Solothurn, Zentralbibliothek, Cod. S 609
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Da: François Seydoux, La sorprendente scoperta d'una fonte musicale manoscritta del XVII secolo, in "L'organo. Rivista di cultura organaria e organistica", 31 (1997), pp. 117-148: 117-123, 142-148.

Titolo del codice: Manoscritto composito con testi musicali
Luogo di origine: regione del Lago di Costanza
Datazione: XVII secolo, seconda metà
Supporto materiale: carta a mano vergata di medio spessore e di buona qualità. Le prime due carte si differenziano dalle altre per tipo e qualità: la carta è più sottile, più ingiallita e più sensibile alla corrosione dell'inchiostro; anche la distanza tra le vergelle indica che questo foglio proviene da un altro torchio. Sulla seconda carta è visibile verso la metà, in corrispondenza del taglio anteriore, una parte di filigrana che, differisce da quella del resto degli altri fogli. Inoltre la prima carta rivela d'essere stata incollata ad un più antico dorso, verosimilmente in pergamena, sul cui resto frammentario sono visibili, a 66-68 mm. dal taglio superiore, le lettere gotiche sovrapposte d ed e. Un'altra traccia, più sotto (a 113-123 mm. dal taglio superiore), potrebbe essere decifrata solo togliendo il foglio.
Dimensioni: Tra i due fogli di guardia facenti parte della rilegatura sono comprese 58 carte.
Formato: 180 x 153 mm
Numerazione delle pagine: numerazione a matita recenziore (1-58).
Composizione dei fascicoli: La struttura comprende otto fascicoli: un duerno ovvero foglio ripiegato in due e sette fogli ripiegati in quattro; ognuno di essi è legato con tre cuciture, irregolarmente distribuite, in filo di canapa.
Condizione: Lo stato generale del manoscritto è buono. Lievi danni materiali (strappi) sono presenti alle cc. 1, 2, 47 e 58. La carta ha inoltre subìto la corrosione dell'inchiostro. Lievemente danneggiato è infine il margine inferiore del piatto anteriore della copertina.
Disposizione della pagina: Ad eccezione delle prime due carte, costituenti il primo fascicolo, su tutte le altre sono stampati da entrambi i lati sette righi musicali di cinque linee. Dato che i righi sono utilizzati a coppie, l'ultimo d'ogni pagina resta normalmente vuoto. A parte i casi delle cc. 16v e 51r, il rigo inferiore appare utilizzato nelle seguenti pagine: 17r, 20r, 38v, 39r, 42v, 43v, 45v, 46r, 47r, 49v, 50r, 54v, 55v, 56r, 57r, 57v e 58r. In alcuni casi (cc. 17r, 42v, 43v, 46r, 47r, 49v e 54v) ciò è avvenuto perché il rigo superiore è stato lasciato vuoto, in un altro (c. 45v) perché la notazione del rigo superiore è stata successivamente cancellata rendendo necessaria l'utilizzazione dell'ultimo. Alle cc. 28r, 31r e 34r solo le due coppie superiori di righi sono notate, a c. 50v solo la coppia superiore, a c. 40r tre coppie e mezza e a c. 58v una coppia e la metà d'un solo rigo, sempre iniziando dal rigo superiore. Del tutto privi di notazione sono i righi a cc. 40v e 55v-54r; c. 2v è completamente vuota, ad eccezione d'una piccola croce (segno di solito apposto allorchè l'amanuense è un religioso, croce che si vede anche a cc. 1v e 2r).
Tipo di scrittura e mani:
  • La scrittura delle note musicali e del testo, di regola chiara e accurata, è in inchiostro bruno scuro.
  • In un caso, a c. 44r, la lettura è resa difficoltosa da una grossa macchia d'inchiostro. Correzioni sono normalmente effettuate con cancellature a penna tali da rendere illeggibile la versione errata. In alcuni casi appare cancellato a penna anche il rigo vuoto supplementare.
  • Copista: Johann Viktor Ruossinger, v. Provenienza.
