).
Online dal: 10.10.2019
Questo Siddur sefardita del XIV secolo ad uso personale contiene delle preghiere quotidiane e dello Shabbat e un testo sull'interpretazione dei sogni. Inoltre, vi sono delle aggiunte per le preghiere del nuovo mese e le feste di Chanukkah, Purim e Pesach, quest'ultima seguita dalla Haggadah, letta nel corso dello stesso Seder. In ogni caso, l'importanza di questo Siddur sta nella presenza di qualche istruzione sulla struttura del Seder in ebreo-spagnolo, più precisamente in castigliano medievale.
Online dal: 13.06.2019
Questo Siddur di formato minore ad uso personale, può essere caratterizzato come un vademecum per la vita religiosa e comunitaria ebraica. Si divide in tre parti relative alla liturgia, alle cerimonie ebraiche ed una terza miscellanea. Quest'ultima comprende, oltre ad alcuni importanti testi, una rara ed intrigante lista di nomi di libri e di incipit di capitoli dei 24 libri della Bibbia, con i nomi in ebraico e latino, scritti in caratteri ebraici.
Online dal: 13.06.2019
Questo manoscritto composito si deve a tre diversi scribi e racchiude due unità testuali che furono rilegate insieme. Il volume è strutturato da una sezione liturgica, secondo il rito ashkenazita e da una sezione halakhah. Il manoscritto Heidenheim 145 è uno dei tanti compendi di questo genere, costituito da un insieme di testi che riflettono l'orientamento religioso e talmudico-centrico dell'élite intellettuale della Francia e della Germania medievale.
Online dal: 12.12.2019
Il salterio di Rheinau, Ms. Rh. 167, costituisce uno dei tesori più straordinari della Biblioteca centrale di Zurigo. Le miniature sono un prodotto di altissimo livello della pittura gotica dell'epoca intorno al 1260, cosa che vale anche per l'utilizzo di una raffinata tecnica per la preparazione dei colori e la loro stesura. La scrittura, al contrario, è certamente di buona qualità ma non può essere attribuita al più alto livello dell'arte calligrafica. Il committente va cercato nella regione del lago Bodanico, probabilmente nella città di Costanza, molto importante politicamente ed ecclesiasticamente durante l'epoca dell'interregno. Il manoscritto venne acquisito a Sciaffusa nel 1817 da Melchior Kirchhofer per il monastero benedettino di Rheinau, e nel 1863 giunse con la biblioteca di questo monastero alla Biblioteca Cantonale (ora Biblioteca Centrale) di Zurigo.
Online dal: 20.12.2012
La Eidgenössische Chronik di Werner Schodoler (1490-1541) è l'ultima in ordine cronologico delle cronache illustrate svizzere del tardo medioevo. La sua redazione venne intrapresa a titolo privato tra il 1510 ed il 1535 prendendo a modello soprattutto la cronaca di Berna - Amtliche Berner Chronik - di Diebold Schilling e la cronaca - Kronica - di Petermann Etterlin. Questo volume, il primo di tre volumi della cronaca, contiene la storia dalle origini leggendarie di Zurigo e Lucerna fino alla fuga da Costanza dell'antipapa Giovanni XXIII (1415). Nonostante lo spazio lasciato libero, le illustrazioni – tranne quella a (c. 12v) - non sono state eseguite. I tre volumi si trovano ora in tre diverse biblioteche: il primo nella Leopold-Sophien-Bibliothek di Überlingen, il secondo nell'Archivio della Città di Bremgarten ed il terzo nella Biblioteca cantonale di Aarau.
Online dal: 20.12.2012