Aggiunte: Il primo foglio contiene, oltre al timbro della Zentralbibliothek di Soletta (al margine superiore destro della prima carta), un'istruzione per l'accordatura dell'organo e di strumenti a tastiera provvista della seguente intitolazione:

Ad usum Jo: Victoris Ruossingeri/Solodorensis. Ao 1656. /
Wie man ein Orgell oder Jnstrument / künstlich richten undt stimmen soll.

È da supporre che in luogo di questo foglio vi fosse in origine un frontespizio di cui poteva far parte un frammento di foglio visibile tra le carte 2 e 3.
Legatura:
  • rilegato in mezza pelle, con dorso e angoli di color verde e piatti di cartone marmorizzato del formato 185 x 154 mm
  • I tre tagli si presentano rifilati regolarmente e dipinti di giallo. Ciò è certo avvenuto al momento della rilegatura, come dimostra la carta 44 che è stata tagliata con l'angolo superiore ripiegato. Dispiegando tale angolo si constata che il taglio non era originariamente dipinto e che il formato era di 2-4 mm. maggiore dell'attuale (che è di 180 x 153 mm). Il taglio ha causato lievi danni al testo: al margine destro a cc. 1r e 3r e a numerosi «custodes» alla fine dei righi al margine inferiore a cc. 16v (breve su rigo aggiunto a mano della quale rimane solo la parte superiore) e 51v (taglio di altro rigo aggiunto a mano).
  • All'iniziativa d'uno dei due proprietari, più probabilmente di padre Studer, va ascritta verosimilmente la rilegatura, dato che le scritte sono state indubbiamente apposte a libro rilegato.
Contenuto:
  • 1r-2r Ad usum Jo[annis]: Victoris Ruossingeri / Solodorensis.
    A[nn]o 1656. / Wie man ein Orgell oder Jnstrument / künstlich richten undt stimmen soll.
  • 3r Versus 1us 1mi toni, descriptus à R[everen]do D[omi]no Martino Benn, Org[anista]: Lucern[ensi].
  • 3r-v [Versus] 2us 1mi toni.
  • 3v Versus 3us 1mi toni.
  • 4r Versus 4us eiusdem toni.
  • 4r-v Versus 5us in eodem tono.
  • 4v Praeambulum primi toni
  • 4v-5r Aliud Prae[a]mbulum primi toni
  • 5r Versetta 1mi toni del Sig[nore]. Tarq[uinio]. pro Kyrie in dupl[icibus].
  • 5v Versus 2us eiusdem Authoris et toni.
  • 5v-8r Toccata del 1 tuono, del sig [no]re Merula.
  • 8v-9v Prosequitur Genus Cromaticum 1mi toni
  • 9v-10r Praeludium 1mi toni
  • 9v Haec duo praeludia, Toccata / Baumwarti et 3 sequentes / versus habentur in alio / meo libro Cantionum (Nota: Questa annotazione, che informa sulla presenza di cinque brani anche in un altro libro musicale in possesso del redattore del manoscritto, si trova scritta sotto l'inizio del Praeludium 1mi toni; essa occupa in parte l'ultimo rigo libero, verso il lato destro.)
  • 10r-v Aliud [Praeludium] eiusdem toni
  • 10v-11r Aliud [Praeludium eiusdem toni]
  • 11r-13r Toccata 1mi toni ex Baumwart
  • 13r-v Versus 1mi toni
  • 13v-14r Alius versus 1mi toni
  • 14r Jtem alius - [versus]. [incompleto]
  • 14v-16v Salve regina. Voce Sola. Cantus. Ex f[oliis]. fel[iciani. Svevi.]
    • (14v) Jngredimini omnes et gratulamini […]
    • (14v-16v) Salve Regina […]
    • (16v) Egredimini et videte […]
  • 17r-40r Motetae sola uoce ex opere 1o Jsabellae Leonardae, Congreg[ationis]:/ S[anctae] Vrsulae Nouariensis. Jn Milano 1641. / Jn his motetis Vox concertans Generali coniungitur. (Nota: È incerto se le due composizioni di Isabella Leonarda a più voci a cc. 38v-40r facciano anch'esse parte, come le precedenti a voce sola, dell'opus 1 della compositrice.)
    • (17r-20r) [Canto solo] O dilecte O amantissime Jesu, […]
    • (20r) Cantio. [certamente non di Isabella Leonarda]
    • (20v-24r)
      Alto solo.
      Domine quam bonus es […]
    • (24r) Modi ligaturae Cadentium [certamente non di Isabella Leonarda]
    • (24v-28r)
      Alto solo.
      O dulce nomen Jesu […]
    • (28v-31r)
      Tenore solo.
      Plaudite caelicolae […]
    • (31v-34r)
      Tenore solo.
      O immensa Dei charitas […]
    • (34v-38r)
      Tenore solo.
      O dulcissime et amantissime Jesu […]
    • (38v-40r) Sequitur ex eadem Jsabella Bassus ad organum, à 4.
      • (38v) Jucundare anima. [del testo solo l'incipit è dato]
      • (39r-40r)
        A3. [sic] Canto, duoi Alti, e Tenore.
        Veni Sancte.
        [del testo vengono dati solo l'incipit e in seguito, a c. 40r, le parole Da uirtutis meritum della sequenza di Pentecoste]
  • 41r-50v Es folgen etliche gsenger Matthiae Spiegleri. Sola Voce.
    • (41r-43r) O Bone Jesu, […]
    • (43r-44v)
      Sola uoce. De Confess[ore]: Pontifice.
      Ecce Sacerdos, sacerdos magnus, […]
    • (44v-46r)
      Sola uoce. De SS. Sacramento.
      Lauda syon Saluatorem, […]
    • (46r) alleluia [schizzo per la sola voce di canto alla fine del precedente brano]
    • (46r-48r)
      Sola Voce, de B[eata] M[aria]. Virgine.
      Aue Regina caelorum […]
    • (48v-50v)
      Voce sola. de tempore.
      Benedicite Dominum, omnes electi eius […]
  • 51r
    Canto, ô Tenore Solo. Georgij Mengelij:
    O Jesu mi dulcissime […]
    [incompleto]
  • 54v-56v
    Voce Sola. De nomine Jesu. [di Georg Mengel?] (Nota: Che si tratti dello stesso autore del brano precedente (rimasto incompleto) è una pura congettura, suggerita dal fatto che frequentemente in raccolte manoscritte opere del medesimo compositore si susseguono anche senza che l'indicazione d'autore sia ripetuta. Va tuttavia notato che tra i due brani sono state lasciate sei pagine vuote (cc. 51v-54r), il che d'altronde potrebbe essere ascritto all'intenzione di completare il motetto lasciato interrotto.)
    O Dulce nomen Jesu […]
  • 57r-58v
    Sola uoce. R[everendi] P[atris] Feliciani, absque Violinis:
    O Domine mi Jesu […]
Origine del manoscritto:
  • La cerchia di musicisti presente nella fonte (Suevus-Benno (Nota: Il padre di Benn, Johann, era originario della regione di Meßkirch nel Baden-Württemberg presso il Lago di Costanza, probabilmente di Neufra o Neufrach, due località a cui può riferirsi l'appellativo «Neufratensis» attribuitogli in «Meßkataloge» di Francoforte sul Meno del 1626 e 1627; si veda al riguardo W. Vogt, op. cit. (cfr. nota 23), pp. 36 e 120; nella già citata appendice (Biographisches über die Messenkomponisten), sono offerte importanti informazioni anche su Felician Schwab alias Suevus (pp. 126-129).)-Spiegler-Banwart) invita a mettere il manoscritto in rapporto con l'ambiente culturale della regione del Lago di Costanza, a cui sembrano pure rinviare la carta (proveniente verosimilmente dalla cartiera di Rorschach) e la filigrana dei fogli di musica del volumetto, filigrana qui riprodotta (vedi PDF p. 143) (Nota: I due animali effigiati nella filigrana sembrano essere un cane e un orso. Nonostante la presenza di quest'ultimo animale, la provenienza da Berna sembra doversi escludere, cfr. Johann Lindt, The Paper-Mills of Berne and their Watermarks 1465-1859, Hilversum 1964, The Paper Publications Society (Monumenta Chartae Papyraceae Historiam illustrantia, X). Molto più verosimile è una provenienza dalla regione di San Gallo, dato che l'orso è associato a questo santo e il cane a Notker Balbulus; cfr. tra l'altro gli articoli Gallus e Notker Balbulus in Lexikon der christlichen Ikonographie, rispettivamente val. VI, col. 345-348, e val. VIII, col. 73-74. V'è effettivamente una somiglianza tra la nostra filigrana e quelle, rappresentanti quadrupedi predatori, descritte da Gerhard Piccard, filigrane identificate come provenienti da Rorschach, località del territorio sangallese; cfr. G. Piccard, Die Wasserzeichenkartei Piccard im Hauptstaatsarchiv Stuttgart, Findbuch XV - Wasserzeichen Vierfüßller, Stuttgart 1987, Kohlhammer (Veroffentlichungen der Staatlichen Archivverwaltung Baden-Württemberg, Sonderreihe), pp. 154-158, in particolare pp. 156-157, Nr. 1254-1284, in particolare Nr. 1268 ss. Un vivo ringraziamento vada al Dott. Karl Schmuki, collaboratore scientifico della Biblioteca dell'Abbazia di San Gallo, per le sue informazioni sulle filigrane attribuibili alla cartiera di Oberkrätzern presso Bruggen (cantone di San Gallo) fondata nel 1604 per iniziativa dell'Abate Bernhard Müller: anche su tali filigrane figurano un orso e un cane entro un cerchio; cfr. al riguardo Hans B. Kalin, Papierberstellung in den Kantonen St.Gallen und Appenzell vor 1800, s.l. 1984, Schweizer Papier-Historiker, p. 27 (filigrane 1 e 2 risalenti al 1609 e 1610).
    A differenza della filigrana dei fogli di musica del nostro manoscritto, quella figurante a c. 2 è solo parzialmente visibile; essa sembra rappresentare la base d'una colonna o d'una croce. A causa del suo stato framentario e della mancanza di chiare analogie, essa è più difficilmente situabile; cfr. G. Piccard, op. cit., Findbuch III, Die Turmwasserzeichen, 1970: Abt. I (Säulen) e Findbuch XI, Wasserzeichen Kreuz; 1981. Nessuna analogia ho potuto trovare nemmeno nel secondo volume dell'opera di Briquet, ove si tratta delle figure rappresentanti colonne e croci (C[harles] M[oise] Briquet, Les Filigranes - Dictionnaire historique des marques du papier, Paris 1907, opera che tuttavia ha come limite cronologico il 1600).)
    .
    Ma si può pensare anche a cerchie culturali a cui era legato il convento francescano di Soletta ed altri conventi dello stesso ordine, quali quello di Friburgo (che ospitò Felician Schwab) o anche quello di Lucerna, conventi in stretti rapporti tra loro come pure con quelli della Germania Meridionale e dell'Italia.
  • Ma l'attenzione deve essere soprattutto rivolta a quel Johann Viktor Ruossinger (1630-1700), da cui (o comunque per il cui uso) è stata scritta l'iniziale istruzione per l'accordatura. Va ricordato che Ruossinger è stato cappellano (1656) indi canonico (1672) della Collegiata St. Ursus a Soletta (Nota: Su Johann Viktor Ruossinger cfr. l'articolo di Monsignor L[udwig] R[ochus] Schmidlin, Die Solothurner Schriftsteller im XVII. Jahrhundert in «Zeitschrift für Schweizerische Kirchengeschichte» VI (1912), pp. 1-26, 116-138 e 291-304, in particolare pp. 129-138 e 291-296. Le date di nascita e di morte si ricavano dagli atti di battesimo e di morte conservati allo Staatsarchiv di Soletta: Taufbuch Solothurn 1580-1653, 2. Teil, Taufen 1606-1630, p. 598: 30. Nov. 1630; Totenbuch Solothurn 1608-1752, 2. Teil, Tote 1684-1720, p. 417: 16. Febr. 1700. Si veda inoltre F[riedrich] Fiala, 400 kleine Biographien soloth. Schriftsteller - 15-19 Jahrh., ms. nella Stadtbibliothek di Soletta, segn. S 156, p. 20; Alexander Schmid, Die Kirchensätze, die Stifts- und Pfarr- Geistlichkeit des Kantons Solothurn, gesammelt aus den frübesten Quellen bis auf die neueste Zeit, [vol. 1], Solothurn 1857, Schwendimann, pp. 19 e 284; Ludwig Rochus Schmidlin, Die Kirchensätze. Die Stifts- und Pfarr-Geistlichkeit des Kantons Solothurn (1857- 1907) im Anschlusse an die gleichnamige Sammlung (I. Band) von P. Alexander Schmid, Ord. Cap., Solothurn 1857, Fortgesetzt und im Namen und Auftrage der kantonalen Pastoral-Konferenz berausgegeben, vol. II, Solothurn 1908, Buch- und Kunstdruckerei, pp. 301-302.). Sulla base d'un confronto calligrafico con una raccolta manoscritta di poesie e canti dello stesso Ruossinger anch'essa conservata nella Biblioteca Centrale di Soletta (Nota: Questa raccolta in due volumi, conservata sotto la segnatura S 264/265, proviene, come si evince dall'ex libris, dalla Biblioteca Capitolare di St. Ursus di Soletta: EX BIBLIOTHECA / V[ENERABILIS] CAPITULI SOLODORENSIS. il contenuto è dettagliatamente descritto nel citato articolo di L. R. Schmidlin, pp. 129-138 e 291-296. il primo volume, senza vero e proprio titolo, contiene ventotto poesie in lode di Gesù Cristo, il secondo (Anders Buch des Christlichen Lusthauses von Maria der Mutter Jesu, Königin Himmels und der Erden und größten Liebhaberinn der Keuschen Hertzen) trentasei canti in onore di Maria. Schmidlin loda il sentimento e il fervore come pure la fantasia e l'immaginazione dei versi, mentre sottolinea la semplicità della musica, che afferma essere scritta a due voci. Egli fa infine riferimento al nostro manoscritto. I «Lieder» di Ruossinger non sono in realtà propriamente a due voci, ma per canto (notato in chiave di sol o di do in prima linea) e basso continuo (qui e là numerato), basso che tuttavia manca al terzo «Lied».) si può concludere che alla stessa mano si deve, oltre alle istruzioni per l'accordatura, anche la parte musicale del nostro manoscritto (Nota: Se la forma delle chiavi non è identica (il che può essere ascritto alla distanza cronologica tra i due manoscritti), è invece sorprendente la corrispondenza nel ductus delle code, soprattutto delle crome isolate, nella forma della testa delle note, degli accidenti e delle corone. Si confronti poi la grafia dei titoli e dei testi del nostro manoscritto con i motti latini contrassegnanti i «Lieder» di Ruossinger e si rimarrà colpiti dalle coincidenze (in particolare delle iniziali maiuscole B, D, J, L, M, N, P, T, V e di quelle minuscole e, f, m, n, o, p, u, t) ben più che dalle piccole differenze (ad esempio nella grafia della lettera d). Meno vistosa è la somiglianza tra la grafia dei testi tedeschi di «Lieder» e quella delle istruzioni per l'accordatura all'inizio del nostro manoscritto: la scrittura dei «Lieder» è più fluida ed elegante; ma sono innegabili anche qui, malgrado differenze (come nella grafia della g. minuscola) grandi analogie (in particolare nelle iniziali minuscole b, h, k, m, sch, v, w) che mi inducono ad attribuire alla mano di Ruossinger anche questo testo.). Per quanto riguarda i brani vocali, è da supporre che Ruossinger si sia basato sugli originali a stampa che sarebbero stati da lui «spartiti» con un'applicazione piuttosto incoerente e talora maldestra delle stanghette di divisione e con riduzione a voce sola e basso dei motetti a più voci. È possibile, se pur non del tutto sicuro, che a lui si debba pure l'elaborazione, con eliminazioni dei due violini e l'aggiunta degli effetti di eco, del O Domine mi Jesu di Felicianus Suevus, interessante esempio di prassi interpretativa ed esecutiva (Nota: Non è da escludersi, ma appare assai dubbio che Ruossinger abbia attinto ad una variante «con eco» dovuta allo stesso Felicianus Suevus.)
Provenienza del manoscritto:
    due iscrizioni a penna sulla controguardia anteriore rivelano i nomi di due successivi proprietari del volumetto:
  • P. Franz Louis Studer, Ord[inis]. Min[orum].
    Conv[entualium]./ Solodori 29.Mart[ii]. 1850.
    La seconda, un pò più in basso a destra, concerne l'aquisto, da parte di questo padre francescano, del manoscritto per il prezzo di cinque «Batzen»:
  • Von Lorenz Biberstein./ # 5. bz.. Lorenz Biberstein (1815-1886), nato a Rüttenen presso Soletta, dopo gli studi compiuti a Monaco di Baviera svolse nel suo cantone una multiforme attività di scultore, incisore in legno, organaro e maestro di pianoforte (Nota: Su Lorenz Biberstein cfr. Carl Brun, Schweizerisches Künstler-Lexikon, vol. I, Frauenfeld 1905, Huber, p. 126. Le date di battesimo e di morte sono date rispettivamente dal Pfarrbuch Rüttenen-St. Niklaus, Nr. 3: Taufen 1807-1835 L..] (conservato allo Staatsarchiv di Soletta) sotto la data 15 giugno 1815 (p. 39), e dal «St. Ursen-Kalender» [XXXVI] (1889), rubrica redatta dal vescovo Friedrich Fiala: Schweizerischer Todtenkalender vom Jahre 1886, p. 75 (sotto la data 17 marzo). il vescovo Fiala lo qualifica uolksthümlicher Klavierlehrer e Holzschnitzler, mentre una cortese comunicazione orale del Dipartimento di Giustizia di Soletta, oltre a confermare la data di morte 17 marzo 1886, informa che nei documenti relativi al decesso Biberstein viene detto organaro («Orgelbauer»).). Ma le ricerche in questa direzione non hanno sinora consentito d'appurare come Biberstein sia venuto in possesso del manoscritto di Ruossinger (Nota: Nella citata opera di L.R. Schmidlin (Die Solothurner Schriftsteller[...]), in cui si trovano informazioni sul testamento di Ruossinger (pp. 130 ss.), si afferma (p. 131, nota 1) che i manoscritti di Ruossinger, ad eccezione della Philothea e del Mariophilus (cioè delle due raccolte di Lieder citate alla nota 46), sono andati smarriti. Sul testamento di Ruossinger e sulla fondazione da questi istituita cfr. anche J[akob] Amiet, Das St. Ursus-Pfarrstift der Stadt Solothurn seit seiner Gründung bis zur staatlichen Aufhebung im Jabre 1874 [...], Solothurn 1878, Schwendimann, pp. 301-304, 337-340, 558, 572-573. Nella Biblioteca Centrale di Soletta si trovano circa 175 opere a stampa, di contenuto prevalentemente teologico e storico, appartenute a Ruossinger, ma nessun'opera di interesse specificamente musicale. Ciò ha potuto essere appurato sulla base di uno schedario relativo alle firme di proprietari di libri, consultato grazie alla cortesia del signor Hans Rindlisbacher.)
    Va comunque rilevato che Biberstein ha apposto il suo nome su opere musicali a stampa che furono in suo possesso e si trovano ora nella Biblioteca Centrale di Soletta, fatto questo che illumina sui suoi larghi interessi di musicista e di bibliofilo (Nota: Si tratta anzitutto d'una serie di opere che, come il nostro manoscritto, furono poi cedute da Biberstein a padre Franz Louis Studer, come è testimoniato da indicazioni manoscritte dello stesso Studer; sono le seguenti: Giacomo Carissimi, Leichte Grund-Regeln zur Sing-Kunst, Augsburg 1753, Lorrers Erben (segnatura DB 78), Johann David Heinichen, Der General-Bass in der Composition, Dresden 1728, «bey dem Autore» (segn.DB 99), Johann Mattheson, Grosse General-Bass-Schule, Hamburg [1731], Kissner (segn. DB 116), Sperontes [pseudonimo di Johann Sigismund Scholze], Singender Muse an der Pleisse Erste Fortsetzung, Leipzig 1742 e, rilegate assieme, la Zweyte e la Dritte Fortsetzung pubblicate a Lipsia rispettivamente nel 1743 e nel 1745 (segn. DA 51), D. G. Tork, Von den wichtigsten Pflichten eines Organisten, Halle 1787, Hemmerdesche Buchhandlung (segn. DB 137). In alcune opere vi sono indicazioni di proprietari anteriori a Biberstein: quelle di Heinichen e Mattheson hanno appartenuto a un Vincenzo Schmid che si qualifica «Vice Maestro di Cappella di Passavia», quelle di Sperontes a certo Samuel Wyss studente di filosofia mentre quella di Türk porta la firma di J N. Banderet à fribourg, identificabile con Joseph-Nicolas o Jean-Nicolas Banderet, che si succedettero nella carica d'organista della Collegiata (oggi Cattedrale) St-Nicolas a Friburgo (rispettivamente dal 1752 al 1782 e dal 1782 al 1831); cfr. Joachim Keller, La vie musicale à Fribourg de 1750 à 1843, Fribourg 1941, Fragnière (Archives de la Société d'Histoire du Canton de Fribourg XV), in particolare pp. 37-39.)
  • Va infine considerato padre Franz Louis Studer (1804-1873) che, come s'è visto, fu pure proprietario del prezioso manoscritto. Anch'egli fu una personalità multiforme: poeta, predicatore, insegnante privato e, in campo musicale, direttore di coro e organista; la sua vita assai movimentata potrebbe offrire materiale a un romanzo o a un film: per un certo tempo lasciò il convento per vivere come eremita in una grotta nelle pendici meridionali del Gottardo e dovette in seguito resistere quale ultimo rappresentante del suo Ordine, quasi come il capitano d'una nave che affonda, al doloroso momento della soppressione del convento francescano di Soletta (Nota: Su padre Franz Louis Studer cfr. tra l'altro [N.N.], P. Franz Ludwig Studer und das Franziskanerkloster in Solothurn in «Schweizerische Kirchen-Zeitung» [XLII] (1873), pp. 307-309, 352-355 e 366-367; Klemens Arnold, Solothurner Franziskaner in «Sankt-Ursen-Kalender» CXVII (1970), pp. 63-67, in particolare p. 67; dello stesso autore: Barfüsserkloster Solothurn nella serie «Helvetia Sacra», Abr. V, Bd. I (Der Franziskusorden [...] ), Bern, 1978, Francke, pp. 250-287, in particolare pp. 286-287; Friedrich Fiala, Das Franciscanerkloster und der letzte Franciscaner in Solothurn. Ein Nekrolog, Solothurn 1873, Schwendimann; dello stesso autore: Die Freunde und Schüller P. Girard's im Franciscanerkloster in Solothurn, 1800-1873 in O[tto] Hunziker [e collaboratori], Geschichte der Schweizerischen Volksschule in gedrängter Darstellung mit Lebensabrissender bedeutenderen Schulmänner und um das schweizerische Schulwesen besonders uerdienter Personen bis zur Gegenwart, val. III, Zùrich 1882, Schultheß, pp. 198 ss., in particolare pp. 201-203; Wilhelm Flockiger, Nachwort - Zum hundersten Todestag des letzten Solothurner Franziskaners Pater Franz Ludwig Studer, gestorben am 4. Mai 1873 in Josef Müller & Wilhelm Flockiger, Gedichte und Lieder des letzten Solothurner Franziskaners P. Franz Ludwig Studer, Solothurn s. a. [1973 ], Vogt-Schild (senza numerazione di pagine; Joh[ann] Mösch, Ein Solothurner Dichter und Sänger in «Sankt-Ursen-Kalender» LXXIX (1932), pp. 87-88; Otho Raymann, Zum Untergang des Franziskanerklosters Solothurn - Eine Episode aus dem Leben des letzten Konventualen P. Franz Louis Studer in den Auseinandersetzungen mit den kirchlichen und staatlichen Instanzen um die Wahrung seiner Rechte in «Zeitschrift für Schweizerische Kirchengeschichte» LXXII (1978), pp. 148-172; L. R. Schmidlin, Die Kirchensätze cit., pp. 76-77; Max Studer-Haller, Kestenbolz - seine Geschichte- sein Volk, Olten (1989), Walter, pp. 486-489 (capitolo Der letzte Solothurner Franziskaner stammt aus Kestenholz). Ulteriori interessanti notizie sono state cortesemente fornite dal reverendo Josef Widmer, parroco di Kestenholz: in quell'archivio parrocchiale sono infatti conservati alcuni scritti di e su padre Studer, il che si spiega col fatto che Studer intratteneva rapporti cordiali con Monsignore Johann Fuchs (1824-1902) che dal 1855 sino alla morte fu parroco a Kestenholz e su cui cfr. il «St.Ursen-Kalender» LI (1904), p. 81, come pure L.R. Schmidlin, Die Kirchesätze cit., pp. 147-148 (e bibliografia ivi citata).). Del suo interesse per le opere teologiche, filosofiche e letterarie, come pure per quelle musicali e organologiche rendono testimonianza le firme da lui apposte ad una quantità di pubblicazioni e manoscritti che formano un cospicuo fondo bibliografico oggi conservato nella Biblioteca Centrale di Soletta (Nota: Si tratta di quasi 250 opere sinora repertoriate, come si deduce dal citato schedario dei proprietari (cfr. nota). Oltre a quelle già elencate citiamo ancora: G[ottfried] W[ilhelm] Fink, System der musikalischen Harmonielehre, Leipzig 1842, Mayer und Wigand (segnatura DB 86); dello stesso autore: Musikalische Grammatik oder theoretisch-praktiscber Unterricht in der Tonkunst, Leipzig (18362), Wigand (segn. DB 85); W. A. Mozart, Kurzgefaßte Generalbaß-Schule, Wien [1817], S. A Steiner, stampa di Anton Strauß (segn. DB 118a) e, rilegato assieme, H.U. Munzinger, Gesänge zur heiligen Messe für drei Singstimmen, Solothurn 1841, Rotschi (segn. DB 118b); Talvy [pseudonimo di Therese Adolfine Louise von Jacob, come informa un'annotazione di F.L. Studer], Volkslieder der Serben. Metrisch übersetzt und historisch eingeleitet, Halle & Leipzig 18352, Volckmar (2 volumi, segn. AB 3447); Joh[ann] Jakob Heß, Lieder zu Ehre Unsers Herrn. Sammt einem Schweizer-Psalm und andern kleinen Gedichten, Zürich 18213, Orell & Füßli (segn. AB 1438). Le ultime due opere elencate contengono solo testi senza musica. Quanto alla Generalbaß-Schule attribuita a Mozart, copia di essa è presente alle pp. 1-61 d'un manoscritto di padre Studer intitolato Lehre vom Generalbalbaße und vom Chorale (segn. S 797) contenente anche passi tratti da J. N. Basilius Schwarz, Der Choral nach den Regeln des Generalbaßes mit der Orgel zu begleiten (pp. 63-200) e da Justin Heinrich Knecht, Theoretischpraktische Abhandlung über das Choralspiel auf der Orgel (beim kathol. Gottesdienst). Aus der dritten Abtheilung der vollständigen Orgelschule (pp. 201-247). Va infine segnalato che in possesso di padre Studer si trovava un esemplare dell'opera di Joseph Seeger, Acht Toccaten und Fugen fur die Orgel, Leipzig s. a. (1793), Breitkopf (segn. DAI 184).), fondo che dopo la soppressione dei conventi Studer ha salvato dalla dispersione (Nota: Questo fondo non costituisce tuttavia che un resto di quanto costituiva la biblioteca dei Francescani; cfr. al riguardo K. Arnold, Barfüsserkloster Solothurn, p. 253.).